Oceania - I più importanti santuari mariani del Continente

«Questa Chiesa ha accolto di buon grado e custodito
il dono della fede»
(Giovanni Paolo II)

 

Lo schema di presentazione dei santuari mariani dell’Oceania, pubblicato sul numero di aprile 2008 della nostra rivista, prevedeva la "visitazione" di tre chiese-santuario particolarmente note in Australia: Nostra Signora aiuto dei cristiani, nel Queensland (gennaio 2010), Nostra Signora della misericordia a Penrose Park, NSW Australia (a febbraio) e la cattedrale-santuario St. Mary di Sydney (in marzo).

Esaminando con maggiore attenzione la storia religiosa di questo grande Continente, è parso invece più opportuno dare in sequenza, nei numeri dei mesi indicati, uno sguardo d’insieme alla sua bella realtà mariana, anche se l’Australia non è terra che vanta santuari famosi, tipo quelli europei o sudamericani. Tuttavia, in essa si contano molte chiese dedicate a Maria; e l’Australia si gloria, ad esempio, di aver consacrato a Dardanup, nella zona occidentale del Paese, una chiesa all’Immacolata Concezione, subito dopo le apparizioni di Lourdes.

Il Continente dell’Oceania è l’unico dove non si è mai verificata un’apparizione mariana ufficialmente riconosciuta. Ciò non toglie che anche qui la presenza di Maria sia molto forte, sin dai difficili inizi della sua storia.


Danzatori di un’isola dell’Oceania salutano Giovanni Paolo II nel corso della solenne Eucaristia,
celebrata nella Basilica di san Pietro, che ha aperto il Sinodo dedicato, appunto, all’Oceania,
svoltosi in Vaticano dal 22 novembre al 12 dicembre 1998 (foto Max Rossi).

Dopo la rivolta delle colonie americane che avrebbero formato gli Stati Uniti, la Gran Bretagna si trovò senza i "campi di concentramento" per i deportati che aveva al di là dell’Atlantico.

Così, Londra decise di trasportare le centinaia, anzi migliaia, di condannati, sulle coste ancora vergini e deserte dell’Australia, appena sfiorata da navigatori come Cook. La prima spedizione giunse alla fine del Settecento. Tra i galeotti non c’erano soltanto delinquenti comuni: c’erano anche molti irlandesi (ma pure inglesi, scozzesi, gallesi), colpevoli di un solo reato: ostinarsi a restare cattolici e rifiutarsi di entrare a far parte della Chiesa di Stato anglicana, la sola ammessa. Con questi poveri forzati, giunsero anche rosari, immagini, statuette mariane, anche se soltanto decenni dopo le autorità protestanti permisero l’insediamento stabile di alcuni preti cattolici. Una situazione in cui si trovò spesso la diaspora irlandese, tanto che in queste lontane regioni sprovviste di sacerdoti il rosario sostituì la Messa: calcolando l’ora della liturgia festiva nella loro patria, gli irlandesi esuli si riunivano e, in ginocchio sulla terra, recitavano insieme la corona.

Non dimentichiamo, naturalmente, che a Dublino, e da un irlandese, Frank Duff, fu fondata nel 1921 quella Legione di Maria che si è diffusa in tutto il mondo e che tanto ha fatto e fa, anche in Australia, perché la devozione diventi vita e il culto di Maria vada al di là di ogni sentimentalismo, facendosi azione e impegno per il prossimo.

Intanto, per stare al linguaggio espressivo dei numeri, su 4.327 chiese australiane, 621 sono consacrate a Maria; e tutte quante indistintamente hanno o un altare o una statua della Vergine.

«Terra incognita»

L’Australia, la terra incognita del matematico alessandrino Tolomeo, è rimasta isolata dal resto del mondo fino verso la fine del secolo XIX; anche se le prime notizie precise della sua esistenza risalgono all’epoca delle grandi scoperte geografiche, quando esploratori portoghesi, spagnoli ed olandesi casualmente toccarono le sue coste. Pare che il portoghese Cristobal de Mendoza vi approdasse nel lontano 1522, mentre è certo che lo spagnolo Fernandez Queiroz, nel 1606, la raggiunse e la chiamò Tierra austral del Espiritu Santo

È anche certo che, in quello stesso anno, un altro spagnolo, Luis Vaez de Torres, attraversò lo Stretto che separa l’Australia dalla Nuova Guinea e che l’olandese Willem Jans l’avvistò, mentre si dirigeva verso la Nuova Guinea con la nave Duyfken.


Religiose giunte a Roma provenienti da isole dell’Oceania, in occasione del Sinodo del Continente (foto Max Rossi).

Anno 1636

Nei trent’anni che seguirono, almeno altri nove viaggi furono effettuati da navigatori olandesi nelle acque australiane. Nel 1636 tutte le coste settentrionali ed occidentali erano state esplorate. Dopo i due viaggi di Abel Janszoon Tasman, nel 1642 e 1644, le terre furono chiamate con il nome di Nuova Olanda e furono ben presto abbandonate per la loro desolata aridità e impraticabilità. Nella seconda metà del XVII secolo, i geografi rilanciarono l’idea del Continente australe e ripresero i viaggi di esplorazione e di scoperta.

James Cook

Fu così che nel 1768 l’inglese James Cook partì da Londra per la ricognizione dei mari del Sud e nel 1770 sbarcò all’estremo Sud della costa orientale della Nuova Olanda e, risalendo poi verso Nord, entrò nella Botany Bay e prese possesso di tutto il territorio, in nome del re d’Inghilterra, Giorgio III, chiamandolo Nuovo Galles del Sud. Cook e i suoi compagni, di ritorno in patria, parlarono così favorevolmente delle terre da essi visitate che le autorità giudiziarie pensarono di fondare, nel 1788, una colonia penale a Port Jackson, nella zona dell’attuale Sydney. I coloni trasportati con la Prima Flotta, al comando del capitano Arthur Phillip, assommavano in tutto a 1.030, di cui 800 condannati politici e criminali.

Popolamento bianco

Con questa colonia di deportati s’inizia il popolamento bianco dell’Australia, a danno degli aborigeni che, nel giro di qualche decennio, furono quasi letteralmente decimati. Nel 1851, la scoperta di giacimenti auriferi segnò l’inizio di un rapido affluire di coloni liberi e favorì l’aumento della popolazione. Il progresso, sempre crescente in campo socio-economico e tecnico-politico, nell’arco di un secolo, ha fatto dell’Australia il Paese che gode di un alto tenore di vita e di una sicura e stabile democrazia. Oggi la popolazione raggiunge i 19 milioni di abitanti, nella stragrande maggioranza discendenti europei, soprattutto inglesi e irlandesi. Solo circa 200 mila sono gli aborigeni, di cui 50 mila di sangue puro. Essi vivono in gruppi di 50 ed anche di 150 persone e conducono una vita nomade su un territorio di loro possesso, praticando la caccia e la raccolta di frutti con l’aiuto di vecchi utensili, addirittura di tipo mesolitico e neolitico.

b.s.


Incontro di Giovanni Paolo II con aborigeni australiani ad Alice Springs
(viaggio apostolico in Australia, 1986 – foto G. Giuliani).

L’evangelizzazione dell’Australia

I gruppi religiosi di maggiore consistenza in Australia sono oggi quello cattolico e quello anglicano della Church of England in Australia. Esistono altre comunità protestanti di un certo rilievo, come quella metodista, la presbiteriana, la luterana e la battista. Infine, di minore importanza, la comunità della Federal Conference of Churches of Christ e quella della Chiesa congregazionista.

I cattolici sono il 30% della popolazione, gli anglicani il 22%, gli altri protestanti il 18,6%, gli ortodossi il 2,8% e gli appartenenti ad altre religioni il 13%. Un puzzle molto variegato! Con l’aggiunta che la percentuale di atei è notevole (16,6%).

La religione ancora oggi dominante in Australia è, dunque, quella delle varie Confessioni protestanti; e i cattolici sono, come comunità religiosa, al secondo posto. Del resto, la religione cattolica era, fino agli inizi del XIX secolo, un soggetto proibito per il protestantesimo inglese; fino a quando, cioè, nel 1820, la nomina da parte del Governo britannico dell’irlandese padre John Joseph Therry per l’assistenza spirituale ai cattolici, segnò il vero inizio della Chiesa cattolica in Australia. E in tal modo il culto della Madonna acquistò subito il diritto di cittadinanza in questo Continente.

Una statua di pietra...

Tuttavia, è giusto ricordare che una statua di pietra della Vergine, risalente al primo decennio del XVII secolo, conservata oggi nel museo di Brisbane, è la prova più concreta che già i primi colonizzatori europei affidarono alla protezione della Vergine le nuove terre. La statua in questione fu trovata presso Gladstone, sul luogo dove probabilmente il navigatore Queirés, nel lontano 1606, aveva eretto una croce e aveva costruito una cappella, dedicata a Nostra Signora di Loreto. Il nome della Madonna fu da allora congiunto ai destini del nuovo Continente, poiché il Capitano spagnolo, davanti ai suoi compagni e al Cappellano di bordo, aveva pronunciato solennemente la formula di rito per la presa di possesso «di tutte le terre australi, fino al Polo Sud, in nome della SS. Trinità e in onore della Beatissima Vergine Maria, madre di Dio».

...e una lapide

Un’altra testimonianza risale al primo anno della colonia penale, al 1800, ed è data da una lapide che si trova nel cimitero anglicano di Parramatta in memoria di Bridget Egan, sormontata da un crocifisso, scolpito nella rozza pietra, mentre la corona del rosario avvolge tutta, torno torno, la croce. Una memoria, scritta nella stessa epoca da un chirurgo della Flotta reale, fa sapere che, nelle navi da trasporto, i forzati cattolici si mettevano vicini l’uno all’altro per recitare insieme il rosario, rassegnati a sostenere sferzate o ceppi per la loro preghiera.


L’esterno della Cattedrale di Sydney (stile neogotico, sec. XIX), dedicata a Maria immacolata,
 ausiliatrice dei cristiani (foto Image).

James Dempsey

Ai tempi delle "Catacombe", dal 1808 al 1817, quando la colonia non aveva nessun prete cattolico, e dal 1818 al 1820, quando la presenza del SS. Sacramento veniva custodita senza un sacerdote, la fede si tenne viva col rosario quotidiano e, nelle domeniche e feste, con la recita dei Vespri e col canto degli inni, presso la casa di James Dempsey. Di costui uno storico ha scritto: «James Dempsey fu virtualmente l’unico uomo che, tra gli eroi del ’98, si adoperò con interesse attivo e costante a servire la sua fede, mediante l’azione personale. Egli pregò con il condannato, trasformò una stanza della sua casa in santuario e riservò la sua incessante premura al progetto della cappella nello Hyde Park, per la cui realizzazione offrì gran parte dei suoi risparmi».

Dopo l’arrivo di padre John Therry, nel maggio del 1820, al centro di Sydney, fu costruita la prima chiesa cattolica e fu dedicata a Nostra Signora aiuto dei cristiani, l’Ausiliatrice. Padre Therry pose la sua attività apostolica sotto la protezione di lei; per dodici lunghi anni lavorò solo, sostenuto dalla fede, costantemente amareggiato dalle disillusioni. Il suo ardente amore per la Madre di Dio, che aveva appreso bambino da sua madre e poi seminarista dai suoi insegnanti domenicani, padre James Doyle e padre Andrew Fitzgerald, entrambi devoti del ruolo di Maria nella storia della Chiesa, crebbe ancora di più in lui tra gente abbandonata dagli affetti umani e bisognosa delle cure materne della Regina del cielo. Sotto la sua guida coraggiosa e pia, i condannati presero coscienza della loro dignità umana e reclamarono la loro libertà di fede religiosa. La cronaca ha registrato diversi episodi, ma io ne ricordo uno dei più significativi, quello dei due deportati: John McCernam e Old Carey. McCernam si rifiutò di frequentare il culto protestante a Castlereagh e protestò contro il sovrintendente. Lo storico Eris O’Brien riferisce che McCernam aveva fatto ciò, perché gli era stato imposto, contro la sua coscienza, di partecipare a un servizio religioso, dove si sarebbe messo in ridicolo lui con il suo rosario. Fu punito e messo ai ceppi per alcune ore.

Carey, un carpentiere sulla strada che va verso Cowpastures, vicino a Liverpool, nel 1824, ricusò anch’egli il culto protestante e ne ebbe per castigo un centinaio di sferzate. Più tardi padre Therry espose questo caso al governatore, con risultato positivo. Un testimone oculare infatti scrisse in The Australian Chronicle, nel 1841, che, dopo l’opposizione di Carey, i cattolici furono dispensati dal culto protestante e confinati invece nelle caserme, dove un certo Dwyer guidava la recita del rosario.

Dal 1820 al 1840 a padre Therry si aggiunse un drappello di collaboratori: Benedettini, Carmelitani e sacerdoti diocesani inglesi e irlandesi. Veniva introdotta così, nella colonia penale, la devozione mariana sul modello di quella dei Paesi e delle comunità religiose, praticata dai sacerdoti.


Particolare dell’interno (foto A. Giuliani).

Madonna del Carmelo

La dedicazione delle prime chiese a Nostra Signora del Monte Carmelo si deve all’opera del carmelitano Samuel Coote, che lavorò per breve tempo anche in Tasmania, mentre la devozione dello scapolare bruno deve attribuirsi al clero irlandese, poiché in Irlanda tale pratica era largamente diffusa e l’iscrizione veniva fatta o al momento del Battesimo, o alla prima Comunione.

A consolidare il lavoro di questi zelanti sacerdoti, nel 1834, la Santa Sede inviò il benedettino inglese dom John Bede Polding come primo vicario apostolico. Sotto la sua direzione e il suo impulso, in soli sette anni, le chiese salirono da 1 a 25; i sacerdoti da 3 a 24; le scuole cattoliche da 10 a 31; e sorse inoltre un seminario con 46 alunni. Mons. Polding era devotissimo alla Madonna. Si ricorda che egli, quando visitava per la prima volta una località, aveva l’abitudine di salire sulla cima della collina sovrastante, per recitarvi il rosario e benedire tutto il distretto. Le sue lettere ed esortazioni al clero e al popolo facevano sempre menzione della beatissima Vergine Maria, venerata specialmente sotto il titolo di Immacolata.

Nel 1841, scrivendo a Propaganda Fide un rapporto sul cattolicesimo nella "Missione della Nuova Olanda, detta Australia", e parlando del servizio pastorale del clero a favore dei deportati, diceva: «Molti altri pii esercizi erano anche loro raccomandati e particolarmente la devozione alla S. Vergine, che è in special modo loro madre, essendo il Rifugio dei peccatori e la Consolatrice degli afflitti».

Quando nel 1844 fu istituita in Australia una gerarchia con le Diocesi di Sydney, Hobarth e Adelaide, mons. Polding, divenuto primo arcivescovo metropolita di Sydney, convocò il Sinodo provinciale per trattare dei problemi comuni a ciascuna giurisdizione e con gli altri due Vescovi dichiarò Maria "Ausiliatrice dei cristiani" patrona della nuova Provincia ecclesiastica.


Sydney, Giornata mondiale della gioventù (15-20.7.2008): Benedetto XVI
a colloquio con un aborigeno australiano (foto A. Giuliani).

I Vescovi australiani parteciparono attivamente alla proclamazione, ad opera di papa Pio IX, del dogma dell’Immacolata. E le festività che ne seguirono, tra il 1854 e il 1856, segnarono in tutta l’Australia un forte rinnovamento della pietà mariana: la Cattedrale di Santa Maria, a Sydney, chiesa madre dell’Australia, dopo la definizione del dogma, fu chiamata Chiesa di Maria immacolata, ausiliatrice dei cristiani; l’Arcidiocesi di Sydney e le Diocesi di Perth e Port Victoria furono dedicate a Maria immacolata; nelle comunità religiose benedettine furono organizzate, in tali anni, in dicembre, particolari devozioni; le Suore del buon Samaritano aggiunsero un nastro azzurro alla loro divisa in onore di Maria immacolata. Inoltre, fu confermato ed esteso l’uso di preghiere in onore di Maria immacolata e soprattutto l’invocazione: Regina concepita senza peccato originale, prega per noi!; ed è notevole il fatto che il titolo dell’Immacolata sia stato qui dall’arcivescovo Polding inserito nelle Litanie lauretane tre anni prima della definizione del dogma.

A circa due anni di distanza dai festeggiamenti di Sydney, la Madonna apparve a Lourdes, confermando così direttamente la definizione del dogma. Tale apparizione, la più grande che il mondo abbia conosciuto nei tempi moderni, dette nuovo slancio al culto della Madonna immacolata: numerose cappelle e chiese furono dedicate a Maria immacolata, ausiliatrice dei cristiani e a Nostra Signora di Lourdes.

Bruno Simonetto, ssp
  

Fonte: Rivista "Madre di Dio", gennaio 2010

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