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                Nomadi di Dio. 
                 Le
                nuove strade della religione in Europa 
                Il paesaggio religioso del Vecchio Continente è in pieno
                movimento. Entrano in campo nuove fedi, i credenti si fanno
                pellegrini, si moltiplicano i convertiti. La risposta della
                Chiesa cattolica  | 
              
                  
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        ROMA – È una mattina feriale
        d’agosto in una Roma assolata, eppure la grande basilica di Santa
        Maria Maggiore è gremita di gente di molte nazioni, lì accorsa a
        rivedere il miracolo. Questo avviene mentre il coro intona a più voci
        il “Gloria in excelsis”: da un’apertura del soffitto dorato
        nevicano miriadi di petali bianchi di rosa, che scendono a imbiancare la
        reliquia della mangiatoia dove fu deposto il neonato Gesù. È la neve
        annunciata dalla Madonna che nel 358 indicò a papa Liberio dove
        costruire la chiesa. 
         
        Ma miracolo è anche quest’altro: che in un’Europa spiritualmente
        impigrita e laicizzata, la religione s’è rimessa in movimento e
        rioccupa gli spazi e riconquista la scena. Da Roma a Santiago di
        Compostela è un nuovo vibrare di fedi ritornate visibili. E così a
        Lourdes, a Loreto, dove anche il papa è in procinto di tornare, a
        dispetto delle sue infermità. Che il paesaggio religioso italiano ed
        europeo stia mutando, è fenomeno sempre più sotto gli occhi di tutti.
        Mezzo secolo fa le rotte alla moda erano quelle dell’Asia, carovane di
        giovani voltavano le spalle alla religione dei padri e andavano a
        immergersi nelle acque del Gange. Oggi è l’opposto. 
         
          SANTIAGO DE COMPOSTELA 
         
        I nuovi giovani scelgono piuttosto il Cammino di Santiago (vedi foto),
        che è un tuffarsi nella tradizione cristiana, è un ripercorrere una
        via battuta da una comunità millenaria, è una ricerca di trascendenza
        marcata da segni molto ecclesiastici: le cattedrali, i monasteri, la
        messa, l’apostolo, il santo. 
         
        Il Cammino di Santiago è un indicatore potente della mutazione che
        avviene. Negli anni Ottanta tra Roncisvalle e Compostela si mettevano in
        cammino quattrocento pellegrini all’anno. Nel 2000 quattrocento al
        giorno. Quest’anno la media giornaliera è di quasi settecento. 
         
        Si cammina, si viaggia perché la nuova religione è meno stanziale e più
        di movimento. S’è indebolito il sistema territoriale della Chiesa
        cattolica: un villaggio, una chiesa, un campanile, una dottrina e un
        costume anch’essi stabili, trasmessi di generazione in generazione. I
        luoghi sacri preferiti sono fuori, ci si va, li si sceglie. Alla figura
        del parrocchiano subentra quella del pellegrino, che spesso non ha mai
        messo piede in parrocchia. Innumerevoli inchieste documentano che tra i
        visitatori dei santuari vi sono molti non praticanti, molti che dalla
        Chiesa istituita sono sempre stati lontani. 
         
        In Francia il laicissimo quotidiano “Le Monde” ha fiutato la novità
        e da quest’estate fornisce ogni giorno ai suoi lettori la vita di un
        santo. La Francia stessa è un interessante caso di studio. Ha indici di
        pratica parrocchiale bassissimi. Ma ha Lourdes, il più frequentato
        santuario mariano d’Europa con sei milioni di visitatori l’anno. Ha
        altri santuari importanti. È terra di miracoli e visioni. Ha santa
        Bernadette, ha santa Teresa del Bambino Gesù. Ha grandi peccatori e
        grandi convertiti. Diminuiscono i battesimi dei bambini ma aumentano
        quelli degli adulti: negli anni Settanta erano meno di mille all’anno,
        negli anni Ottanta tra duemila e tremila, oggi tra dieci e ventimila.
        “Il pellegrino e il convertito”, così ha titolato il suo ultimo
        libro la più nota sociologa della religione francese, Danièle
        Hervieu-Léger. La nuova religione è fatta proprio così. Si fa largo
        anche nell’agnostica Francia. 
         
         
         TAIZE’ 
         
        Un modello di questa nuova tipologia religiosa è in Borgogna, a Taizé.
        D’estate migliaia di giovani di tutte le nazioni piantano le loro
        tende su quelle colline. D’inverno si radunano, in numero ancor
        maggiore, in una città d’Europa volta a volta diversa. Arrivano,
        pregano, cantano, discutono, meditano, ripartono. Puoi incontrare
        irlandesi con i crani rasati e gli occhiali neri che cantano attorno a
        un boccale di birra: Gesù noi ti amiamo. 
         
        A inventare Taizé come luogo d’incontro religioso internazionale fu
        nel 1940 un monaco protestante, Roger Schutz, ma il successo della
        formula data dagli anni Ottanta e tra protestantesimo e cattolicesimo il
        confine è labile: a Taizé c’è posto per tutti, anche per chi, e
        sono molti, non ha alcuna appartenenza confessionale. Ma i sentimenti
        non sono lasciati a se stessi, i monaci vegliano e instradano. Animano
        liturgie con testi e canti della più antica tradizione cristiana,
        vestono rigorosamente in abito monastico, sono i garanti della continuità
        religiosa di lunga durata. Chi va a Taizé sa di immettersi in una
        storia religiosa che parte da molto lontano, che unisce cielo e terra,
        che è fatta di credenti passati, presenti e futuri. 
         
         
         LE GIORNATE MONDIALI DELLA
        GIOVENTÙ 
         
        Le giornate mondiali della gioventù che caratterizzano la seconda fase
        del pontificato di Giovanni Paolo II riproducono e ingigantiscono il
        modello di Taizé. Le giornate della gioventù wojtyliane sono tipica
        espressione di una religione di movimento: per pellegrini che si
        radunano attorno a un papa a sua volta pellegrino speciale. Perché
        Giovanni Paolo II è al tempo stesso colui che va incontro alle folle,
        colui verso il quale le folle convergono, e colui che rimanda i
        pellegrini, incaricati di una missione, sulle strade del mondo. 
         
        Ma il papa sa anche che si è sempre meno cristiani per nascita, e
        sempre più per scelta. Il nerbo delle folle di giovani che accorrono a
        lui non viene dalle parrocchie, ma dai movimenti: focolarini,
        neocatecumenali, carismatici. Che sono in buona misura fatti di
        convertiti, di cristiani tiepidi ritornati a un regime forte di fede. A
        Parigi, la serata clou della giornata mondiale della gioventù del 1997
        ha preso la forma di un’assemblea di chiamati alla conversione,
        organizzata come una veglia battesimale attorno al battesimo e alla
        cresima di otto giovani di diversi continenti. 
         
        Che tutto questo avvenga oggi in Europa, sembra dunque clamorosamente
        smentire le profezie d’arretramento inesorabile del religioso, di pari
        passo con l’avanzare della modernità. In effetti, se basse in Europa
        sono le quote di pratica religiosa regolare e di appartenenza dichiarata
        a una Chiesa, continuano a essere alte le quote di chi si dichiara
        comunque credente. Anche in Islanda e nei paesi scandinavi, dove le
        chiese luterane sono deserte, frequentate da meno del 5 per cento della
        popolazione, coloro che si dicono religiosi restano la stragrande
        maggioranza. 
         
         
         NUOVO MERCATO RELIGIOSO 
         
        Rodney Stark, della University of Washington, caposcuola della nuova
        corrente sociologica che analizza il fenomeno religioso in termini di
        economia di mercato, sostiene che la bassa pratica religiosa in Europa
        è l’effetto di un mercato religioso bloccato: al nord con Chiese di
        stato protestanti o anglicane, al sud con monopolio cattolico. Se solo
        l’offerta religiosa fosse più ricca e variegata e concorrenziale,
        come lo è negli Stati Uniti, anche la pratica salirebbe. Perché la
        domanda di religiosità c’è ed è forte. 
         
        Ma appunto, la novità di questi anni in Europa è che il suo mercato
        religioso s’è rimesso in movimento, sono entrate in campo nuove
        offerte, le Chiese storiche hanno visto incrinati i loro monopoli e sono
        state costrette a intensificare a loro volta l’attività missionaria. 
         
        In Italia, gli effetti di questa svolta già si misurano. I musulmani
        immigrati sono divenuti la seconda religione del paese, con 800 mila
        fedeli. I cristiani ortodossi venuti dall’Europa dell’est sono quasi
        mezzo milione. E poi c’è un’altra immigrazione in crescendo, fatta
        di missionari “evangelical” e pentecostali. Oggi la popolazione
        protestante in Italia, sommando tutti i suoi gruppi, tocca le 350 mila
        unità, di cui due terzi sono pentecostali, in aumento massiccio specie
        nel Napoletano e in Sicilia. La loro concorrenza ha rallentato
        l’espansione dei Testimoni di Geova, vicini al mezzo milione. 
         
        In percentuale sulla popolazione, queste cifre sono ancora modeste. Ma
        essendo indicative di una pratica di fede spesso intensa, esse incidono
        molto di più sull’insieme del paesaggio religioso. Il risultato lo si
        vede nei periodici rilevamenti dell’Inchiesta Europea sui Valori, che
        da vent’anni denotano un costante aumento in Italia di quelli che
        frequentano una comunità religiosa ogni settimana, siano essi cattolici
        o no. 
         
        Ma un altro dato colpisce: nello stesso arco di tempo anche la
        percentuale di quelli che in Italia si dichiarano cattolici praticanti
        è salita dal 33 al 38 per cento. Molti di questi vanno a messa tutte le
        domeniche. Gli altri no, sono più nomadi e meno codificabili,
        corrispondono alla nuova tipologia del credente pellegrino, che ha avuto
        un nuovo rilancio in questi ultimi anni nella stessa città di Roma. 
         
         
         LA MADONNA DEL
        DIVINO AMORE 
         
        La capitale della cristianità d’occidente è da sempre luogo di
        pellegrinaggio spirituale. È meta: a essa portavano le vie Romea e
        Francigena che scendono giù da Venezia e dalle Alpi, oggi in corso di
        ripristino e già percorse dai primi viandanti. È essa stessa cammino:
        dall’una all’altra delle Sette Chiese in un itinerario urbano sulle
        tombe dei primi martiri cristiani. Ma è anche partenza per un piccolo
        pellegrinaggio fuori porta che parte ogni sabato a mezzanotte dal Circo
        Massimo, imbocca la via Appia una volta percorsa dagli apostoli Pietro e
        Paolo e arriva all’alba a un santuario nella campagna sotto i
        Castelli: la Madonna del Divino Amore. 
         
        A questo pellegrinaggio notturno partecipavano fino a qualche anno fa
        poche centinaia di persone. Ma nel 2000, la notte di Pentecoste, i
        pellegrini furono 10 mila. E da allora resta molto frequentato. Vi
        prendono parte cattolici e non, italiani ed extracomunitari: etiopi,
        eritrei, filippini, latinoamericani. Cantano, pregano, si confessano,
        sentono messa, invocano grazie, ringranziano con gli ex voto. 
         
        Camminando nel buio verso il santuario della Madre di Dio, la loro
        speranza è “Sfondare la notte”: titolo di uno studio sul
        pellegrinaggio al Divino Amore pubblicato quest’anno da Carmelina
        Chiara Canta, docente di sociologia dei processi culturali
        all’Università di Roma Tre. Alla sfida posta dal nomadismo dei nuovi
        credenti la Chiesa cattolica risponde offrendo ad essi le risorse
        spirituali appropriate. Il papa proclama santo padre Pio da Pietrelcina,
        formidabile polo d’attrazione per uomini di tanta e di poca fede sia
        in vita che dopo morte. Si reca lui stesso pellegrino a Lourdes, malato
        assieme ai malati. Accorre a Loreto nel santuario che ospita la casa
        della Sacra Famiglia di Nazareth, lì portata dagli angeli. Fa santo il
        ragazzo messicano cui apparve la Madonna di Guadalupe, e non importa che
        sulla sua esistenza storica si dubiti. 
         
        Alla concorrenza dei protestanti “evangelical”, in espansione
        esplosiva specie nel sud del mondo, la Chiesa cattolica contrappone i
        carismatici a essa fedeli. Gli stessi raduni di massa alla presenza del
        papa riproducono tratti della comunicativa entusiastica di chi è
        investito della fiamma dello Spirito. Al credente pellegrino il papato
        risponde con una Chiesa che vuol rimettersi essa stessa in cammino. 
         
         
        Tre libri sul tema: 
         
          Danièle Hervieu-Léger,
        “Il pellegrino e il convertito. La religione in movimento”, il
        Mulino, Bologna, 2003, pp. 226, euro 18,00. 
         
        
         
         Rodney Stark, Massimo
        Introvigne, “Dio è tornato. Indagine sulla rivincita delle religioni
        in Occidente”, Piemme, Casale Monferrato, 2003, pp. 160, euro 9,90. 
         
        
         
         Carmelina Chiara Canta,
        “Sfondare la notte. Religiosità, modernità e cultura nel
        pellegrinaggio notturno alla Madonna del Divino Amore”, Franco Angeli,
        Milano, 2004, pp. 296, euro 22,00. 
         
        Il sito ufficiale dell’arcidiocesi di
        Santiago de Compostela: 
         
        >
        Arzobispado de Santiago de Compostela 
         
        Il sito web della comunità ecumenica internazionale di Taizé: 
         
        > Taizé 
         
        Le Giornate Mondiali della Gioventù, nel sito del Vaticano: 
         
        >
        Giornata Mondiale della Gioventù 
         
        Il sito della Madonna del Divino Amore, Roma: 
         
        >
        Santuario della Madonna del Divino Amore 
         
        I link a Lourdes: 
         
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        Santuario di Loreto 
         
        A San Giovanni Rotondo: 
         
        >
        Portale Ufficiale “Sant’Angelo e Padre Pio” 
        Articolo di Sandro Magister -
        L'Espresso - 13/08/2004 
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