La gaya bandiera

Il Congresso Internazionale dei produttori di bandiere informa: "l’arcobaleno ha 25 anni ed è gay”. Pacifisti europei visti da Castro street.

San Francisco. Anche in California sono arrivate le immagini degli italiani fasciati nei drappi arcobaleno. Al che gli americani hanno pensato che Roma fosse diventata di nuovo la capitale mondiale del “gay pride”, la sfilata dell’orgoglio omosessuale.

Quel drappo lesbo-gay

A San Francisco la bandiera arcobaleno è come il prezzemolo. Ed è dal 1978 che è il simbolo di Lgbt, il movimento “lesbian, gay, bi e trans sessuale”. Questa sua bandiera fu creata da Gilbert Baker, inizialmente a otto colori: rosa, rosso, arancione, giallo, verde, blu, indaco e violetto, a simboleggiare rispettivamente sessualità, vita, salute, sole, natura, arte, armonia e spirito. Era il 25 giugno 1978. Qualche mese dopo, nel novembre 1978, Dan White assassinò George Moscone, l’ultimo grande sindaco “italiano” di San Francisco e il suo supervisore Harvey Milk, uno dei primi politici a dichiararsi apertamente omosessuale.
Milk divenne un martire nell’ambiente lesbian-gay e la bandiera arcobaleno fece la sua prima comparsa ufficiale nel corso della veglia funebre del politico, ridotta a sette colori per la difficoltà del fornitore di stampare il “rosa acceso” richiesto da Baker. Nel 1979 Baker ordinò cinquemila bandiere alla Paramount Flag Company, questa volta nella versione definitiva, a sei colori, perché anche il blu che lui voleva era difficile da ottenere in una produzione su larga scala.
Oggi, secondo la rivista Gaze (il nome è un’omofonia, il gioco di parole preferito dagli americani; in questo caso un verbo simile a “guardare” ma che si pronuncia allo stesso modo del plurale di gay, gays) la bandiera arcobaleno è riconosciuta dal Congresso Internazionale dei produttori di bandiere come simbolo del movimento dei gay e delle lesbiche.

Saluti da Castro-street

Ma cosa pensano a San Francisco dell'uso pacifista della “loro” bandiera? Nel rione “Castro”, il “quartier-generale” dei gay californiani, la domanda appare stramba e surreale. Però l’America non fa mai preclusioni ideologiche.

«La nostra bandiera - spiega Josh, 30 anni, che sta organizzando un torneo di biliardo in un bar che di arcobaleni ne espone addirittura due - ha tanti colori proprio perché vuole essere inclusiva. La usano anche i pacifisti europei? è un buon messaggio». Estella, una bella ragazza lesbica di 24 anni dall’aspetto latino, conferma: «Come succede in questo bar, chiunque è il benvenuto nel movimento». Jeff, 22 anni, gestisce una libreria su Market Street nella quale la sezione più fornita è, appunto, quella dedicata ai gay/lesbian studies. «Mi sta bene che la usino altri gruppi». Contrario invece è Ed, pensionato gay: «L’arcobaleno è il nostro simbolo e nessuno dovrebbe toccarcelo». Ma il giovane Tim lo corregge e azzarda un legame tra il vessillo e la canzone Over the rainbow, dal musical Il mago di Oz.

Una cosa è certa: «Sarebbe un errore considerare il Lgbt come un movimento di sinistra» spiega a Tempi Alan Klein, uno dei responsabili dell’organizzazione che celebrerà il 25esimo della bandiera arcobaleno il prossimo 25 giugno a Key West, Florida. «Nel movimento ci sono molti gay e lesbiche che hanno posizioni politicamente conservatrici». Ed è altrettanto certo, come ci dice un passante incuriosito dalle nostre chiacchiere, che «sarebbe divertente vedere qualche vescovo cattolico sventolare la bandiera gay».

Ma per il momento, questo è uno dei pochi divertimenti che ci sono preclusi qui a “Frisco”.

E in Italia?

Fonte: Tempi num.15 del 10 Aprile 2003 (Reguzzoni Franco)

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