L'Inno Akàtisto

Questo celebre Inno, composto tra il V e il VI secolo, è così chiamato perché si recita in “piedi” come dice appunto la parola greca. E’ senza dubbio il più celebre inno mariano della chiesa bizantina; popolare tra i cristiani d’Oriente come il Rosario in Occidente; è un capolavoro di letteratura e di teologia; altissima espressione contemplativa e laudativa della Vergine Madre.

L’inno è composto da 24 strofe, o stanze, quante sono le lettere dell’alfabeto greco con le quali cominciano. Le prime dodici stanze di carattere storico s’imperniano sul vangelo dell’infanzia; le altre dodici, di indole strettamente teologica, commentano i maggiori temi mariani.

Ave, tu che hai portato in grembo

la guida per gli erranti;

ave, tu che hai generato

il liberatore dei servi;

ave, propiziatrice del giusto giudice;

ave, perdono per chi ha negato e si è pentito;

ave, rifugio per chi dispera;

ave, amore sovrastante ogni desiderio;

ave, sposa illibata!

  Mirando il parto non terreno

rendiamoci stranieri al mondo

volgendo la mente al cielo…

  L’Altissimo

apparve sulla terra come un poverello

desideroso di trarre in alto

quanti proclameranno:

alleluja!

  La venuta di Dio in terra

non comportò

mutamento di luogo;

nacque il figlio della Vergine;

ella, avendo accolto Iddio,

sentì dire così:

ave, sede del Dio infinito;

ave, porta dell’augusto mistero;

ave, monito inascoltato degli infedeli;

ave, vanto sicuro dei credenti;

ave, veicolo santissimo

di chi sta al di sopra dei cherubini;

ave, dimora perfetta

di chi sta al di sopra dei serafini…

Tutte le schiere degli angeli

furono commosse dalla grandezza dell’opera

dell’incarnazione.

  Il Dio inaccessibile

vedevano, divenuto uomo uomo accessibile a tutti

e stare in mezzo a noi

e da ognuno ascoltare:

alleluja!

  Noi vediamo i retori superbi

divenuti muti come pesci,

o Madre di Dio.

  Sono incapaci di spiegare come

Tu resti ancora vergine pure avendo partorito.

  Noi invece, che poniamo la nostra gioia

nel contemplare il mistero,

proclamiamo con fede:

ave, dimora della sapienza di Dio;

ave, tesoro della provvidenza;

ave, tu che riveli la stoltezza dei retori;

ave, perché divennero folli i ragionamenti sottili;

ave, tu che frantumi i sofismi dei pagani;

ave, perché appassirono i poeti dei miti;

ave ave, tu che ricolmi le reti dei pescatori;

ave, tu che sollevi dall’abisso dell’ignoranza;

ave, tu che a molti la verità fai risplendere;

ave, barca di quanti bramano essere salvi;

ave, porto dei naviganti di questa vita;

ave, sposa illibata!

  Il creatore di tutte le cose

volendo salvare il mondo,

di sua volontà venne nel mondo.

  Egli, Dio, sebbene nostro pastore,

per noi, apparve tra noi quale uomo.

  Avendo così richiamato il simile al simile,

egli, Dio, ascolta:

alleluja!

  Sei difesa di vergini,

o Vergine Madre di Dio,

e di quanti ricorrono a te.

  Il creatore del cielo e della terra

Ti fece così immacolata,

per abitare nel tuo grembo

e insegnare a tutti a cantarti:

ave, colonna della verginità;

ave, porta della salvezza;

ave, iniziatrice di nuova progenie;

ave, tu che mostri la divina bontà;

ave, tu che hai dato vita nuova

a quanti furono generati nell’errore;

ave, tu che hai ridato retto sentire

a quanti furono privati della ragione,

ave, tu che sconfiggi chi perverte le menti;

ave, tu che generi chi promuove la castità;

ave, talamo di pure nozze;

ave, tu che unisci i credenti al Signore;

ave, educatrice soave di vergini;

ave, o tu che adorni le anime sante

per mistiche nozze;

ave, sposa illibata!

  Cade ogni canto

che tenta adeguarsi alla tua infinita misericordia.

  Se inni, quanti vi sono granelli di sabbia,

ti cantassimo, o re,

mai potremmo uguagliare degnamente

ciò che hai donato a noi, che ti acclamiamo:

alleluja!

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