Santuario della Madonna della Civita

Itri - Latina

VIII° secolo

Foto del quadro della Civita, ripulito dalla ditta Koiné di Roma nell' aprile del 2002.

La Tradizione popolare

Santuario e quadro della Civita. Accomunati in una sola storia  millenaria. La tradizione popolare narra che la sacra immagine fu trovata da un pastore sordomuto mentre cercava una mucca dispersa nei boschi del monte Civita.

Tra i rami di una pianta di "leccio, la mucca in ginocchio e il pastore che ritrova l'uso dell'udito e della parola", è così che inizia la storia e la devozione Civitana. Le sue origini e come sia  giunta sino a noi è un mistero; in un luogo così impervio. E' parte della tradizione popolare. La provenienza del quadro stesso si fa risalire alle persecuzioni iconoclaste di Costantinopoli ordite dall'Imperatore Leone Isaurico, intorno all’VIII secolo d.c.

Due monaci basiliani, sorpresi con l'immagine, sarebbero stati rinchiusi in una cassa con il dipinto e gettati in mare. Sulle coste sicule, a Messina, dopo  54 giorni, il viaggio terminò.

Fu esposta alla venerazione dei fedeli per qualche tempo. E con la scomparsa da Messina ed il ritrovamento sul Monte Civita ha inizio la storia della "nostra Madonna". Molti autori, sin dai tempi andati, vedono in S.Luca Evangelista l'autore del dipinto, per la presenza di tre lettere, ormai sbiadite, poste alla base del quadro (Michel'Angelo Di Arezzo-Historia 1633) L.M.P. e vogliono significare "Lucas Me Pinxit".Tra i tanti autori consultati le argomentazioni al riguardo che destano un certo interesse, al di la della sacralità dell'immagine, è quella che Don Michele Colaguori ha proposto ai lettori nel lontano 1976.

Anche perché ha tentato, in qualità di religioso, di non rimanere sul vago e perché l'ipotesi di San Luca autore continuasse a  rimanere una tradizione.

STORIA E DOCUMENTI DEL SANTUARIO

Più verosimilmente  possiamo immaginare che i monaci basiliani approdati a Gaeta transitando per questi luoghi abbiano lasciato il quadro, di fattura squisitamente orientale, ai monaci del monastero di Figline. Con certezza storica, vi è  riferimento ad una chiesetta della Madonna della Civita, risalente al 1147. Una donazione, riportata in un documento, fatta da un notaio di Itri e da sua moglie, risalente a tale anno. Il documento riporta il nome dell'abate del monastero, tale Riccardo e che fra Bartolomeo era il custode della chiesetta.

Storicamente, quindi, è la fonte più attendibile da cui prendere il via per raccontare, seppur in modo sommario, gli eventi che hanno caratterizzato la vita del Santuario e parlare dell'immagine della Civita. Il millennio civitano è stato solennemente ricordato con le celebrazioni che dal 27 al 31 maggio 2000 hanno convogliato al Santuario fedeli, autorità religiose e civili per ricordare i mille anni di devozione a Maria. Clou delle cerimonie, il  Convegno Teologico Pastorale ed una solenne celebrazione liturgica di rito orientale cattolica.

Sarebbe lungo dare notizie di tutti i pellegrini illustri che hanno visitato e soggiornato qui; mi limiterò ai personaggi più conosciuti, iniziando da Papa Pio IX, avvenuto il 10 febbraio 1849, insieme a Ferdinando II, Re di Napoli e alla famiglia reale; S.Filippo Neri nel 1532; S.Paolo della Croce nel 1726; B.Paolo Burali d'Arezzo, nato a Itri, poi vescovo di Piacenza e Card. di Napoli; S.Leonardo da Porto Maurizio vi soggiornò per diverso tempo nel 1722; S.Gaspare del Bufalo nel 1824; Santa Maria De Mattias,  fondatrice delle suore del Preziosissimo  Sangue, trovò nel sacro luogo la definitiva vocazione, confortata dai consigli di S.Gaspare e dal Canonico Servo di Dio Giuseppe Addessi; il Card. Montini vi giunse il 25 gennaio 1935 ancor prima di essere elevato al Soglio Pontificio con il nome di Paolo VI. Una lapide ricordo si trova sul sagrato proprio di fianco al portico dove sono riportati  Santi, Beati, Venerabili e i personaggi più illustri che qui salirono in preghiera. 

Era il 1491, quando da chiesetta, il Santuario iniziò ad avere l'attuale connotazione. Furono i cittadini di Itri che fecero pressione sul Vescovo di Gaeta per avere una chiesa più grande. Non solo furono accontentati, ma  Mons. Francesco Patrizi, nella bolla di consacrazione, volle tramandare ai posteri l'impegno degli itrani "praecipue ducti precibus universitatis et hominum terrae Itri" è scritto ed ancora "de iure administrazionis et patronatus dictae universitatis eiusdem ecclesiae". Confermando, in un documento dell'anno successivo, che gli uomini della terra di Itri sono i fondatori, patroni e sostenitori del santuario. E parlando del quadro della Vergine, sempre nella bolla del 20 giugno1491, evidenzia la continua venerazione al santuario e al quadro della Madonna "antique venerationis". La bolla che il Patrizi stende e consegna ai posteri è il documento più importante su questo luogo sacro. I riferimenti all’antichità del quadro e alla frequentazione del Santuario, darà consistenza alla supplica che Mons.Pergamo, Vescovo di Gaeta, farà alle autorità vaticane nel 1775, nel chiedere l'autorizzazione per la solenne incoronazione, che avverrà successivamente il 20 luglio del 1777.

La  chiesa, inaugurata in quel lunedì di Pentecoste, alla presenza di tutto il clero ed il popolo di Itri, subì alcuni restauri nel corso dei secoli, riportati in una lapide del 1691. Confidando nella devozione e nel sostegno che i fedeli avrebbero dato, si pensò di ingrandirlo e dotarlo anche di stanze per accogliere pellegrini. La prima pietra dell'attuale struttura fu benedetta dal Rettore D.Antonio Capasso il 27 maggio del 1820 e terminata nel 1828. Nel 1849, il 25 febbraio, 15 giorni dopo la visita di  Pio IX, la chiesa fu inaugurata dal Cardinale Gabriele Ferretti. 

E' sempre Pio IX che nel 1877 sottoscrisse il decreto per la seconda incoronazione, "una grazia non giustificata abbastanza e non ordinaria", fece presente il Pontefice a coloro che avevano presentato la supplica; ma che successivamente concesse, memore della visita che aveva fatto alla Civita. Fu coniata, per l'occasione, una medaglia ricordo, che mai avrei pensato di rintracciare presso dei miei familiari a Fondi.

Percorrendo la provinciale che si snoda tra boschi di querce e di leccio si arriva in cima al Santuario, dove le auto e i bus, sempre numerosi, trovano un sicuro e ordinato parcheggio nelle aree a disposizione. Intorno ampi e fioriti prati, dove i pellegrini, in altri tempi, facevano salutari scampagnate, dopo aver partecipato alle funzioni religiose. Qui tutto è ridotto all'essenziale; lo si deve all'impegno dei padri, che si sono avvicendati alla guida del Santuario e agli amministratori comunali, che ben hanno difeso questo luogo da ogni genere di commercio. Un luogo di silenzio, di fede, sgombero da venditori di ogni genere e centri di ristoro improvvisati. Ma per chi lo preferisce esiste, comunque, un funzionante servizio di bar-ristorante gestito da privati, per lo più nel periodo estivo e nelle maggiori festività. Religiosità e silenzio sono la regola di questo luogo di fede; spero continui così, nei secoli a venire! Un altro piazzale con posti macchina si raggiunge sia a piedi che tramite una breve  scalinata. Da qui per raggiungere il sagrato della chiesa si sale con un'ampia scalinata. Sulla sinistra una lapide ricorda che Papa Pio IX, esule a Gaeta, sostò in una sala di quel padiglione durante una visita insieme a Re Ferdinando II. I paramenti sacri, ancora custoditi al Santuario, un calice  d'argento e dieci monete d'oro, il dono che il Papa volle fare.

Una pergamena, ingiallita dal tempo, riporta la scritta di suo pugno "Gloriosa dicta sunt de Te, Civitas Dei. Die decima februarii 1849.PP.IX". Anche la visita di Ferdinando II fu di grande importanza per questi luoghi. Infatti, ordinò di costruire una strada carrozzabile che collegasse le zone della “Ciociaria” a Itri e quindi al porto di Gaeta distante appena 7 Km. Dall'antica mulattiera fiancheggiata dalle cappelle della “Via Crucis” percorsa da Pio IX a cavallo e dal Re, si poté raggiungere il Santuario tramite la strada della Valle del Liri, (S.S. 82). Un'opera importante per le popolazioni e i collegamenti commerciali del tempo.

Alcune stanze sulla destra della scalinata sono occupate dal presepe dagli ex voto lasciati da fedeli per grazie ricevute e da un piccolo emporio di oggetti sacri gestito dai Padri Passionisti ai quali e affidato la responsabilità del pio luogo. L’attuale Rettore è P.Renato Santilli coadiuvato da altri religiosi tra i quali mi piace ricordare P.Cherubino di Feo, già parroco di S.Maria Maggiore, a Itri, ritiratosi in questo luogo, dove alla pratica sacerdotale e  alla preghiera unisce la ricerca costante di notizie sui luoghi; per tal ragione può essere considerato  la memoria storica del Santuario. Dalla scalinata, passando sotto la torre campanaria, sulla sinistra, si trova una lapide che il 26 giugno 1990 Mons.Vincenzo  M.Farano, allora Arcivescovo di Gaeta, scoprì per ricordare la visita che S.S.Giovanni Paolo II fece al Santuario il 25 giugno del 1989. Dal sagrato passando sotto il portico, unica struttura originale dell'antico tempio, si accede nella chiesa. La facciata fu rifatta e inaugurata il 17 aprile del 1960. Ad essa sono appoggiate altre opere murarie che servono per la vita quotidiana dei Padri e dei numerosi collaboratori che venendo da Itri e dai paesi del circondario (Fondi-Formia-Gaeta-Sperlonga) giornalmente, sostengono l'opera dei sacerdoti nelle funzioni religiose e in tutte le attività primarie di vita civitana. Attività che tutti i Padri considerano di grande importanza per l'impegno che i collaboratori svolgono nei confronti  delle migliaia di fedeli che salgono alla Civita durante l'anno. Mi piace ricordare il documento del Vescovo Patrizi che, "concedendo” privilegi spirituali ai visitatori e pellegrini, riporta una frase "manusque adjutrices pergentibus"; parla  dei collaboratori volontari del Santuario a cui egli elargisce, come ricompensa, vantaggi spirituali. Da 511 anni la loro opera risulta sempre meritoria.

LA CHIESA

La chiesa ha un impianto a tre navate, ampia quella centrale, piuttosto strette le due laterali. L'altare maggiore, al centro della navata principale, risulta  particolarmente interessante. E' composto da marmi ed intarsi di scuola napoletana (700), opera del maestro Filippo Pecorella. Le decorazioni della volta raffigurano alcuni degli avvenimenti che caratterizzarono la nascita del Santuario e gli avvenimenti che seguirono e sono stati eseguiti nel 1919 da S.Cozzolino di Napoli. Successivamente sono stati ritoccati dal Prof. A.Rollo di Bari, scultore a cui si deve la Madonna posta in cima alla chiesa. Altari dedicati a S.Gioacchino sulla sinistra e a S.Anna sulla destra completano le piccole navate laterali. Bella la balaustra che circonda l'altare maggiore, ricca di pregevoli intarsi.

Le due colonne dell'altare provengono dal Convento di S.Francesco d’Itri, così come il lavabo che si trova in sagrestia. Il quadro della Madonna della Civita  è posto al centro dell'altare maggiore protetto da una lastra di cristallo. Un coro ligneo del XVIII secolo ed un organo a canne completano l'arredo della  chiesa. In una sala detta, del "tesoro", sono custoditi oggetti preziosi e paramenti sacri donati dai fedeli e pellegrini illustri, tra cui, i doni di Pio IX.

Vi sono custodite alcune tele di pregevole fattura: una Natività di scuola napoletana, una Madonna con S.Francesco di Paola e l’Assunta più una copia della Madonna della Civita, su legno, considerata da esperti di notevole pregio, tutte e tre attribuite a Sebastiano Conca di Gaeta (1676-1774), pittore di notevole bravura, salito al Santuario per ristabilirsi da una malattia; si dice che oltre a dipingere le tre opere citate, abbia ritoccato il quadro miracoloso della Civita.

Questo è il Santuario, un luogo di preghiera, un'oasi di pace sospeso tra cielo e terra. Forte è il messaggio di speranza, che, sorretto da una fede genuina, percepisce il popolo dei pellegrini, famosi e non, che da mille anni giungono su questo sacro monte al cospetto della Vergine della Civita, dispensatrice di grazie. Come quella che nel 1527, cui ebbe modo di assistere l'intera popolazione di Itri decimata da un'epidemia di peste:

"il quadro fu portato in processione per le vie del paese; mentre il popolo implorava la cessazione del morbo, vide una nube levarsi dal suolo e disperdersi nell'aria. Il morbo di li a poco cessò".

La data per ricordare quell'avvenimento e per festeggiare annualmente la Civita e la prima incoronazione, fu stabilita per il 21 luglio.

L'Immagine trovata sul Monte Civita è di stile bizantino. Degli antichi tratti (attribuiti a S.Luca) ben poco è rimasto nel corso dei secoli; il quadro è stato sottoposto a restauro più volte. Quelli certi: Conca Senior fine 600; il Pandozzi in occasione della prima incoronazione del 1777 che usò la seguente tecnica: sostituzione dell'antica tavola con una lastra di rame (conservate entrambe) e restauro della tela. Un fulmine nel 1815 colpì l'immagine rischiando di distruggere la tela. Questa fu sistemata, dopo aver rimosso la lastra di rame, su di un telaio di legno ed è così giunta sino a noi. Rocambolesco, durante l'ultimo conflitto mondiale, il modo in cui Don Lidio Borgese, Rettore in quel periodo, riuscì a far passare l’immagine sotto il naso dei tedeschi. E' lui stesso che narrò minuziosamente, in un suo libricino, il peregrinare, nascosto sotto il suo mantello, del miracoloso quadro della Vergine della Civita tra Cisterna, Sonnino e monti i Lepini. L'ultimo importante restauro è stato effettuato dal compianto Prof. Edelwais Frezzan nel 1953. Dallo stesso ho appreso come abbia svolto l'opera di restauro, e dalla relazione datata 30 giugno 1953 (pubblicata) cito:

"Data l'umidità, ho creduto di dover applicare la doppia foderatura del dipinto, a cera, secondo la tecnica adottata per i dipinti dei paesi nordici, assicurandone in tal modo la pressoché eterna conservazione", avvertendo che "Se in avvenire per una qualche ragione si dovesse porre mano a qualsiasi lavoro sul dipinto, si tenga stretto conto di quanto esposto nella presente relazione". Il 18 marzo u.s. ho avuto notizia dai padri del Santuario che il quadro, portato presso il centro di restauro Koinè di Roma è stato sottoposto ad esame radiografico, stratigrafico e a vari esami di laboratorio. Voci che da sempre davano la presenza di figure sovrapposte dell'immagine dovute ai vari restauri, risultano infondate. Certa è invece la presenza di tracce di colore che delineano qualche parte del corpo, mancanti del tutto sulla zona del volto. Il quadro è stato sottoposto ad una ripulitura per la presenza di alcuni graffi e di buchi dove erano state apposte le corone nel 1977. Il 19 aprile p.v. il quadro ha fatto ritorno al Santuario e collocato al suo posto. Il prossimo mese di luglio saranno 25 anni che l'immagine fu portata ad Itri in occasione del bicentenario della prima incoronazione della Madonna (1777). Così penso sia avvenuto.

VISITA DI SUA SANTITA' GIOVANNI  PAOLO II

Il 25 giugno 1989 segna un'altra tappa importante nella storia del Santuario. Carol Wojtyla arrivò in visita pastorale alla Arcidiocesi di Gaeta. Nel Suo itinerario c’era anche il Santuario per l'incontro con gli ammalati. Il Papa giunse in elicottero sullo spiazzo dove un tempo sorgeva il convento di Figline. A riceverlo c’erano il Ministro degli Esteri Giulio Andreotti, il Vescovo Vincenzo M. Farano e il Sindaco di Itri Pasquale Ciccone. L'incontro con gli ammalati al Santuario della Civita fu un momento che segnò il cuore e le mente dei presenti: la Sua mano che accarezza i malati e la dolcezza nel rivolgersi ad essi con parole piene di speranza rimarranno scolpite per sempre in tutti i presenti.

I malati, pur segnati così duramente nel fisico trassero da quelle parole conforto e speranza; rivolgendo il loro benvenuto al Papa, lo pregarono così "...ti chiediamo di aumentare la nostra fede affinché possiamo vivere la sofferenza come condivisione alla vita e alla passione di Cristo...". Per tutti la commozione fu grande. La cerimonia con i malati era stata preceduta dalla visita alla chiesa.

Sul sagrato fu ricevuto dalla comunità dei Passionisti guidati dal Superiore Generale P.José Augustin Orbegozo, dal Superiore Provinciale P.Giuseppe Comparelli e dal Rettore del Santuario P.Giuseppe Polselli. Si fermò ad ammirare un quadro floreale, composto dai maestri infiorai di Itri. Una delicata composizione di petali di rose, garofani e fiori di campo che raffigurava  lo stemma del Vaticano e del Comune, il volto del Papa ed alcuni dei monumenti più significativi di Itri. Poi si inginocchiò in preghiera davanti l'altare maggiore rivolto alla miracolosa effige della Civita. Furono attimi di silenzioso raccoglimento, rotto solo dal brusio dei circa mille fedeli in attesa sul piazzale del Santuario. Una giornata storica per la Civita e per i pochi fedeli, comprese tutte le autorità civili e militari di Itri che per motivi di sicurezza erano stati ammessi alla cerimonia. L'atmosfera già pregna di spiritualità, per il luogo e per la presenza del Vicario di Cristo, divenne quasi irreale quando una coltre di nebbia per alcuni minuti avvolse tutti. Quel 25 giugno era 1989 una giornata serena e assolata ma per quell’improvviso fenomeno che creò un’atmosfera particolare il Cielo in quel momento, sembrò a tutti a portata di mano.

 ©Pino(Giuseppe)Pecchia

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