Giuseppe Flavio (90 D.C.)

Supponiamo, per un momento, di non possedere gli scritti del Nuovo Testamento cioè della seconda parte della bibbia. Si tratta — beninteso — di una finzione perché di fatto abbiamo: — i 4 vangeli (di Marco, Luca, Matteo, Giovanni) — le lettere apostoliche (21, di Paolo, di Giacomo, di Giovanni) — L’Apocalisse di Giovanni.

Tutti questi scritti ci parlano abbondantemente di Gesù. Per ora noi non li prendiamo in considerazione, giacché i loro autori sono dei «credenti in Cristo». Vogliamo dar spazio ad autori «neutrali» o, comunque «non cristiani». ogni testimonianza esamineremo: l’autore, il tempo in cui scrive, le affermazioni centrali.

«Verso quel tempo visse Gesù, uomo saggio, se pur conviene chiamarlo uomo. Infatti Egli compiva opere straordinarie; ammaestrava gli uomini che con gioia accolgono la verità. Convinse molti Giudei e Greci. Egli era il Cristo... Dopo che Pilato, dietro accusa dei nostri capi, lo condannò alla croce, non vennero meno coloro che sin dall’inizio lo avevano amato. Egli apparve loro di nuovo vivo il terzo giorno; già i profeti avevano predetto questo ed avevano annunciate moltissime meraviglie su di lui. Ancora oggi non è scomparso il gruppo dei cristiani che da lui prende nome».

Il testo appena citato, si trova nel libro Antichità Giudaiche (18,63-64). L’autore del libro è un fariseo di nome Giuseppe Flavio, il più grande degli storici ebraici. Egli scrive verso il 90 d.C. Che dire di questa testimonianza? Senza dubbio si tratta di un falso storico. Un autore di storia non può arrivare ad interpretazioni di fede (Egli era il Cristo»; «Egli apparve loro il terzo giorno»; «Già i profeti avevano predetto questo»). Un autore deve limitarsi a narrare dei fatti su cui può offrire una documentazione ed una verificabilità. Che cosa, in realtà è successo? Alcuni cristiani hanno preso un testo di questo autore ebraico e lo hanno allargato con delle affermazioni «di fede».

Fortunatamente noi conosciamo la testimonianza autentica e primitiva di Giuseppe Flavio. E contenuta nella «Storia Universale» del vescovo di Jerapolis Agapio. Eccola:

«In quel tempo ci fu un uomo saggio che era chiamato Gesù. La sua condotta era buona ed era noto per essere virtuoso. Molti fra i Giudei e le altre nazioni divennero suoi discepoli. Pilato lo condannò ad essere crocefisso ed a morire. Ma quelli che erano diventati suoi discepoli non abbandonarono il suo discepolato. Essi raccontarono che Egli era apparso loro tre giorni dopo la crocefissione e che era vivo. Forse perciò era il messia del quale i profeti hanno raccontato meraviglie».

Questo testo è pienamente affidabile. Racconta con molta semplicità dei fatti, senza sbilanciarsi mai in interpretazioni. Tutto ciò che l’autore narra è verificabile. Per esempio, non afferma: «Gesù è risorto!» ma «Essi raccontarono che egli era apparso loro». Da queste poche righe noi possiamo ricavare questi elementi sicuri: Gesù è esistito; suo contemporaneo è Giovanni (Verso quel tempo» - il riferimento è a Giovanni, ucciso nel Castello di Macheronte da Erode Antipa); era un ebreo che faceva il predicatore.

Fu ucciso da Ponzio Pilato. Da lui sono nati i cristiani.

Dal libro:"Gesù chi sei?", di Ezio Gazzotti. Edizioni Dehoniane Bologna (1995)

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