Apparizione della Madonna di Valmala

Cuneo

 - 6 agosto 1834 -

"La madonna che piange...!"

Madonna della Misericordia Venerata a Valmala

Valmala: un paese come tanti, sulla valletta laterale della Valle Varaita, a circa 800 metri sul livello del mare. Conta oggi circa un centinaio di abitanti. Ma all'epoca della storia che vi vogliamo raccontare ospitava ben seicento anime, sparse in 24 borgate.

La storia dell'Apparizione della Madonna

In una limpida mattina di agosto, allo spuntare del sole, quattro pastorelle spingono la loro mandria di mucche per la strada che si inerpica su per la montagna, e giungono con il fiatone ad una bella conca posta a 1378 metri d’altezza tra Valmala ed il Chiotto.

La più giovane delle fanciulle ha appena nove anni e la maggiore ne ha tredici, e si chiamano Maria Chiotto, figlia di Chiaffredo, Maria Boschero di Giovanni, Maria Pittavino di Giuseppe e maria Margherita Pittavino di Antonio, tutte native e dimoranti in Valmala.

Maria Boschero (12-11-1823)

Maria Margherita Pittavino (18-7-1822)

Maria Pittavino (4-7-1822)

Maria Chiotti (29-4-1822)

Seguiamo il racconto di Don Lorenzo Trecco pubblicato nel 1879;(1) ad appena 45 anni dagli avvenimenti egli ha conosciuto e sentito i testimoni oculari, ed in particolare Giuseppe Pittavino, padre di una delle pastorelle, che muore nel 1869 all’età di 73 anni, del quale rimane, nell’Archivio parrocchiale di Valmala, il manoscritto della deposizione giurata....

***

In mezzo alla verde conca del Chiotto vi è un grande sasso scabro attorno al quale le pastorelle sono solite fermarsi. Quel giorno mentre si riposano, le quattro ragazzine vedono su quel sasso una figura di donna vestita con decenza, dall’aspetto bellissimo, buono e amorevole. Ha l’età di una giovane donna sui vent’anni, di statura ordinaria.

Non parla ... sembra addirittura impedita a parlare da un affanno interiore e dagli occhi dolci le spuntano vive lacrime che scorrono giù per le gote e cadono a terra. Ella volge amorosamente gli sguardi lacrimosi ora ad una ora ad un’altra delle quattro pastorelle.

Un ampio velo o manto di color azzurro-celestino cupo posto sul capo le copre i capelli, un tratto della fronte ed i lati a destra e sinistra della testa, lasciandole la faccia ed il collo scoperti. Lo stesso manto cade piegato sulle spalle, si unisce sotto il collo, fermato da un bottoncino giallo lucente, e ricade fino all’estremità della veste. Le braccia stese a destra ed a sinistra sollevano la falda del manto, dall’orlo del quale sporgono le due bianchissime mani, dalle dita aperte, come in atto di emozione. Sotto il manto una veste di color rosso cupo le copre completamente la persona, ed una magnifica cintura gialla lucente le cinge i fianchi; i piedi calzano semplici sandali. Sul capo porta una bellissima corona di abbagliante bellezza adorna di lucentissime gemme.
Le pastorelle rimangono estatiche e, prese da paura, cessano di parlare. Non sanno chi sia; forse S. Anna, forse la Madonna.

La Signora, come improvvisamente apparsa, così improvvisamente scompare, e le fanciulle, a sera, rientrate sconvolte a casa, raccontano ciò che hanno veduto.

I genitori non vi badano più di tanto e costringono le pastorelle a continuare nei giorni seguenti a tornare con il bestiame ai pascoli del Chiotto. Ma dopo diversi giorni lo sbigottimento e la paura le sconvolgono così che unanimi non vogliono più tornare in quel luogo “perché ad ogni tratto compare innanzi a noi quattro la stessa grande Signora che piange sempre”.

Allora Giuseppe Pittavino, padre di Maria, conoscendo l’ingenuità della figlia, decide di accompagnare le ragazze per verificare personalmente la cosa. Il 6 agosto, insieme con altre persone della borgata, sale fino al Chiotto con la figlia e le altre tre ragazze. Come giungono presso il masso, le quattro pastorelle esclamano insieme, piene di meraviglia:

“Eccola lì in piedi, sulla pietra, la bella Signora; Essa continua a piangere; ha le stesse vesti, la stessa fisionomia delle altre volte”, e si meravigliano che la gente attorno non veda nulla.

Una delle ragazze si accosta al masso, e solleva con una mano il lembo del mantello dell’Apparizione; gli astanti vedono la mano della ragazza con le dita chiuse come se reggessero qualcosa, ma non vedono altro. Giuseppe Pittavino invita tutti ad inginocchiarsi ed a pregare, e fa voto che se potrà conoscere chi rappresenta l’Apparizione, costruirà in suo onore un pilone o una cappelletta in quel luogo.

Questi fatti succedono alle ore 10 del mattino del 6 agosto 1834, come si legge nel manoscritto autografo dello stesso Pittavino; in questo documento si legge pure che Bartolomeo Chiotti di Valmala, presente all’avvenimento, da ben due anni tormentato da acuti dolori ai reni che lo costringono a camminare con fatica e curvo con la fronte rivolta a terra, si rivolge con fiducia alla misteriosa Signora e promette un dono se ricupera la salute. Ottiene istantaneamente la grazia e mantiene la promessa. Tutta Valmala conosce Bartolomeo, tutti lo hanno visto curvo e gobbo, tutti ora lo vedono sano e raddrizzato.

Il 15 di agosto, festa dell’Assunzione di Maria, Giuseppe Pittavino si sente interiormente ispirato a recarsi nuovamente sul luogo dell’Apparizione, con la segreta speranza che la Signora appaia e così si riveli come la Beata Vergine; a lui si uniscono molte altre persone. Come la comitiva giunge al Chiotto, tutti circondano il sasso, e le quattro pastorelle con voce di meraviglia esclamano:

“Eccola, eccola la Signora! Più bella e più splendida delle altre volte; ha lo stesso manto, la stessa veste, la stessa corona in capo!”.

Dei presenti nessuno vede l’Apparizione, ma tutti sono convinti che sia la Madonna. Senza parlare, tutti si inginocchiano; Pittavino accende una candela benedetta, fa il segno della Santa Croce, contro un’eventuale suggestione diabolica, ed intona il Santo Rosario.

Noi la miriamo con piacere

Durante la fervorosa recita del Rosario, le quattro pastorelle, come rapite in estasi, tengono lo sguardo fisso sul piano del sasso ed un po’ al di sopra di esso; sul loro volto gli astanti notano una viva e commovente gioia. Terminata la recita del Rosario, Pittavino chiede alle pastorelle se vedono ancora la Signora; esse si meravigliano che gli altri non la vedano e rispondono che sì, che è sempre allo stesso posto, e che dagli occhi le grondano per il viso lacrime lucenti. Quindi continuano:

“Udiamo voci di canto religioso... che belle voci!... che canto grazioso... un canto che rassomiglia a quello della Messa solenne dei morti...”.

Dicono pure di vedere delle persone che si muovono nel cielo azzurro e passano davanti al sole oscurandolo. Difatti a tratti le pastorelle sono oscurate, come in ombra, e poi più nulla.

“Anche la bella Signora è scomparsa dal sasso!”.

La apparizioni si ripetono per cinquanta giorni; la Signora appare ora ferma in piedi, ora seduta sul sasso, ora la vedono camminare lungo il piano che circonda il sasso. “Ha quasi sempre delle lacrime agli occhi. Noi la miriamo con piacere. Essa volge a noi i suoi amorosi sguardi. Spesso parte dal sasso e fa un breve giro lì poco distante dal sasso, poi ritorna di nuovo sopra di esso”. Durante una delle apparizioni la Signora dice a Maria, in dialetto occitano:

“Tornando stasera a casa dirai a tuo padre che io desidero che mi faccia erigere un pilone in questo luogo dove mi trovo. Gli dirai che sotto queste zolle dove tu e le tue compagne mi avete visto passeggiare troverà sabbia e pietre in abbondanza e quantità non solo per erigere il pilone, ma per fare ancora altre fabbriche”.

Il Santuario di Valmala

Giuseppe Pittavino si pone subito alla costruzione del pilone, ma a quale Santa o Madonna dedicarlo? Le ragazze dicono semplicemente che quella Signora è di una straordinaria bellezza e che, con il ripetersi delle apparizioni e dopo la recita del Rosario si manifesta sempre più bella, ma nulla più. Tra la gente alcuni sostengono che sia S.Anna, ma l’opinione comune e la generale convinzione è che sia veramente Maria Santissima. Il Pittavino, per risolvere l’enigma, conduce le quattro ragazze ad esaminare le tante raffigurazioni di Sante e Madonne che si trovano nel circondario di Valmala, ma nessuna di quelle immagini le convince. Finalmente un giorno sul mercato di Venasca, osservando i tanti quadri esposti da un venditore forestiero, tutte e quattro, gli occhi fissi su di uno, con meraviglia e gioia esclamano: “Eccola! Eccola qui l’immagine che rassomiglia in tutto e per tutto alla Signora che abbiamo veduto tante volte sul sasso del Chiotto!”.

È la Madonna apparsa ad Antonio Botta il 18 marzo 1536, invocata nel grande Santuario di Savona sotto il titolo di Maria Vergine Santissima Madre di Misericordia.
Pittavino compera subito quell’Immagine e la fa dipingere sul pilone dal pittore Gauteri Giuseppe di Saluzzo. Da quel giorno cessano del tutto le apparizioni, quasi a significare che la Madonna abbia voluto indicare di voler essere venerata con il titolo di Madre di Misericordia, ma la devozione dei fedeli continua, le costruzioni attorno al pilone crescono, e giungono all’attuale Santuario.

Don Mario Morra SDB

(1) Trecco D. Lorenzo, Apparizioni di Valmala (Saluzzo, Tip. Fratelli Lobetti-Bodoni, 1879); G. Marc-Aldo Ponso, "La Donna che piange. Storia del Santuario di Valmala dalle origini ai giorni nostri". (Savigliano, L’Artistica, 1976).

 - Disegni  tratti da: "Sui passi della Vergine..."; Giraudo Editore -

Fonte: rivista "Maria Ausiliatrice", luglio 2002

L'Apparizione della Madonna della Misericordia di Savona

ad Antonio Botta il 18 marzo 1536

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