L'Abbazia delle Tre Fontane:

dal martirio di San Paolo alle apparizioni della Madonna

Arco di Carlo Magno

 

Del complesso abbaziale delle Tre Fontane si è in genere parlato assai poco, nonostante l'importanza che riveste e che dovrebbe porlo a fianco degli altri complessi monastici laziali. All'interno del complesso si trova insieme ad altre due la chiesa abbaziale dei SS.Vincenzo e Anastasio che è l'unica a conservare l'aspetto medievale.

 

Il luogo è di venerata memoria poiché secondo la tradizione vi fu decapitato l'apostolo Paolo, e la sua testa, rimbalzando tre volte, vi fece zampillare tre fonti, ricordate dalle tre chiese attuali.

 

Un santuario con una necropoli vi sorse fin dai tempi più antichi, ma il monastero vi fu fondato intorno al 625, e ospitò monaci greci, per poi fiorire in età carolingia. Passò poi ai Benedettini, e infine nel 1140 ai Cistercensi, che lo ricostruirono secondo le rigorose norme del loro ordine, completandolo nel 1221, secondo per età solo alla chiesa madre italiana di Chiaravalle vicino Milano.

 

Nel 1600, in vista dell’Anno Santo, furono ricostruite le altre due chiese, ma poi l’intero complesso fu abbandonato a causa dell’imperversare della malaria, fino a che nel 1867-1868 Pio IX concesse il complesso ai padri Trappisti che provvidero al restauro degli edifici e alla bonifica della zona mediante la piantagione di eucalipti, alberi che all’epoca si riteneva fossero di ostacolo al diffondersi del morbo. A tutt’oggi i monaci curano la produzione e la vendita del liquore di eucalipto.

Dalla via Laurentina si diparte la via di Acque Salvie (ad Aquas Saivias, antico toponimo della zona) che conduce al cosiddetto arco di Carlo Magno, accesso fortificato al monastero dell’VIII-IX secolo, che conserva nell’intradosso dell’arco stesso degli affreschi con Storie di Carlo Magno risalenti al XII secolo (si vuole che l’imperatore, sulla strada di Roma alla vigilia di Natale dell’800, abbia pernottato qui).

 

Poco oltre, in fondo al piazzale. è la chiesa abbaziale dei SS.Vincenzo e Anastasio, risalente, come detto, al 625, ricostruita tra 1140 e 1221 insieme all’annesso monastero utilizzando parti di fabbricati precedenti. La facciata in cotto è preceduta da un portico su colonne ioniche di spoglio, l’interno è a tre navate divise da pilastri cilindrici che reggono archi a tutto sesto mentre la volta a botte inclina leggermente verso il sesto acuto, il tutto in un’aria di estrema austerità e mancanza di decorazioni pittoriche secondo le norme dell’Ordine. A fianco della chiesa, il monastero conserva un raro chiostro duecentesco anch’esso di stile cistercense, mentre in un ambiente vi sono degli affreschi staccati tra cui un raro Calendario dei mesi risalente al secolo XIV. Un breve cenno meritano anche le altre due chiese comprese nel recinto dell’abbazia.

 

Una, S.Maria Scala Coeli, venne eretta su di un precedente edificio da Giacomo Della Porta per conto del cardinale Alessandro Farnese tra il 1581 e il 1584; è a pianta ottagonale con cupola. La seconda, la chiesa di S.Paolo, sta in fondo a un viale che conserva il basolato romano in alcuni punti, ed è, forse, una diramazione dell’antica via Laurentina. Questa chiesa fu eretta, al posto di una del V secolo, sul sito dove l’apostolo subì il martirio, sempre da Giacomo Della Porta nel 1599-1601. Essa ha una pianta singolare, che ricalca quella del precedente edificio, basata su di un vestibolo e una navata trasversale.

Nello spazioso interno un bellissimo mosaico pavimentale policromo antico, proveniente da Ostia, con le personificazioni delle Quattro stagioni.

 

Nell’angolo destro, dietro una grata, la colonna cui S.Pietro sarebbe stato legato durante il martirio, mentre nella parete di fondo e nell’abside, su tre livelli, le fontane disegnate dal Della Porta a memoria dell’evento miracoloso. La zona dell’abbazia è ormai completamente circondata dai più recenti quartieri della città, sorti negli anni Settanta e Ottanta.

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Le tre chiese del complesso abbaziale delle "Tre Fontane"

Panorama dell'Abbazia delle Tre Fontane in una cartolina del 1909: in primo piano l'ingresso ovvero l'Arco di Carlo Magno, sulla sinistra gli edifici monastici e sulla destra le tre chiese, S.Maria Scala Coeli a destra, S.Paolo alle Tre Fontane, leggermente arretrata, al centro e Ss.Vincenzo e Anastasio, preceduta dal portico, a sinistra.

SS. Vincenzo e Anastasio

V. Acqua Salvie, 1

065401655 

S. Maria Scala Coeli

V. Laurentina 473

065401655

S. Paolo alle Tre Fontane

V. Laurentina, 473

065401655

Le Tre Fontane: un luogo ricco di storia e di fascino

Per raggiungere l’Abbazia delle Tre Fontane si deve percorrere via delle Acque Salvie (dal nome del luogo che fino a pochi secoli fa era così denominato, probabilmente per la presenza di alcune sorgenti), una strada che ricalca l’antico tracciato della via Laurentina e dalla quale invece oggi si diparte.

Immediatamente si ha la netta sensazione di un'immersione nel passato, un ritorno all'età medioevale, tanto è il fascino e il mistero che questo luogo riesce a trasmettere. Al termine della via si giunge in uno spiazzo in cui si erge l’ingresso al complesso monastico costituito da una serie di tre archi, il centrale dei quali in marmo. La struttura fu edificata al tempo di Onorio III (XIII secolo) e faceva parte di una cinta muraria con funzioni di difesa, come si deduce dalla presenza di cardini sui montanti dell'arco marmoreo con l'evidente scopo di sostenere una porta molto pesante. La costruzione è denominata Arco di Carlo Magno, perché un tempo le pareti interne erano affrescate con una decorazione, oggi quasi completamente scomparsa, che ricordava la donazione all'Abbazia, avvenuta nell'805, di alcune proprietà in Maremma e nell’arcipelago toscano da parte di Leone III e Carlo Magno, come ringraziamento per la miracolosa intercessione delle reliquie di S.Anastasio che contribuirono alla conquista di Ansedonia. Oggi la struttura è decorata all'interno con alcuni affreschi dei Quattro Evangelisti e dei loro simboli e, sopra l’arco esterno, con un bassorilievo riproducente la Madonna e il Bambino. Superato l'ingresso, notiamo la disposizione del complesso abbaziale: davanti, la chiesa dei Ss.Vincenzo e Anastasio, fondata da Onorio I nel 625, mentre sulla sinistra vi sono gli edifici che racchiudono il chiostro e il monastero, non visitabili perché luoghi di clausura; sulla destra la chiesa di S.Maria Scala Coeli del XII secolo e da qui, dopo un breve e ombroso vialetto, la chiesa più antica, S.Paolo alle Tre Fontane, costruita dai cristiani nel V secolo sul luogo dove l'apostolo Paolo fu martirizzato e poi decapitato nel 67 d.C.

Il primo insediamento nel monastero risale dunque al VII secolo con una comunità di monaci greci, per ospitare i quali Onorio I fece costruire un monastero accanto alla chiesa. Lo stato di abbandono del monastero costrinse, nell'XI secolo,  papa Gregorio VII ad affidarne la gestione ai monaci benedettini dell'Abbazia di Cluny, ma le condizioni, nonostante i lavori di restauro, non migliorarono di molto, anche a causa della malaria che infestava la zona. Nel 1140 la decisione di Innocenzo II di affidarlo ai monaci cistercensi di S.Bernardo di Chiaravalle risultò determinante: la ricostruzione, durata fino al 1221, secondo le norme rigorose dell'Ordine, restituì un'Abbazia talmente bella e possente che la struttura che oggi possiamo ammirare risulta più o meno inalterata da allora. Lo stato di degrado riprese soltanto all'inizio dell'Ottocento, quando, a causa delle disposizioni napoleoniche che prevedevano la confisca dei beni religiosi, i monaci cistercensi furono costretti ad abbandonare il monastero. Nel 1868 papa Pio IX affidò l'Abbazia ad una compagnia di frati Trappisti, i quali, dopo aver bonificato la zona dalla malaria, vi piantarono una gran quantità di eucalipti, allora ritenuti una barriera al diffondersi della malaria, costituendo così un celebre e salubre bosco, meta delle scampagnate dei romani che qui venivano a godere sia della pace e della bellezza del luogo, sia delle rinomate specialità dei frati come il cioccolato e il liquore ricavato dalle foglie di eucalipto.

Un'antica tradizione dei romani era quella di recarsi di buon mattino presso i frati Trappisti per gustarsi una rosetta (pane tipico di Roma) riempita di una buona dose di cioccolato caldo. Nel 1936 gran parte del territorio dell'Abbazia fu espropriato per la realizzazione dell'Esposizione Universale di Roma, denominata E42 perché, su decisione di Mussolini, venne fissata per il 1942, ventennale della marcia su Roma. La guerra bloccò il progetto e le costruzioni, che ripresero soltanto nel 1951, dando vita ad un nuovo quartiere chiamato EUR (dalla sigla dell'Esposizione Universale di Roma) che divenne sede di uffici, musei nonché zona residenziale.

Fonte: www.romasegreta.it

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