Tragedia in Uganda:

la "Restaurazione dei Dieci Comandamenti di Dio",

un movimento post-cattolico

di Massimo Introvigne
 

Il 17 marzo 2000 centinaia di seguaci (le stime non definitive parlano di oltre trecento, con un'ottantina di bambini) del movimento ugandese "Restaurazione dei Dieci Comandamenti di Dio" (Restoration of the Ten Commandments of God, RTCG) sono morti a Kanungu (nel distretto di Rukingiri, 217 miglia a sud-ovest della capitale ugandese Kampala) in un rogo che è stato descritto sia come suicidio di massa sia come omicidio perpetrato dai leader. La scoperta di fosse comuni in altre località porta il totale dei morti a circa mille, e fa del caso di Kanungu la maggiore tragedia di questo genere nella storia recente.

Il movimento è fondato nel quadro di un’epidemia africana di apparizioni della Madonna e di Gesù Cristo non riconosciute dalla Chiesa Cattolica che fa seguito all’inizio, nel 1981, delle celebri apparizioni ai sei veggenti di Kibeho, nel Rwanda, che si protrarranno fino al 1989 e che saranno invece approvate e incoraggiate dalla gerarchia cattolica locale. Le apparizioni che portano alla fondazione della RTCG iniziano nel 1987 nell'Uganda sud-occidentale. Tra i veggenti ci sono Paul Kashaku (1890-1991) e sua figlia Credonia Mwerinde (1952-2000?), una cameriera di bar nota per la sua promiscuità sessuale (che più tardi si qualificherà come ex prostituta, forse esagerando e cercando di presentarsi come novella Maddalena). Kashaku (cui era già apparsa la defunta figlia Evangelista nel 1960) dichiara di avere avuto un'importante nel 1988 e colpisce, fra gli altri, Joseph Kibwetere (il cui nome è trascritto anche come Kibweteere, 1931 o 1932-2000?), nella cui casa è fondato un movimento di devoti delle nuove apparizioni nel 1989.. Kibwetere era stato un uomo politico di qualche importanza locale, dirigente del Partito Democratico di ispirazione cattolica negli anni 1970. Dopo la sconfitta in un'elezione contestata nel distretto di Ntungamo, nel 1980 Kibwetere si trova in pericolo di vita e si rifugia presso il vescovo anglicano di Kabale. Kibwetere è stato descritto nei primi rapporti di polizia come "un ex-prete", ma la Chiesa cattolica locale lo definisce un "collaboratore laico" parrocchiale, o un catechista; potrebbe essere stato ordinato sacerdote in un gruppo scismatico.

I veggenti affermano di avere avuto una visione di Gesù, Giuseppe e Maria, in cui Kanungu è designato territorio sacro, "Ishayuriro rya Maria" ("Il luogo della salvezza da parte della Vergine Maria"); il gruppo vi si trasferisce nel 1994. Deluso dalla politica, Kibweteere si dedica a tempo pieno alla religione apocalittica e diventa dopo la morte di Kashaku il leader del gruppo di dodici apostoli (sei dei quali donne) che il movimento aveva nominato nel 1989, e ha egli stesso visioni (ne registra persino una con l'aiuto di un registratore portatile).Teorizza un cattolicesimo ultraconservatore - tra l'altro, scontrandosi con il vescovo su questioni come la comunione in piedi e in mano (considera lecita solo la comunione in bocca e in ginocchio) e la talare dei sacerdoti - ed è scomunicato dalla Chiesa cattolica. Fra i suoi seguaci ci sono due sacerdoti cattolici (Dominic Kataribabo e Joseph Kasapurari ) - sospesi a divinis, ma apparentemente non scomunicati dal vescovo - e due suore (altri preti passano per il movimento ma finiscono per tornare nella Chiesa). Kataribabo (il cui nome è trascritto anche come Kataribaabo) è dottore in teologia, con studi effettuati anche in California in vista del conseguimento di un Ph.D., ed è l'autore principale dei testi del gruppo. Sembra che in California fosse entrato in contatto sia con il Movimento Sacerdotale Mariano fondato da don Stefano Gobbi (n. 1930), sia con ambienti sedevacantisti.

I due contatti sono ovviamente di diversa portata. Il Movimento Sacerdotale Mariano è talora oggetto di qualche critica per i toni apocalittici di alcuni messaggi di don Gobbi, ma quest’ultimo è un sacerdote della milanese Compagnia di San Paolo (un istituto secolare di diritto pontificio), certamente in comunione con la Chiesa, e del Movimento fanno parte diversi vescovi. Al contrario i numerosi gruppuscoli sedevacantisti non sono in comunione con Roma, e affermano che il soglio pontificio è in situazione di "sede vacante", o perché gli ultimi Papi sono privi di legittimità in quanto eretici o apostati, ovvero (secondo altri gruppi) perché il Papa, di per sé "buono", è tenuto prigioniero da "cattivi" che gli impediscono di esercitare le sue funzioni. I gruppi sedevacantisti sono molti e in conflitto continuo tra loro su una pluralità di questioni: sono uniti solo dalla comune avversione all’attuale gerarchia cattolica, e anche al defunto Mons. Marcel Lefebvre (1905-1991), che dal canto suo non era sedevacantista (riteneva che il Papa sbagliasse gravemente, ma che fosse ancora Papa). Sembra che Kataribabo fosse in contatto con diversi gruppi sedevacantisti in Australia e in Europa, ma è difficile dire quanto dell’intricata teologia sedevacantista sia passato nella RTCG. Alcuni testi di quest’ultima dichiarano lealtà al Papa (ma non ai vescovi), altri implicano che il Papa non sia (più) il capo della Chiesa.

Nel 1994 il movimento RTCG è legalmente riconosciuto, e fino al 1998 ha una licenza per un collegio, revocata dal governo in quell'anno per violazioni dei regolamenti sanitari, possibili maltrattamenti degli alunni e insegnamenti contrari alla Costituzione ugandese. Il messaggio centrale della RTCG era che i dieci comandamenti non sono presi sul serio e devono essere "restaurati". Si dice che i circa cinquemila membri del movimento (che aveva branche in numerosi villaggi ugandesi) evitassero i rapporti sessuali, parlassero poco, per paura di rendere "falsa testimonianza" e utilizzassero un linguaggio a base di segni. Il libro "Un messaggio tempestivo dal Cielo: la fine del tempo presente", scritto principalmente da Kataribabo, afferma: "Non siamo una nuova religione ma un movimento che ricorda al popolo che i Dieci Comandamenti sono stati abbandonati e offre i mezzi necessari per tornare alla loro osservanza". Il libro dà tra gli esempi che "le ragazze preferiscono mettersi i pantaloni degli uomini piuttosto che i loro vestiti", ritornando su un tema tipico in un certo mondo cattolico "di frangia" e ultraconservatore, e presente nella letteratura sedevacantista internazionale. Il messaggio è anche apocalittico: "Tutti voi che vivete sul Pianeta, ascoltate quello che vi dico: alla fine dell’anno 2000 non ci sarà un anno 2001. L’anno che segue sarà chiamato Anno Uno in una generazione diversa dalla presente: una generazione che avrà molti o pochi membri a seconda di quanti si pentiranno (…) Il Signore mi ha detto che uragani di fuoco scenderanno dal cielo e consumeranno tutti coloro che non si saranno pentiti".. Di fronte a questi testi, vale la pena di notare che non sono troppo dissimili da quelli di Kibeho (approvati dalla Chiesa), dove si parla di "torrenti di sangue", enormi incendi e "corpi decapitati", e dove il messaggio centrale della Madonna è che "non c’è più molto tempo per prepararsi al Giudizio Finale. Cambiamo vita, rinunciamo al peccato. Preghiamo e prepariamoci per la nostra morte e per la fine del mondo". Naturalmente a Kibeho l’approvazione della Chiesa apre la strada a una interpretazione nel solco della tradizione secolare delle apparizioni riconosciute, e gli elementi apocalittici sono ricondotti al loro valore metaforico. Quando la RTCG lascia la Chiesa cattolica questa ermeneutica sulla base di una tradizione diventa molto più difficile, e alcune delle immagini di Kibeho sono sia esasperate sia trasformate in modello per atti disperati da parte dei veggenti di Kanungu.

La RTCG era peraltro considerata uno dei meno violenti fra i numerosi gruppi apocalittici ugandesi. Aveva previsto la fine del mondo per il 31 dicembre 1999, spostandola poi al 17 marzo 2000, quando la Madonna sarebbe venuta a Kanungu a portare in Cielo i suoi seguaci. Sembra che dopo il primo fallimento profetico alcuni membri avessero chiesto ai dirigenti di riavere indietro i fondi che avevano versato al movimento: una vicenda identica a quella dell’Ordine del Tempio Solare prima degli omicidi e dei suicidi del 1994, che creava potenzialmente a Kanungu (come nel Tempio Solare) una classe di "nemici" e di "traditori" da distruggere. Molti dei membri della RTCG erano cattolici, ma con i temi cattolici il movimento ne combinava altri tipici del mondo delle AIC (African Initiated Churches - Chiese iniziate da africani -, un termine che presso gli studiosi ha sostituito quello di African Independent Churches, "Chiese africane indipendenti") e anche dello spiritismo etnico locale. Nei giorni precedenti al 17 marzo Kibwetere aveva scritto alla moglie Theresa (che non fa parte della RTCG) implorandola di continuare il movimento dopo la sua dipartita, e una suora aveva percorso i villaggi vicini annunciando la venuta della Madonna. Sembra che, mentre alcuni seguaci sapevano che si preparava un suicidio, ad altri fosse stato semplicemente detto che sarebbe venuta la Madonna a prenderli. Come nel caso (pure da altri punti di vista diverso) del Tempio Solare, le vittime (bambini a parte) possono essere divise in tre gruppi: coloro che sapevano che ci sarebbe stato un suicidio (una minoranza); una maggioranza che si attendeva di "andare in Paradiso" senza sapere però come; e i "traditori" che avevano messo in dubbio l'autorità dei dirigenti e che sono stati uccisi prima del rogo, sia a Kanungu sia nei luoghi delle fosse comuni. La presenza di tre e non solo di due categorie di vittime crea un continuum, più che una dicotomia rigida, fra omicidi e suicidi.

Tra i leader, Kataribabo era stato all’inizio positivamente identificato tra i defunti; la polizia ugandese oggi però lo ricerca e ritiene che sia Kataribabo, sia Kibwetere e la Merinde potrebbero essersi dati alla fuga (un ragazzo li avrebbe visti allontanarsi prima del rogo). Per tutti e tre non esistono documenti dentistici, ed è quindi verosimile che per parecchio tempo (a meno, evidentemente, che li si trovi vivi) si continuerà a oscillare fra la versione che li vuole morti nel rogo (verso cui inclinano le loro famiglie) e quella della polizia secondo cui sono scappati con la cassa. Nessuna delle due si può escludere, anche se si può ricordare che l’idea del santone ladro che scappa con la cassa era apparsa più ragionevole ai media e ad alcune autorità locali anche nel caso del Tempio Solare prima di essere smentita dai documenti dentistici. Forse l’immagine del leader religioso che è insieme sia un truffatore e un ladro, sia qualcuno che crede alle sue stesse rivelazioni fino a morire per esse appare meno "logica" ai non addetti ai lavori: ma nel caso del Tempio Solare si è rivelata l’immagine più esatta (senza, naturalmente, che sia l’unica possibile).

In Uganda esistono centinaia di movimenti religiosi: molti sono di tipo apocalittico e millenarista. E non c'è da stupirsi: l'Uganda ha avuto una sua apocalisse nazionale con il sanguinario regime di Idi Amin Dada e le atrocità della guerra civile. I movimenti apocalittici ugandesi si aspettano giustizia dalla fine del mondo, e non credono più nella politica. Il gruppo più famoso, il Movimento dello Spirito Santo della profetessa Alice Lakwena (oggi in esilio in Kenya), ha combattuto il governo di Kampala in una sanguinosa guerra durata dal 1985 al 1996. Contrariamente a quanto spesso si sostiene, la sanguinaria Lord's Resistance Army di Joseph Kony (che si proclama "cugino" di Alice, di cui è un lontano parente) non è una continuazione del Movimento dello Spirito Santo. Semmai, questo è "continuato" nel movimento del padre di Alice, Severino Lukoya; ma il gruppo di Lukoya e quello di Kony - che hanno un approccio completamente diverso al mondo degli spiriti (Behrend 1997) - si sono scontrati militarmente a più riprese. Governi successivi si sono impegnati nella repressione dei movimenti millenaristi con mano piuttosto pesante. Nel 1999, tra settembre e novembre, il governo ha attaccato e distrutto la Chiesa del Messaggio Mondiale dell'Ultimo Avvertimento di Wilson Bushara e la comunità della profetessa Nabassa Gwajwa.
Gli specialisti di movimenti ugandesi (cfr. Behrend 1997) mettono in guardia dall'applicare categorie occidentali a situazioni specifiche di questo paese. Spesso la lotta fra le "sette" e l'esercito nazionale, con il suo contorno di violenze, protesta (e anche suicidio), riproduce in forme "nuove" conflitti preesistenti di carattere tribale, etnico e politico. Più in generale, le tragedie ugandesi confermano che la violenza collegata ai nuovi movimenti religiosi nasce a causa di una combinazione di fattori esterni e interni (cfr. Wessinger 2000). I fattori interni comprendono in questo caso la personalità dei leader e la loro interpretazione letterale e letteralistica di temi apocalittici comuni nelle rivelazioni private cattoliche, tratti in particolare da Kibeho e dagli scritti di don Gobbi (senza — è superfluo aggiungerlo — che i veggenti di Kibeho o don Gobbi possano essere accusati di alcuna responsabilità nella tragedia). I fattori esterni coincidono con la storia recente e con lo stesso presente nell’Uganda: come concludeva l’editoriale del quotidiano locale "The Monitor" del 4 aprile: "In Uganda le persone sono disperate. Se la situazione non cambia, vedremo altre Kanungu".

Occorre anche guardarsi da generalizzazioni inesatte da "cacce alle streghe" contro i gruppi "millenaristi" in genere. Questi ultimi nel mondo sono migliaia: se alcuni sono pericolosi e criminali, la stragrande maggioranza non è violenta e rispetta la legge. In Africa, come altrove, le generalizzazioni secondo cui tutti i movimenti millenaristi e apocalittici sono "sette" a un passo dal suicidio collettivo sono semplicemente false. Semmai, queste accuse possono amplificare la tensione e la devianza, diventare profezie che favoriscono il loro stesso avverarsi e contribuire a causare quegli stessi mali che dichiarano di voler prevenire.

RIFERIMENTI

Behrend, Keike. 1997. "La Guerre des Esprits en Ouganda: Le mouvement du Saint-Esprit d'Alice Lakwena (1985-1996)". Ed. francese rivista. Parigi - Montréal: L'Harmattan.

Wessinger, Catherine (a cura di). 2000. "Millennialism, Persecution, and Violence: Historical Cases". Syracuse (New York): Syracuse University Press.

Fonte: www.cesnur.org

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