I primi amici di Gesù (2,8-21)

 Mentre Maria e Giuseppe si prendevano cura del piccolo Gesù, ecco che il cielo provvede immediatamente a dare l’annuncio della sua nascita ad alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce.

 Il Signore non invia l’angelo ai ricchi ed ai potenti di Betlemme, ma lo invia alle persone più umili. Da quella mangiatoia si elevano i primi vagiti del Re dei Re e solo alcuni umili pastori sono avvisati per assistere a quell’evento così straordinario. I pastori alla vista dell’angelo si spaventarono, ma l’angelo disse loro: “Non temete, ecco, vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”.

Dopo queste parole dell’angelo apparve una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio dicendo:”Gloria a Dio nel più alto dei cielo e pace in terra agli uomini che egli ama”.

 I pastori, dopo ciò che avevano visto e sentito, andarono senza indugio verso Betlemme alla ricerca di questo bambino avvolto in fasce in una mangiatoia. Giunti a Betlemme trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia.

 L’evangelista non menziona il numero esatto di pastori, li indica semplicemente al plurale.  Ci sembra in ogni caso esaustivo il fatto che fossero diverse persone, perché questo ci porta a concludere che i pastori stessi, nella foga di trovare il bambino, lungo il percorso dovettero chiedere informazioni e cercare di capire dove potesse trovarsi precisamente questo Salvatore. Ecco che Molte persone, di notte, vocianti ed entusiaste per l’avvenimento eccezionale a loro capitato, non possono sicuramente essere passate inosservate. Questo ci porta, ragionevolmente, a concludere che lungo il loro percorso dovettero aggregarsi molte altre persone.

Infatti Luca prosegue il suo Vangelo dicendo, riferito ai pastori, che dopo averlo visto, riferirono (a Maria e Giuseppe) ciò che del bambino era stato detto loro e che tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. Quindi significa che mentre essi raccontavano ai genitori di Gesù ciò che l’angelo aveva detto loro, anche altre persone ascoltavano e si stupivano di tali avvenimenti. Quanti fossero anche qui non ci viene enunciato, ma possiamo essere più che certi che quella notte, davanti a quella povera ed umile mangiatoia, passarono più persone di quelle che dormivano beatamente nell’albergo che non li aveva voluti accogliere.

Sicuramente Maria di questo in cuor suo gioiva, anche se per una neo-mamma lo stare da sola con la sua creatura sarebbe stato più gradito. Lei però, quella prima sera, aveva capito già una cosa molto importante: che Gesù lo avrebbe dovuto dividere con tutto il mondo, che il suo Gesù lo aveva sì portato in grembo lei, ma le era stato come affidato…e non lo avrebbe mai potuto considerare solo suo. Questo suo bambino, come avevano detto i pastori, era stato chiamato “salvatore” dall’angelo, e lei, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.Anche Giuseppe, che era lì accanto alla mangiatoia, serbava i suoi pensieri nel proprio cuore; egli non “farà altro” nella sua vita che stare accanto a quella mangiatoia. Si rese conto anche lui che il principale compito affidatogli da Dio sarebbe stato quello di custodire quel piccolo bambino e sua madre.

Quando i pastori e la gente accorsa lasciarono la piccola stalla Maria e Giuseppe si strinsero forte perché sapevano che avevano un grosso compito affidatogli da Dio. Maria avrebbe voluto essere già a casa sua, a Nazareth, perché in quel luogo non aveva nessuna comodità, non aveva niente di niente mentre a quel piccolo bimbo serviva invece tutto. Gli serviva l’amore di tutto il mondo.

Gesù nasce per noi in una terra straniera, in una casa non sua, tra persone che lo visitano ma che non sono suoi parenti, al freddo e senza neanche un fuoco che lo scaldi. A scaldarlo avrebbe pensato il cuore di sua mamma ma il freddo che Gesù sentì quella notte e tutte le altre notti della sua vita fu il freddo dell’indifferenza della gente, quel freddo a cui lui cercò in ogni modo di opporsi  sino al sacrificio della sua vita.

Fuori il vento faceva scuotere le imposte che si reggevano a stento mentre nella piccola stalla Gesù, finalmente, dopo che tutti se ne tornarono alle proprie case, si addormentò felice sul seno di sua madre.