Santuario della Madonna dell'Aiuto

 
Roccafiorita - Messina
 
 

1. La montagna arde nella notte.

 

I viaggiatori che transitano in treno o in automobile per i ponti che congiungono S.Teresa di Riva a S.Alessio, guardando ad occidente vedono una montagna alta e massiccia che ha la forma di un enorme felino accovacciato, che guarda con le orecchie tese. Nelle ultime notti di agosto il crinale della montagna e bordato da un cordone luminoso color d'oro. Sono lampade elettriche allineate. Al centro del cordone una grande fiamma immobile. E' la facciata del Santuario della Madonna dell'Aiuto le cui luci, a distanza, si fondono. Nella notte dell'ultima domenica d'agosto e nelle notti del sabato e del venerdì che la precedono, la montagna, illuminata a festa, ricorda la celebrazione annuale della più grande manifestazione religiosa della valle d'Agrò, forse la sola che incide nella vita interiore dei pellegrini per un rinnovamento spirituale.

 

2. Roccafiorita ieri e oggi. Il suo nome floreale.

 

E' Roccafiorita un paesello a 800 metri sul mare, e conta appena 289 abitanti. Le sue origini affondano nel secolo XVI. Nel secolo successivo fu principato e contava 58 case e 249 abitanti.
Pietro Balsamo, Marchese di Limina, fu nominato nel 1614, per privilegio di Filippo II re di Spagna principe di Roccafiorita. Fu lui che fondò in Messina la prima casa della Compagnia di Gesù sotto il titolo di S. Francesco Saverio. Morto senza prole, gli successe nel titolo la sorella Antonia, sposata a Giacomo Bonanno. Il piccolo centro, ecclesiasticamente, era una semplice cappellania. E cappellani furono chiamati i rettori della chiesa dedicata all'Immacolata, fino al Padre Don Carmelo Occhino, ultimo dei Cappellani curati e primo parroco del luogo. Egli si interesso infatti perché la Cappellania fosse elevata a parrocchia. E vi riuscì per l'interessamento determinante dell'Onorevole Senatore Di Cesarò. Per sentimento di riconoscente gratitudine. Padre Don Carmelo teneva nella sua stanza, che funzionava da studio e da ricevimento, l'ingrandimento di una foto del Senatore. E a chi gli faceva osservare che Di Cesarò era un massone, egli rispondeva ridendo: " 0 massone o non massone, esclusivamente per merito suo la mia chiesa e parrocchia dall'anno 1911 ".
Civilmente il paesello, sino a tempi a noi vicini, e stato aggregato a Mongiuffi Melia. Solo nell'anno 1947 ottenne l'autonomia. II suo nome attraente sa di forza e di sorriso floreale. Rocca forse ricorda l'antico castello principesco di cui non si conservano più i ruderi; certamente ricorda il massiccio calcareo della montagna rivestita, nelle diverse stagioni, di fiori di prato, di carline, di salvie, di ampelodesmi, di ginestre, di alastre spinose, che hanno fiori simili alle ginestre di origano, di nepitelle e di felci. Gli abitanti sono dediti all'agricoltura e alla pastorizia. E sino al presente i formaggi di Roccafiorita hanno gareggiato con quelli di Antillo, mentre le ricotte meritano la qualifica extra. Una rotabile in via di sistemazione l'allaccia a Letojanni e quindi a Taormina, via Mongiuffi-Melia, mentre una strada la collega, via Limina, alla statale 114 e agli scali ferroviari di S. Teresa Riva e di S. Alessio. Infine, un'ultima strada, la congiunge alla vetta del monte Kalfa, da cui si gode una visione varia e superba sui Peloritani, sulle valli d'Agro, di Letojanni e di Alcantara, su Taormina, sulla piana di Mascali, sull'Etna, sui seminativi e pascoli fioritani, sul bosco comunale di Gerasia, sulle colture di Limina, di Forza d'Agro e di Casalvecchio e sull'apertura dello Stretto di Messina, e, nei giorni limpidi, sulle Isole Eolie.

 

3. La fiera di S. Pietro- II Tempio e l'Abbazia Normanna del santi Pietro e Paolo d'Agro.

 

L'anno 1923 tre fanciulli di Roccafiorita, Carmelo ed Alessandro Occhino, fratelli, e Filippo Occhino, loro cugino, si trovavano alla fiera di S. Pietro che ogni anno si svolge il 27 giugno sulla riva sinistra del torrente Agrò, l'antico Agrilla ai piedi della spianata su cui sorgono i muri perimetrali di un famoso tempio basiliano a tre navate con cupole, dedicato ai Santi Apostoli Pietro e Paolo, che oggi è meta di artisti e di turisti italiani e stranieri. Per tutti noi, ragazzi della valle, era un premio concesso dalle mamme, che scendevano per compre e vendite, andare alla fiera-mercato di S. Pietro. Ma la maggior parte di noi non saliva per vedere quel tempio, che era senza tetto e ridotto a stalla e a fienile per incoscienza dell'autorità responsabile. Nessuno di noi, del resto, avrebbe capito quel gioiello d'arte normanna, di cui rivedo oggi, e ammiro con occhi diversi, le lesène ornamentali, rese vivaci dal giuoco alterno di pietra lavica, di pietra calcarea e di laterizi rossi. A noi interessava soltanto vedere ed ammirare le capanne e le baracche, dove erano esposte pentole, tegami, boccali, bicchieri, posate, barattoli, chincaglierie, grattugie, graticole, ferrarecci, mercerie, confezioni di seta, di lino e di lana. E mentre le nostre mamme facevano rifornimento di cipolle, noi contemplavamo estatici i giocattoli e i dolciumi dei rivenditori di Nizza Sicilia e di altri paesi. Nessuno di noi sospettò che accanto ai muri merlettati e solenni di quel tempio sorse, un tempo, un monastero basiliano, che fu centro di cultura e di pietà e in cui i Basiliani svolgevano in onore di Dio la pomposa liturgia in lingua greca. Solo più tardi saprò che tempio e monastero furono devastati dai Saraceni invasori, nel secolo XI°, e che il magnanimo Ruggero D'Altavilla, Gran conte di Sicilia, ne decretò la ricostruzione realizzata più tardi da suo figlio, Ruggiero 11°, per interessamento di Gerasimo, Abbate del monastero d'Agrò.

 

4. L'avventura di tre fanciulli per una statuetta della Madonna.

 

Ed anche gli Occhino in quel mattino del 27 giugno vi andarono con la mentalità comune a tutti i fanciulli. E, curiosando, con gli occhi radiosi di felicità, videro sopra una tenda, distesa sulla sabbia del torrente, una statuetta di maiolica della Madonna col Bambino. Restarono incantati. Avrebbero voluto comprarla; ma non avevano denaro sufficiente. Chiesero il prezzo. E il rivenditore rispose: 15 lire. Era per allora una somma considerevole, quando si pensa che una pecora si vendeva per 20 lire! Erano tempi in cui i ragazzi più fortunati, per quella circostanza straordinaria, partivano da casa col tesoro di appena qualche lira in tasca, Filippo Occhino, essendo più benestante, aveva 5 lire. Gli altri potevano mettere insieme pochi soldi. Ma, pur di comprare la statuetta, fecero ricorso alla loro mamma per avere 5 lire ciascuno. Era duro per la povera donna donare ai figli la metà del prezzo di una pecora già venduta. Ma, convinta dalle insistenze dei figli, che facevano elogi entusiastici della piccola statua, volle vederla, mentre i tre fanciulli pensavano che forse a quell'ora era stata venduta. Ma la statuetta era ancora la ad attenderli. La buona madre, commossa, diede 5 lire a ciascuno dei figli, e cosi fu comprata. Avvolta, in un pannolino, fu portata con grande gioia a Roccafiorita. Ed ora cosa fare?
I tre fanciulli decisero di tenerla un po' ciascuno per godersela. Mai forse nella loro vita erano stati così felici come in quei giorni. Stabilirono che per primi l'avrebbero tenuta in casa i due fratelli, e poi, in seguito, l'altro Occhino. Pregarono l'arciprete, don Carmelo Occhino, perché la benedicesse. Egli la benedisse volentieri. E cosi stette per un po' in una piccola nicchia in casa dei fratelli Occhino. Alla statuetta diedero il nome di Madonna della Catena, il titolo mariano conosciuto ed amato dalle genti delle due valli di Letojanni e di Agrò. Dopo quella collocazione provvisoria, i tre fanciulli, maturando insieme un loro disegno, si diedero da fare, misero da parte i risparmi di qualche soldo, dato loro in regalo, e raccolsero danaro per la costruzione di una edicola pubblica. E quando ne ebbero tanto da poter pagare la giornata lavorativa di un muratore, realizzarono il loro desiderio e l'edicola fu costruita nel muro della casa dell'Arciprete, sulla strada principale. Nei giorni della festa della Madonna della Catena vi splendeva dall'alto la luce di un fanale pubblico a petrolio e dinanzi al piccolo simulacro bruciava una lampada ad olio d'oliva tra fiori freschi a forma di baldacchino. E la Madonna dei tre fanciulli, riceveva omaggi e preghiere dai pellegrini, che andavano e venivano dai Santuario della Catena in Val di Chiodaro.

 

5. Passarono gli anni: Ognuno per il proprio destino.

 

Ma i tre, prima di separarsi e andare ognuno per il proprio destino, avevano stabilito tra loro: "Quando saremo grandi, faremo cose da grandi" - progettando sin d'allora una chiesa ed una statua a grandezza naturale. Nel 1927 Filippo Occhino entrava nel Seminario Arcivescovile di Messina per prepararsi al Sacerdozio. Il 25 giugno 1929 Alessandro Occhino partiva per gli Stati Uniti d'America in cerca di fortuna. Nel 1933 Carmelo Occhino partiva per fare il soldato. Filippo Occhino nel 1938 veniva ordinato Sacerdote e, dopo un breve tirocinio, veniva destinato Arciprete a Limina.

 

6. Carmelo Occhino nel turbine della guerra: salvo per una invocazione alla Madonna dell'Aiuto.

 

 

Scoppiata la seconda guerra mondiale 1939-1945, Carmelo Occhino fu richiamato alle armi in aviazione, raggiungendo il grado di Sergente Maggiore. Egli fu più volte in missioni difficili, da cui ne uscì incolume. In un giorno tragico del 1942, durante duri combattimenti si trovo circondato da fuochi incrociati, mentre le granate gli scoppiavano attorno e vedeva cadere, l'uno dopo l'altro, i suoi compagni d'arma. Cosciente di essere ormai umanamente perduto, con tutto l'ardore della sua fede invoco la Madonna:" Madonna dell'Aiuto aiutatemi voi "! Egli riferiva con profonda commozione: " Immediatamente cessò il bombardamento. Io ero miracolosamente salvo; ma attorno a me giacevano corpi straziati, sventrati, decapitati, gambe e braccia divelte dai corpi e sanguinanti tra grida di feriti e di morenti ".

 

7. Su ordinazione del sergente maggiore Occhino, la Ditta La Rosa di Roma eseguisce la statua pregevole della Madonna.

 

 Carmelo Occhino

 

E siamo al 1943, l'anno della nostra grande umiliazione. Il Sergente Maggiore Occhino era di stanza a Roma, e, sempre memore della tragedia di quel giorno e della sua prodigiosa salvezza, con il contributo dei combattenti concittadini ed amici, fece eseguire dalla Ditta di Arte Sacra La Rosa e Figli di Roma una statua della Madonna sotto il titolo dell'Aiuto. Ogni giorno seguiva l'opera che veniva su, sotto sua dettatura, perché egli aveva un gusto non comune per l'arte. Lo scultore La Rosa ha potuto affermare essere stata quella la più bella Madonna uscita dal suo studio e che è unica nel suo genere. E chi oggi contempla la dolce bellezza, verginale e materna insieme, di questa immagine, la trova cosi attraente da innamorarsene e non dimenticarla più.

 

8. Con la benedizione alla statua il Papa Pio XII da Il via al culto della Madonna.

 

Prima di farla spedire a Roccafiorita, con una intuizione geniale, per mezzo di amici in contatto con la Santa Sede, riuscì a farla trasportare al Palazzo Apostolico. Per tre giorni fu trattenuta in Vaticano. Il 2 marzo 1943 il Papa d'immortale memoria Pio XII si soffermò a contemplare la bellissima Immagine, si compiacque altamente con il devoto presentatore che con spirito di grande fede l'aveva fatta eseguire, e poi la benedisse con quella effusione di cuore che gli era propria. Poiché è risaputo che il Grande Pontefice è stato, tra l'altro, un papa mariano, d'intelligenza solare e di profonda vita ascetica, per cui negli stessi ambienti vaticani si è iniziato il processo apostolico per la sua beatificazione. Nello stesso tempo il Pontefice, dietro richiesta, concedeva la Benedizione apostolica e l'Indulgenza plenaria in articulo mortis a Carmelo Occhino e alla sua famiglia, qualora in fin di vita, non potendosi confessare e comunicare, invocassero, pentiti, il Santissimo nome di Gesù.
L'Osservatore Romano dava notizia di questo incontro il 17 marzo 1943. Nello stesso tempo il Papa benediceva il vecchio Parroco Occhino e i fedeli di Roccafiorita, dai quali si riprometteva una sincera e fervida devozione alla Madonna.

 

9. Un viaggio rischioso da Roma a S. Teresa di Riva.

 

 

Ed ora si presentava il problema della spedizione della statua. Si era nel periodo più critico della guerra. Le ferrovie non accettavano più spedizioni. Pochi e malsicuri erano i treni che viaggiavano rischiosamente sotto la minaccia incombente dei mitragliamenti e dei bombardamenti. Tramite amici influenti, Carmelo Occhino ottenne dai Ministero dei Trasporti di potere spedire la statua in una cassa, come bagaglio personale, sullo stesso treno con il quale egli viaggiava. Fu un viaggio di suspense. Il treno attraversava incolume lo Stretto di Messina e raggiungeva S. Teresa di Riva, da dove la cassa sarebbe dovuta proseguire per Roccafiorita via Torrente Agrò e Limina, sopra un carretto. Ma il torrente Agrò era in piena per le molte piogge e per lo scioglimento delle nevi dei contrafforti Peloritani. Quindi la cassa fu dirottata per Letojanni.

 

10. Gallodoro accoglie con entusiasmo il Santo Simulacro che il 14 marzo raggiunge Roccafiorita.

 

Attraverso Melia e Mongiuffi avrebbe dovuto raggiungere Roccafiorita. Ma al bivio Mongiuffi-Melia-Gallodoro era già buio e seguitava a piovere. II cavallo che trascinava il carretto con la cassa su per i tornanti, imbocco più volentieri la strada per Gallodoro, dove giunse a tarda ora. La notizia di quell'arrivo si diffuse nel paesello, e anche il Parroco Don Carmelo Ridolfi ne venne a conoscenza. Egli non sapeva rassegnarsi all'idea che quel Simulacro della Madonna benedetto dal Papa, fosse ospitato in un fienile mentre c'era la Chiesa. E cosi fu trasferito alla parrocchiale, fu scoperto e sistemato su una portantina. L'indomani suonarono a festa le campane. La Chiesa era rigurgitante di fedeli. II parroco salì sul pulpito e tenne un discorso cosi commovente da strappare a tutti i presenti, compreso lui, le lacrime. Subito dopo si ordinò la processione. In testa il parroco. Dietro, il Simulacro portato a spalla in portantina. E per il vecchio sentiero malagevole e tortuoso, recitando il Rosario si raggiunse Roccafiorita. Era il 4 marzo. Carmelo Occhino, presente, ci tenne a che tutti sapessero che la Statua della Madonna era stata eseguita per opera della fede dei combattenti, e che questo titolo di onore non avrebbe dovuto essere dimenticato mai in avvenire come non si sarebbe dovuto mai dimenticare che era stata benedetta dal Santo Padre Pio XII. I fedeli di Roccafiorita ricevettero con entusiasmo indescrivibile e piangendo di gioia la statua meravigliosa in cui videro la sicura protezione e predilezione di Maria per loro.

 

11. Monte Kalfa scelto per l'erezione del Santuario. Primo viaggio della Madonna In montagna.

 

Intanto Giuseppe Manuli fu Carmelo, reduce sofferente della prima guerra mondiale, propose che, terminata la guerra, si sarebbe dovuta portare la Madonna sul Monte Kalfa. Era l'anno 1944. Si era discusso, prima della proposta del Manuli, sulla località da scegliersi per il nuovo Santuario. Chi voleva sorgesse in contrada Serro, chi al Serro Nugarese, chi sulla Rocca S. Giovanni, chi a Santo Leo, chi sul monte Kalfa. Per quest'ultima scelta si presentava la diffcoltà di mancanza di strada di accesso. Prevalse la scelta del monte Kalfa, e furono designati per la esecuzione del progetto di lavoro Occhino Carmelo fu Carmelo, Manuli Giuseppe fu Carmelo, Saglimbeni Filippo fu Domenico e Lombardo Carmelo fu Giuseppe. Si lavorò intensamente per tracciare una strada mulattiera, strettamente transitabile. II 29 aprile 1945 finiva la guerra. Il 24 maggio successivo, sacro a Maria Ausiliatrice, titolo che risponde a Maria dell'Aiuto, la Madonna salì con grande concorso di pellegrini di Roccafiorita, Limina, Gallodoro, Mongiuffi, Melia e Antillo sul vertice del monte. La Madonna fu posta sopra una roccia spianata, che fu anche altare, su cui Don Carmelo Occhino, vi celebrò la Messa, la prima fra le innumerevoli che si sarebbero celebrate in seguito. Cosi la montagna riceveva il crisma della sacralità. Per cui se Val di Chiodaro e la Valle Santa per la Madonna della Catena, la Rocca di Kalfa, dal 1945 è la Santa Montagna per il titolo dell'Aiuto. In occasione della prima salita della Madonna sul monte Kalfa, a qualche sacerdote venne in mente la salita di Maria ad Ain Karim, sui monti di Giuda: "Si mise in viaggio in tutta fretta verso la montagna" (Lucal-39).

 

12. Ferve il lavoro per opera dei fratelli Occhino.

 

Frattanto Carmelo Occhino scrive a suo fratello Alessandro negli Stati Uniti sollecitandolo a raccogliere denaro quanto più può per la costruzione del Santuario. E Alessandro si mette all'opera, donando il suo valido contributo e facendo una prima colletta tra concittadini amici. Può spedire cosi le prime 100 mila lire. Il progetto del Santuario, ideato con gusto da Carmelo Occhino veniva approvato dal Vicario Generale di Messina Mons. Rosario D'Andrea, e, col contributo di offerte dei fedeli di Roccafiorita e del paesi vicini, s'iniziarono i lavori. Nel 1950 Alessandro viene appositamente dall'America con la sposa, signora Anna, la quale si associò alle donne del paese portando in testa tavole su per la mulattiera ripida. In una documentazione filmata, che è stata proiettata negli anni successivi sul sagrato della Chiesa di Roccafiorita e dinanzi alla Comunità dei Fioritani in America, si vedono uomini e donne che, con entusiasmo indescrivibile, salgono portando in testa e sulle spalle materiale da costruzione, senza chiedere altra ricompensa che la benedizione della Madre dell'Aiuto.

 

13. Inaugurazione del Santuario rustico e festeggiamenti ufficiali nell'Anno Santo 1950.

 

II venerdì, 25 agosto dello stesso anno, si portò la Madonna dalla Parrocchia alla Montagna. C'era immenso concorso di pellegrini. Si parti da Roccafiorita alle ore 8,30. Alle 10 si era al Santuario che veniva benedetto e inaugurato dall'Arciprete di Limina, Don Filippo Occhino, delegato per l'occasione dalla Curia Arcivescovile di Messina e assistito dallo zio Don Carmelo Occhino, Arciprete di Roccafiorita, e dal Sacerdote Dottor Giorgio Previti. Giorno 26, sabato, dall'alba alle 11, celebrazione di Messe piane. Alle 11, Mons. Antonino D'Attila, rappresentante della Curia, celebrò Messa Solenne. Alle 20 si svolse la processione lungo il dorsale della Montagna. Alle 22 fuochi artificiali. Domenica, 27, alle 7 si ripartì dalla montagna processionalmente con tutti gli stendardi Mariani, e alle 9 si raggiungeva Roccafiorita. Alle 11 si celebro Messa solenne. I canti furono eseguiti dai Sacerdoti dei paesi limitrofi che cantarono la Messa "Te Deum Laudamus" del Maestro Lorenzo Perosi. Alle 19 processione per le vie del paese, alle 22 concerto musicale. Alle 24, con fuochi artificiali si chiudevano i festeggiamenti dell'anno 1950 per l'inaugurazione del Santuario ancora rustico. Cosi l'opera degli Occhino, iniziatasi alla Fiera di S. Pietro nel lontano 1923 con la compra della statuetta in maiolica e col successivo proposito di fare cose più grandi quando sarebbero diventati adulti, diventava realtà per mezzo dei due fratelli Carmelo e Alessandro.

 

14. L'attività spirituale di Don Filippo Occhino. I Parroci di Roccafiorita che hanno zelato il culto alla Madonna dell'Aiuto.

 

II loro cugino, Don Filippo Occhino, che da 34 anni è Arciprete di Limina, dove ha svolto il ministero pastorale con coscienza sacerdotale, rendendo testimonianza a Cristo in condizioni ambientali spesso difficili, ma superate dal suo caratteristico sorriso bonario ed ottimista, ha collaborato validamente per rendere sempre più completa e interessante, dal punto di vista spirituale, la festa annuale della Madonna. Ogni anno, con potenti trombe sonore dall'alto della Montagna egli fa giungere a valle i suoi richiami a una vita cristiana più coerente, mettendo in rilievo le illusioni momentanee che possono procurare il benessere economico e i piaceri terreni, che, sperimentati, lasciano il cuore umano insoddisfatto. E ricorda il monito della Madonna ai servitori delle nozze di Cana: "Fate tutto quello che Egli vi dirà" (Giovanni II, 5). Tra i sacerdoti, che hanno collaborato con entusiasmo nelle ricorrenze annuali, meritano particolare menzione P. Leonardo Trischitta, parroco di Mongiuffi, P. Filippo Restifo, parroco di Roccafiorita P. Domenico Di Natale e P. Gaetano Sciacca della diocesi di Acireale.

 

15. II sereno tramonto di Carmelo Occhino in una visione della sua Madonna. La dipartita del vecchio Arciprete.

 

Passati alcuni anni, Carmelo Occhino, il pioniere della devozione alla Madonna dell'Aiuto, l'ideatore del Santuario, che non era caduto in guerra, a soli 42 anni lasciava la terra per andare incontro alla sua Madonna in Cielo. Colpito da un male, ribelle ad ogni cura, nel gennaio 1953 fu ricoverato nell'Ospedale Regina Margherita di Messina. Il 24 dello stesso mese verso le ore 10 la Signora Alfia, sua moglie che lo assisteva, si trovava al capezzale dell'infermo che soffriva molto e apriva e chiudeva gli occhi senza poter dormire, quando senti gridare il marito: "Alfia! Alfia! Sai chi ho visto in questa stanza? - Chi hai visto? - Ho visto la Madre dell' Aiuto e mi ha detto: Non aver paura. Ti porterò con me!". La signora si rallegrò, pensando che la Madonna le guarisse il marito. Non aveva capito il senso chiaro del messaggio celeste. Dopo di aver predisposto tutto per i suoi funerali, per i quali richiese la presenza degli stendardi della Madonna dell'Aiuto, dell' Immacolata e dell'Addolorata, oltre la bandiera dei combattenti, il 12 febbraio 1953, Carmelo Occhino rendeva serenamente la sua anima a Dio. La Madonna, secondo la promessa lo portò con se. E fu. miracolo più grande di una guarigione corporale, che sarebbe stata sempre effimera, come effimera è la nostra vita umana. Lasciava due figli: Santina e Carmelo. Ancora una volta si verificava ciò che è scritto nel libro dell'Ecclesiastico e che dalla Chiesa vien messo sulle labbra della Madonna: "Quelli che mi mettono in luce avranno la vita eterna"!. (Ecclesiastico - Cap. XXIV, Vers. 31). Nello stesso anno moriva il vecchio Parroco di Roccafiorita lieto di aver potuto affidare ai suoi parrocchiani e alle genti dei paesi vicini una nuova devozione alla Madonna, che auguriamo si estenda sempre più nel tempo e nello spazio.

 

16. Fervore di lavoro di Autorità e di popolo nel nome di Maria.

 

Nel decorso degli anni l'Amministrazione comunale di Roccafiorita, riuscì a far giungere al Santuario la palificazione per la luce elettrica, facendola elencare come legata al centro. Da allora una lampada elettrica indica ogni notte ai viandanti vicini e ai passeggeri che transitano per i ponti di S. Teresa e Sant'Alessio che lassù, la Madonna, Stella del nostro cammino, veglia su tutti, e tutti invita a rivolgersi a Lei per ricevere aiuto.
I reduci dell'ultima guerra sono sempre i primi nella commissione per i festeggiamenti annuali, e collaborano ogni anno con sempre crescente entusiasmo. Tra i molti meritano di essere menzionati: il Prof. Filippo Gualtieri - i fratelli Manuli Giuseppe e Filippo fu Carmelo - Miano Giuseppe fu Gateno e Orlando Filippo di Concetto. II sindaco Gioacchino Chillemi ha realizzato la strada per la montagna, facendovi salire una ruspa spianatrice e facendovi eseguire in seguito i lavori di sistemazione. Dall'agosto dell'anno scorso 1972 è stata portata l'acqua, mandata su dall'elettropompa del Serbatoio di Roccafiorita. Si spera quanto prima creare i locali annessi al Santuario in modo da renderlo efficiente e moderno - vera oasi dello spirito - dove la Madre del cielo riceve, ristora e conforta i suoi figli in questa Valle di lacrime.

 

17. Alessandro Occhino realizza con attività insonne l'ideale del fratello.

 

Alessandro Occhino, che ha preso in mano la fiaccola del fratello, ha curato a proprie spese diversi cortometraggi a colori per dare ai Fioritani, residenti negli Stati Uniti, un'idea del Santuario e della devozione profonda del nostro popolo alla Madonna dell'Aiuto. Egli ha molto contribuito col frutto del suo lavoro e ha fatto affluire continuamente denaro per diversi milioni, offerto dai concittadini d'America. Nel 1955 Fortunata Ciatto, in seguito a una immediata guarigione da una malattia alla testa che la teneva preoccupata, ha offerto alla Madonna un lampadario. Domenico Miano ha dotato di una campana di 108 chili il Santuario nel 1965. La signora Anna, moglie di Alessandro, ha offerto 500 dollari e Domenico Miano 600 dollari. Nel 1967 Alessandro Occhino dotava il campanile del Santuario di una seconda campana di 240 chili.

 

18. L'anima del nostro popolo nei pellegrinaggi penitenziali alla Santa Madonna.

 

I pellegrini affermano di avere ricevuto innumerevoli grazie tra cui tante guarigioni. E se non fossero le loro labbra a testimoniarlo, basterebbe la loro presenza, ogni anno sempre più numerosa. Perché, malgrado l'imperversare orgiastico di un materialismo pratico e avvilente, per cui cresce la fame di benessere economico e di piaceri sensuali, sollecitati dai mezzi di comunicazione sociale quali la stampa, la radio, la televisione e il cinema, il fondo dell'anima del nostro popolo credo ancora ai valori supremi dello spirito. E se non nella forma classica di S. Agostino, sommo tra i Padri della Chiesa, che in gioventù conobbe e visse le umane miserie, certo nella sostanza, la nostra gente esprime l'angoscia dell'insoddisfazione di ciò che è materiale, e, sotto forme vane, rivolge a Dio l'anelito agostiniano: "0 Signore, tu ci hai fatti per te e il nostro cuore sarà sempre infelice finche non si riposi in Te". (Confessioni, Ga,p. 1). II Sergente Maggiore Carmelo Occhino riposa lassù, nel piccolo modesto Cimitero assolato della sua Montagna, al cospetto della grande valle d'Agrò. Ma la piccola scintilla da lui suscitata si è dilatata in un grande incendio di fede nella Madonna dell'Aiuto. E ogni anno, negli ultimi di agosto, salgono alla Santa Montagna, uomini, donne, giovani, vecchi e fanciulli per tributare i loro omaggi alla dolce Madre Comune. Salgono uomini affranti da sofferenze a noi ignote, ma speranzosi nell'Aiuto soprannaturale di Maria. Salgono in un bagno di sudore, portando tra le braccia e poggiate a una spalla torcioni accesi su per l'erta montana, tra il dardeggiare del sole di Ferragosto. Salgono silenziosi, com'è costume della maggior parte degli uomini, noncuranti del motteggi degli spiriti forti, che nel loro orgoglio credono di aver raggiunto le dimensioni del superuomo e non si degnerebbero scendere al livello dell'umiltà che tende le mani e implora. Salgono donne, madri, spose, figlie, sorelle. E tante di loro col cuore macerato e torchiato dalla sventura, per chiedere in lacrime aiuto alla madre dell'Aiuto. Salgono ragazzini e bambine che portano con la loro presenza una nota primaverile di speranza e di fiducia nell'avvenire, mentre scandiscono con le loro voci argentine le Avemarie del Rosario, intercalandole di canti mariani. Tutta la montagna prega e canta, piange e spera, gioisce e si esalta, e, a notte, risplende di luci d'oro, durante i tre giorni della grande ricorrenza. Ma quando la Madonna, salendo e scendendo dal Santuario passa all'altezza del Cimitero, i pellegrini di Roccafiorita, di Limina, di Antillo, di Mongiuffi Melia, di Casalvecchio, di Savoca, di Santa Teresa, di Sant'Alessio, di Giardini, di Taormina, di Gallodoro che ebbe per prima l'onore di venerare ufficialmente la Madre dell'Aiuto, ricordino che in quel cimitero riposano, nell'attesa della Resurrezione, le ossa di Carmelo Occhino, l'ideatore del prodigioso simulacro, il Progettista del Santuario sulla cima del Monte, il Pioniere della nuova devozione a Maria. Abbiano per lui e per tutti coloro che hanno dato la vita o parte di essa per la fede alla S.S. Madonna dell'Aiuto, un pensiero di devota gratitudine.

 

OFFERTA

 

O Maria SS. dell'Aiuto, Madre nostra tenerissima, accettate l'offerta dei nostri cuori che oggi vi facciamo, ed in segno che l'avete accettata, prendeteci sotto la vostra speciale protezione. Mostratevi qual siete verso di noi, madre di bontà e misericordia, specialmente in questi tristi tempi. Conquistate i nemici della nostra religione e preservate dalla irreligione e dalla empietà l'incauta gioventù, esposta a tanti pericoli di anima e di corpo. Concedete la pace al mondo, il trionfo alla S. Chiesa, la pace nelle famiglie e la vostra benedizione al nostro paese. Aiutateci in tutti i momenti della nostra vita e otteneteci dal vostro Gesù, che sorreggete in braccio, dopo una vita cristianamente vissuta, la gloria del Paradiso. Cosi sia. Prega per noi Madonna dell'Aiuto E noi saremo degni delle promesse di Cristo.

 

ORAZIONE

 

O Dio Onnipotente e misericordioso, che a difesa del popolo cristiano hai mirabilmente stabilito nella beatissima Vergine Maria un continuo aiuto; concedi propizio, che, combattendo in vita muniti di tale scudo, possiamo in morte riportare vittoria del maligno nemico. Per Cristo Nostro Signore. Amen.

 

INNO A MARIA SS.MA DELL'AIUTO

Ai tuoi piedi, o gran Regina,
noi tuoi figli ricorriamo,
Dolce Madre a te chiediamo
uno sguardo di bontà.
A te Madre dell'Aiuto,
ricorriamo con fervore;
Le preghiere accogli e i voti
che ti volge il nostro cuor.

Salve, o Stella del mattino,
Salve, o luce al navigante,
ci proteggi in ogni istante,
o gran Madre di pietà.
A te Madre ...
O salute degli infermi,
o conforto degli afflitti,
dona a tutti i derelitti
il tuo aiuto nel dolor.
A te Madre ...
Tu sai bene, o Madre amata,
che noi siamo figli ingrati,
il perdono dei peccati
deh! ci ottieni dal Signor.
A te Madre ...
Se il serpente insidiatore
coi suoi lacci ci fuorvia
invocando Te Maria
possiam vincere l'error.
A te Madre ...
Per la Patria ti preghiamo,
pei fratelli sofferenti,
per la luce nelle menti;
per conforto di chi muor
A te Madre ...

O pia Madre, in ogni istante
ci proteggi col tuo manto,
con sul labbro il nome santo
vogliam vivere quaggiù.
A te Madre ...
Quando il termine si appressa
della breve vita umana,
Tu benigna il ciel ci addita
e ci dona al buon Gesù.
A te Madre ...

 

I fatti sopra descritti sono tratti dal libro: "Storia della Madonna dell'Aiuto" 14-04-1972 scritto dal Rev. Padre Isidoro Musumeci.

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