Le apparizioni di Montagnaga di Pinè (Trento)

Un certo Giacomo Moser, pio contadino di Montagnaga, al principio del secolo XVIII si era recato più volte al santuario della Madonna di Caravaggio, e, in uno dei suoi viaggi, aveva portata una Immagine della Madonna che esponeva su un altare della chiesa parrocchiale di Montagnaga - dedicata a S. Anna - il 26 maggio di ogni anno. Il racconto delle grazie, e delle feste di Caravaggio suscitava in molti il desiderio di seguirlo nel pio pellegrinaggio.

Fra gli altri c’era anche una giovane di nome Domenica Targa (9 agosto 1699 - 24 ottobre 1764), nata in una frazione di Montagnaga detta Guardia. Era però difficile ottenere il consenso dei genitori. Per il resto quattro o cinque giorni di cammino per l’andata, e altrettanti per il ritorno, scarsità di mezzi e di cibo - non si spaventava.

Avrebbe sopportato tutto volentieri per amore di Maria!

Ma, come ottenere il consenso del padre, soprattutto, che la voleva legate al suo ufficio di pastora, da non lasciarle libero nemmeno il pomeriggio dei giorni festivi? E così la giovane viveva giorni di ansia e di attesa. 

Ma venne l’intervento di Maria. Verso il mezzogiorno del sabato 14 maggio 1729, Domenica stava con i suoi armenti nella conca del “Palustel” (oggi detta “Comparsa”).

A un tratto, tutte le bestie, come colte da terrore, si mettono a fuggire disorientate. Domenica, che stava recitando il rosario, esce in un’esclamazione: "Gesù, Maria, aiutatemi!". Appena pronunciata l’invocazione, vide davanti a se una bellissima Signora in vesti candide come la neve. “Figlia mia, che fai?” le chiese. “Recito il rosario”, rispose Domenica.

La Signora la lodò e, dopo averle fatto esprimere l’ardente desiderio di recarsi a Caravaggio, soggiunse: “Ubbidisci a me. Non andare a Caravaggio. Invece, la sera della festa dell’Ascensione, (quell’anno era il 26 maggio) recati nella chiesa di S. Anna, dove sarà esposto il quadro della Beata Vergine di Caravaggio. Tu inginocchiati sul primo gradino dell’altare: vedrai una cosa bellissima”.

“Chissà se i miei genitori mi permetteranno di andare a Montagnaga a quell’ora!” osservò la fanciulla.“Non temere, te lo permetteranno di sicuro!” soggiunse la bella Signora e scomparve.

Particolare del paliotto

Venne il 26 maggio 1729, festa dell’Ascensione. Senza eccessive difficoltà, Domenica poté intervenire alla funzione nella chiesa di Montagnaga. Si cantavano, quel giorno, anche le litanie dei Santi, per ottenere il dono della pioggia. All’invocazione: “Omnes sancti Martyres” Domenica Targa si piego sul fianco destro, e rimase in quella posizione, come estranea a quanto succedeva intorno, finche la funzione fu finita. Quando i sacerdoti, uscendo dalla sacrestia, la richiamarono alla realtà, si lamento di essere stata tolta da una dolce visione: vedeva la Vergine SS. con il Bambino in braccio nella destra aveva il rosario e stava invitandola a manifestare la sua apparizione a tutto il popolo presente.

 

Naturalmente, ci furono anche gli scettici: specialmente tra il clero. Ma la pia giovane, prima di tornare a casa, fu costretta da una forza interiore a proclamare, per tre volte, le meraviglie della Vergine Maria e la Sua presenza.

Intanto, pur tra vari commenti e contrasti, cominciò a svilupparsi una particolare devozione per la Vergine SS. di Caravaggio, anche sull’altare della chiesa di S. Anna. Lo zelante Giacomo Moser fece preparare dalla pittrice trentina Elena Zambaiti un nuovo e più grande quadro della apparizione della Madonna a Giovanetta Varoli. E’ la sacra Immagine che tuttora veneriamo a Montagnaga di Pinè, mentre il canonico mons. Girolamo conte Bucelleni, fece ricostruire l’altare nella forma in cui lo vediamo oggi. Tutto fu preparato con tanto zelo e rapidità, che gia 1’8 settembre dello stesso anno 1729 si poté procedere alla benedizione del nuovo altare.

Era stato predisposto un rito solenne con la partecipazione del pievano di Pine.

Già la gente di Montagnaga si trovava raccolta in chiesa, e si sentivano arrivare le invocazioni del popolo che veniva processionalmente da Baselga, quando la Vergine SS. apparve alla Veggente con il Bambino sulle braccia, ma questa volta ferito e sanguinante, ed era seguita dai santi Gioacchino, Anna e S. Giuseppe. La SS. Vergine stessa benedisse il quadro, e poi - dopo aver imposto a Domenica di gridare per tre volte “viene la Beatissima Vergine” - assicurò che quello sarebbe stato il luogo nel quale avrebbe accolto le preghiere dei suoi devoti. Mostrando, poi, le ferite del suo divin Bambino, spiegò che esse erano causate dai peccati, ed esorto a pregare molto per la conversione dei peccatori.

 

Naturalmente, anche questa volta, Domenica Targa incontrò scetticismo, specialmente del pievano di Baselga.

Ma la SS. Vergine, quasi a consolare Domenica, le apparve, due giorni dopo, per la quarta volta, nella località detta “Pralongo”, e la esorto a esporre tutto al suo confessore, don Michele Bernardi, che l’avrebbe aiutata. 

Difatti fu così. L’Autorità diocesana promosse un regolare processo canonico, che duro più anni, e che si concluse con l’autorizzazione a celebrare solennemente la festa dell’apparizione di Maria in Montagnaga nel giorno 26 maggio.

Intanto la Vergine SS. comparve un’ultima volta a Domenica Targa nella chiesa di S.Anna in Montagnaga, il 26 maggio 1730. Avvolta da una luce fulgidissima, e circondata da uno stuolo di vergini, la Madonna invocò la benedizione del Signore sopra la moltitudine dei presenti, operò alcune guarigioni, manifesto a Domenica la sua soddisfazione, e, salutandola amabilmente, s’allontanò per sempre. L’incontro successivo sarebbe avvenuto in cielo, il 24 ottobre 1764.

 

Nel casale di Guardia esiste ancora la casetta ove nacque, visse, e morì la fortunata pastora. E’ una misera stanza a pianoterra con le pareti e la volta senza intonaco, e pure rozza ne è quella parse esterna in cui s’aprono la porta, e l’unica piccolissima finestra.

Vi si conserva una cassa appartenuta gia alla Targa, e, recentemente, vi si vedeva anche il focolare, che era un semplice scheggione di pietra sporgente dal muro nell’angolo in fondo a destra, tolto di là per impedire l’infiltrazione dell’acqua nella stanza.

Sull’esterno della parse nuova della casetta, restaurata nel 1891 per cure dell’amministrazione del santuario che ne fece l’acquisto, fu apposta un’iscrizione commemorativa.

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