Apparizione di Agreda

Spagna

La Vergine apparve più volte, durante la sua vita, alla venerabile suor Maria di Gesù (1602-1665), badessa del convento di Agreda delle Francescane scalze concezioniste. Maria Coronel era nata il 2 aprile 1602 ad Agreda da una nobile famiglia decaduta; i suoi genitori erano Francisco Coronel e Catalina Arana. A otto anni fece voto di verginità; a dodici sua madre Caterina trasformò la sua casa in un convento, nel quale entrarono le sue due figlie e poi altre ragazze di Agreda.

Nel 1627 la Madonna stessa disse a suor Maria che sarebbe diventata badessa del convento fondato dalla madre. Oltre alle visioni della Madonna col Bambino Gesù, suor Maria godette di altri straordinari favori divini: sentiva un soavissimo gusto nel ricevere l'Ostia santa; vedeva il Santissimo circondato da vivo splendore; ebbe visioni di gesù tutto coperto di piaghe che la incitava a soffrire per amore suo ed ebbe il dono della bilocazione grazie alla quale apparve numerose volte in America agli indiani (Xumanas e di altre tribù) per catechizzarli.

Nel 1654 fu elevata alla visione della Santissima trinità, davanti al cui trono professò imitatrice e figlia della santa Vergine. I favori celesti di cui godette la Venerabile badessa non furono mai disgiunti da sofferenze fisiche e morali e da crudi attacchi del demonio. Nel 1627, lo stesso anno in cui fu nominata badessa, si sentì spinta da Dio a scrivere la vita della Madonna.

Dopo aver atteso per dieci anni, nel 1637 scrisse "Mistica Città di Dio" ("Mística Ciudad de Dios"), ovvero la vita della Madonna. Nel 1654 tale opera fu data alle fiamme per ordine di un sacerdote, suo confessore temporaneo.

Nel 1650 il suo nuovo confessore le comandò di scrivere una seconda volta la vita della Madonna, facendole mettere per iscritto pure la propria vita e le sue esperienze mistiche. L'opera fu terminata nel 1660 e divulgata sotto il titolo "Mistica Città di Dio". Approvata dall'Inquisizione spagnola nel 1686, proprio grazie al suo rigore teologico ed ai suoi edificanti contenuti, ebbe una grandissima diffusione, nonostante i tentativi più volte compiuti di messa all'indice da parte di avversari prevenuti.

Madre Maria morì il giorno di Pentecoste del 24 maggio 1665 nel suo monastero di Agreda. Lo straordinario fenomeno della conservazione del suo corpo, rimasto inalterato dopo la morte della religiosa, è stato oggetto di quattordici riconoscimenti ufficiali. Con l’ultimo avvenuto il 20 maggio 1989, venne collocato nella Chiesa della Concezione ed esposto al pubblico.

Madre Maria di Agreda è una figura femminile di eccezionale levatura, non solo per il suo tempo, che con i suoi insegnamenti, con le sue influenze spirituali e le sue straordinarie virtù ha saputo conquistare il mondo.

Notizie tratte dal libro "Apparizioni mariane" di M.Gamba, Ed. Segno

La signora in blu che convertì i pellerossa


di Vittorio Messori
Corriere della Sera - 5 aprile 2003

Giunge una lettera dal Texas. Quel luogo nell’indirizzo del mittente suscita immediate, e ovvie, associazioni: i film western, naturalmente; i fumetti di colui che non a caso si chiama Tex; il centro spaziale di Houston; Dallas, la soap opera per antonomasia. Magari, in questi tempi di guerra, lo Stato americano che ha la più alta percentuale di arruolati tra i marines. Quelle due sillabe richiamano molte cose. Molte, ma non certamente una claustrale spagnola del Seicento che mai lasciò il suo monastero di Ágreda, cittadina sperduta sui monti della Vecchia Castiglia. Eppure, è proprio così: dentro la busta, trovo l’invito a partecipare a un grande convegno organizzato da un pool di università texane sulla venerabile suor Maria de Jesús de Ágreda. Mi si avverte che, alla fine dei lavori, verrà proposta la firma di una petizione, già più volte rinnovata, perché la francescana sia proclamata protettrice ufficiale dello Stato del Texas. Se si chiede anche a me una relazione è perché, avendo indagato per un libro su un prodigio nella Spagna del XVII secolo, non potevo non avere approfondito la figura dell’autrice de La mistica città di Dio , uno dei testi più straordinari e misteriosi della letteratura religiosa.

Nata nel 1602 e morta nel 1665, chiusasi a 12 anni nel monastero di clausura fondato da sua madre e nella sua stessa casa, Maria de Jesús riempì della sua fama la Chiesa barocca. Filippo IV, capo dell’impero già in declino ma su cui ancora non tramontava il sole, scambiò con lei centinaia di lettere. Dalle mura della clausura, filtravano notizie sugli straordinari carismi della religiosa, tra i quali visioni e locuzioni che la portarono a scrivere le migliaia di pagine - piene, tra l’altro, di profezie che la storia ha confermato - de La mistica ciudad de Diós. È una sorta di biografia della Madonna diffusa in milioni di copie, in ogni lingua, ancor oggi continuamente ristampata e che conta nella Chiesa ammiratori entusiasti e detrattori accaniti.

Proprio quell’opera, di insondabile profondità, pare essere l’ostacolo che ha sinora impedito che Maria de Jesús salga da venerabile a beata: l’istituzione ecclesiale, si sa, diffida dei carismatici. Come confermano, non ultimo esempio, le traversie di padre Pio. Ma veniamo al Texas. C’è, qui, una delle vicende più incredibili - e, al contempo, più storicamente attestate - dell’intera storia cristiana. Precisiamo subito che questi eventi hanno superato il più rigoroso e temibile degli esami: quello dell’Inquisizione spagnola che - con i suoi metodi collaudati, che provocavano il crollo psicologico di qualunque simulatore - giunse a interrogare la religiosa per dieci ore al giorno durante molte settimane. Alla fine, quegli implacabili inquisitori si arresero, conclusero che i fatti straordinari erano veri e che, dunque, suor Maria de Jesús non doveva essere disturbata. Del resto, sono giunti alla stessa conclusione anche gli storici americani dei nostri giorni, molti dei quali protestanti, ebrei, agnostici: non a caso il convegno di cui parlavo è organizzato non da istituzioni religiose, ma da laicissime facoltà universitarie. Successe, dunque, che all’inizio del Seicento, i francescani decisero di avanzare a nord del Messico con le loro missioni. Raggiunsero così il territorio dell’attuale Texas, ma anche quello dell’Arizona, della California, del New Mexico. Subito, dovettero fare i conti con le bellicose tribù dai nomi leggendari: apaches, navajos, comanches.

Le prime spedizioni furono massacrate. Ma la resa non è nelle tradizioni francescane: così, nel 1622, partiva un nuovo gruppo, guidato da padre Alonso de Benavides. Dopo avere impiantato una missione fortificata, i frati cominciarono a ricevere visite inaspettate. Erano i capi degli Xumanas, una delle tribù più grandi e al contempo più aggressive e irriducibili. Con sbalordimento dei religiosi, quegli indiani supplicavano che venisse inviato tra loro qualche sacerdote che amministrasse il battesimo e gli altri sacramenti. Una simile richiesta, in quei luoghi, non era mai venuta prima. A domanda, gli indigeni risposero che erano stati convinti a venire da una «Signora vestita d’azzurro» che da qualche tempo appariva tra loro e li esortava - non solo con parole nella loro lingua, ma anche con miracoli - a chiamare i missionari. Questi avevano alle pareti la stampa, colorata a mano, che rappresentava una santa clarissa: i capi degli Xumanas dissero che la Signora era vestita proprio in quel modo, ma che era molto più giovane e che il colore dell’abito era azzurro. Così era, in effetti, il saio della congregazione cui apparteneva suor Maria de Jesús (che allora aveva solo vent’anni).

Se lì, nel remoto Texas, i frati pensarono a lei, è perché l’arcivescovo di Città del Messico, reduce da una visita in Spagna, aveva parlato loro di una monachella di Castiglia che, pur non essendosi mai mossa dal suo convento, descriveva in certe sue lettere l’America come se le fosse familiare. Sta di fatto che, convinti dalle suppliche e pur temendo un tranello, alcuni francescani si unirono agli Xumanas nel loro viaggio di ritorno. Abbiamo numerose relazioni dell’epoca che concordano sul fatto che, ai confini del territorio della tribù, i missionari furono accolti da una grande folla disposta in processione e con enormi croci adornate con i fiori della prateria. Così, dissero, aveva insegnato loro la Dama Azúl , la Signora Azzurra che tante volte era venuta a istruirli. In effetti, i sempre più sbalorditi religiosi constatarono che, tra quegli indigeni mai avvicinati da alcun europeo, la formazione dottrinale era ormai completata: ciò che volevano erano solo i sacramenti. Ma questa non fu che la prima delle sorprese. In molti altri posti, anche in Arizona e in California, i missionari ebbero la stessa esperienza: contatti, cioè, con tribù non raggiunte sino ad allora e già catechizzate da quella che gli storici americani chiameranno The Lady in blue.

Nel 1631, padre Alonso de Benavides, che abbiamo visto a capo della prima missione texana, rientrò in Spagna e raggiunse Ágreda, sui monti della Castiglia, incontrando nel parlatorio suor Maria de Jesús. Con molta semplicità, la monaca gli disse che, sì, Dio aveva realizzato il suo desiderio di essere missionaria, concedendole di raggiungere l’America centinaia di volte. Più tardi, sotto il torchio implacabile dell’Inquisizione (nemica, più che delle eresie, di superstizioni e falsi miracoli) confermerà questi misteriosi viaggi, precisando solo di non essere in grado di precisare «se fossero senza o con il corpo». Comunque, al sempre più sbalordito padre Alonso (abbiamo l’originale della relazione), descrisse con precisione tutti i suoi confratelli, ricordò episodi missionari che egli stesso aveva dimenticato, confermò di avere catechizzato non solo gli Xumanas ma molte altre tribù, convincendole a chiedere l’intervento dei sacerdoti. La storia successiva dei territori a nord del Messico è piena di tracce di quelle misteriose missioni. Ad esempio: nel 1699, 34 anni dopo la morte della suora, una spedizione guidata dal capitano spagnolo Juan Mateo Mange risalì il Colorado, incontrando molte tribù fino ad allora sconosciute che praticavano un cristianesimo senza sacerdoti perché, dissero, ne avevano cercati senza trovarli. Alla domanda sul come avessero imparato il catechismo, gli anziani risposero che, molti anni prima, era venuta tra loro una Signora con un lungo abito azzurro. Spaventati, l’avevano bersagliata con le loro frecce, senza però riuscire a farle del male. Così, prostratisi, l’avevano ascoltata e ubbidita. E ancor oggi (è prevista, al convegno, un’apposita relazione) i ricercatori americani trovano spesso il ricordo, nelle riserva indiane, della Blue Lady.

I discendenti delle tribù evangelizzate in quel modo misterioso conservano un loro coriaceo cattolicesimo. In ogni caso, possiamo risolvere - finalmente - un rompicapo per coloro che hanno doppiato in italiano innumerevoli film western, senza riuscire a capire perché molti indiani, nella versione originale, ogni tanto esclamassero: « Sor Maria de Ágreda! ».

A differenza di loro, gli sceneggiatori americani conoscevano bene le ragioni di una simile interiezione. 

Vittorio Messori

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