S. MARIA DELLE GRAZIE O DEL LATTE

"PROVVEDI TU!"

S. GIOVANNI VALDARNO (Arezzo)

- 22 dicembre 1478 -

 

L’imminente festività del Santo Natale porta alla nostra contemplazione la commovente scena di Maria che dà alla luce il Bambino Gesù e lo nutre con il suo seno immacolato. Moltissimi artisti hanno voluto raffigurare la Madonna proprio in questo atteggiamento profondamente materno. Quanto sono belle le immagini della Madonna del Latte! La Madonna che allatta il piccolo Gesù! Ma la Madonna è Mamma sempre, e viene in aiuto, anche in modo straordinario, alle mamme in difficoltà nello svolgimento della loro funzione materna. Oggi, nei Paesi ricchi, non mancano i mezzi per sopperire al sostentamento materno dei neonati; non così purtroppo nei Paesi sottosviluppati, e nelle situazioni di estrema povertà dei tempi passati.

All’origine del Santuario-Basilica Monumentale di Santa Maria delle Grazie in San Giovanni Valdarno, troviamo un intervento straordinario della Madonna proprio in questo senso, per cui la prima Grazia è stata quella del latte per salvare la vita ad un neonato.

Il Castello di San Giovanni Valdarno è fondato nel 1296 dalla Repubblica di Firenze, contro gli Ubertini di Arezzo, su disegno di Arnolfo di Lapo, celebre architetto del tempo, con ventiquattro torri, «quattro porte di accesso sui lati e solide mura di cinta... Ma oggi non si vedono più le torri numerose, le quali furono demolite e trasformate in abitazioni civili e, con quelle, scomparvero anche le porte, di cui una sola, detta Porta di San Lorenzo, venne chiusa per l’erezione di un Oratorio che nel corso dei secoli, per la pietà dei fedeli, è divenuto l’attuale Basilica e Santuario di Nostra Signora delle Grazie». Dal 1375 al 1478 Firenze è in progressiva espansione ed in continue guerre; la terra di San Giovanni, suddita ed alleata di Firenze, ne è di conseguenza coinvolta; ma con le guerre si abbattono sul territorio i flagelli della carestia, della fame e della peste. Particolarmente virulenta è la pestilenza del 1478 che distrugge gran parte della popolazione del paese. Tra i superstiti di così grande flagello è rimasto un bimbo innocente, di appena tre mesi, Lorenzo. La mamma Santa ed il papà Francesco sono stati portati via dalla peste; è rimasta solo la nonna paterna Mona Tancia, ultra settantenne, impotente a sostentare il neonato, nella estrema povertà in cui si trova. Ella cerca affannosamente una nutrice per il bambino, ma nessuno ha il coraggio di avere rapporti con persone superstiti del contagio.

La povera vecchia con il cuore in tumulto, tremante di spasimo per la notte imminente, correndo per le vie del paese, giunge alla Porta di San Lorenzo, ed alza gli occhi pieni di lacrime verso l’antica immagine della Madonna con il Bambino dipinta sull’unica Porta rimasta delle mura della Città. Ricordando le tante volte che si era rivolta con fiducia a quella benedetta immagine, si prostra piangendo ed implorando a braccia aperte:

“Provvedi Tu a questa creatura innocente!”.

Subito sente un misterioso conforto che rianima il suo cuore e l’apre ad una profonda speranza. Corre alla povera casa, stanca e sfinita, si butta sul letto con accanto il bambino che riprende a vagire e a gemere cercando con ansia il seno materno. La nonna, quasi inconsciamente, per acquietarlo porge alle sue labbra il proprio seno arido, avvizzito, nell’illusione di calmarlo, e sente misteriosamente fluire in sé un flusso vitale ed esuberante: il bambino si acquieta ed aderisce sempre più al seno della nonna. Stupita per il fatto straordinario, non può che attribuire il miracolo alla bontà della solitaria Madonna del Castello, ed alle prime luci del giorno comunica la sua riconoscenza a tutti i conoscenti. Il flusso del latte è copioso ed abbondante, come fosse di una giovane mamma, e tale continua per molti mesi.

La notizia del prodigio si sparge in un baleno, la gente accorre da ogni parte, tutti si prostrano davanti alla sacra immagine ardenti di fede e di riconoscenza. Le grazie e i prodigi si susseguono e si moltiplicano; il concorso dei fedeli cresce ogni giorno di più. Anche Lorenzo de’ Medici vuole essere testimone oculare del fatto ed accorre di persona. Viene eretta, attorno alla sacra immagine, una piccola Cappella che subito prende il nome di Madonna delle Grazie per i tanti fatti straordinari che vi si verificano. Con il passare dei secoli la Cappella si trasforma nell’attuale Santuario-Basilica Monumentale.

Il piccolo Lorenzo cresce buono e sano, devotissimo della Madonna. Veste l’abito di San Francesco, con il nome di Frate Egidio, muore in concetto di santità, come risulta dal Martirologio francescano, ed è sepolto in Madrid; sulla sua tomba viene posta l’iscrizione: “B. Egidius in Valle Arnensi in Tuscia” cioè “B. Egidio in Valdarno in Toscana”.

Don Mario Morra SDB, fonte: rivista "Maria Ausiliatrice", novembre 2004

La Basilica di Santa Maria delle Grazie

chiude tutto il lato occidentale di piazza Masaccio. Il complesso risale al tardo quattrocento, ingrandito progressivamente e più volte modificato, sia dopo un grave incendio nel 1596 che dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale. La costruzione del tempio risale al 1484, a seguito del già descritto miracolo di "Monna Tancia"; basilica dal 1929, è stato elevato a Santuario Mariano nel 1986. Pur procedendo per linee orizzontali, confermate dalla cancellata, la massa architettonica prende movimento dallo slanciato portico terreno con scalinate e dalla serie di finestre arcuate del primo piano, culminando nel frontone a triangolo addentellato, nelle quattro statue (dei Santi Agostino, Giovanni Battista, Lorenzo e Francesco) e nel campanile cuspidato. Al centro della parete di fondo dell'atrio tra le due scale è posta una grande terracotto invetriata policroma di Giovanni della Robbia del 1513 raffigurante l'Assunzione.

All'interno del Santuario si accede attraverso due scalinate e grandi porte lignee datate 1697: tre grandi navate, scandite da tre campate su colonne monolitiche, capitelli corinzi ed archi ribassati. Le volte cupoliformi sono state affrescate alla fine del seicento da Giuseppe Nasini e Vincenzo Ferrati. L'altare maggiore (dietro cui è posta una Madonna con bambino di scuola fiorentina trecentesca) è stato ricostruito dopo il 1596 su progetto di Bernardo Buontalenti. A sinistra dell'altare sono affrescati tre momenti del miracolo di Monna Tancia, il cui autoe, secondo Vasari, è un allievo del Perugino. Dopo il 1720 fu costruita ed unita alla chiesa vecchia una grande cappella, ricostruita completamente dopo i bombardamenti del 1944, alla fine degli anni cinquanta.
www.basilicadellegrazie.it 
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