Madonna del Paradiso

3 Novembre 1797 - verso le 21 - e giorni seguenti

(Il Miracolo si è ripetuto negli anni seguenti)

Mazara del Vallo (TP)

Santuario Parrocchia MARIA SS. DEL PARADISO

Il culto in onore di Maria SS.del Paradiso, praticato a Mazara sin dall'inizio del XVIII secolo, ricevette un impulso nel 1797 per opera dei padri Liquorini, che furono invitati a tenere un corso di esercizi spirituali di due mesi dal vescovo del tempo: Mons. Orazio De La Torre, palermitano di origine, che resse la diocesi di Mazara sino al 21.12.1816. Nel corso degli esercizi, i partecipanti venivano istruiti sul perdono, sulla grazia e sulla gloria futura, nella Cappella del Paradiso della Casa Santa, dove troneggiava l'immagine dell'Immacolata, opera del cavaliere Sebastiano Conca (1680-1764).

Fu proprio il 3 Novembre del 1797, verso le ore 21, che la Beata Vergine, mesta d'aspetto e dolente, si degnò volgere i suoi occhi misericordiosi verso gli astanti. Ripetutosi varie volte il prodigio durante la notte ed il giorno seguente, fu disposta la traslazione della sacra immagine alla Cattedrale. Cosa che fu fatta con grande solennità e con grandissima partecipazione di popolo. Durante la veglia notturna ed il giorno seguente, il prodigio lasciò esterrefatti i presenti, perché la Beata Vergine a volte abbassava gli occhi, a volte li innalzava, qualche volta li girava a destra o a sinistra e li fissava sugli astanti, altre volte li chiudeva e li riapriva.

Il prodigio si ripeté nel collegio di S.Carlo e nei monasteri di S.Caterina, di S.Veneranda e di S.Michele. Qui il prodigio ebbe dell'inimmaginabile; si poté infatti constatarlo per ben 24 ore di seguito.

Dal 10 dicembre 1797 a tutto il mese di giugno dell'anno seguente, fu celebrato, per ordine del Vescovo, il processo di questo mirabile prodigio, a prova della sua veridicità. Il Vescovo, che ebbe pure lui il privilegio di osservare il prodigio, supplicò il Capitolo Vaticano di coronare l'immagine della Madonna secondo il legato di Alessandro Sforza. Il Capitolo Vaticano, il 10 aprile 1803, decretò l'incoronazione, che ebbe luogo a Mazara il 10 luglio 1803.

Il movimento degli occhi della Sacra immagine, si è rinnovato e ripetuto il 20 ottobre 1807 testimone Don Giuseppe Maria Tomasi, dei principi di Lampedusa. Nel santuario si ripeté nel 1810, ancora il 21 gennaio 1811, il 5 marzo 1866 ed altre volte. L'ultimo, in ordine di tempo, è stato osservato nel 1981 in Cattedrale. (N.d.R.: non ha avuto, però, riconoscimento ufficiale).

La Madonna del Paradiso è patrona della Diocesi e compatrona della Città di Mazara del Vallo.

La Chiesa

La chiesa dedicata alla Madonna del Paradiso, deve la sua esistenza alla pietà e alla munificenza del vescovo Orazio De La Torre. Concluso il processo canonico, egli si adoperò perché in Mazara sorgesse un decoroso tempio al posto dell'angusta Casa Santa. Dal 1515 sorgeva nelle vicinanze la chiesetta dedicata alla Vergine del Rosario e il conventino, per un secolo gestiti a vario titolo dai Padri Domenicani. Dopo una breve reggenza dei Padri Carmelitani, la chiesa fu chiusa e il conventino divenne sede della Inquisizione della diocesi.

A questa chiesa indirizzò la sua attenzione il vescovo, che non risparmiando fatiche, spese, ed anche con il concorso del popolo, trasformò, aggiungendovi l'abside, quattro sfondi laterali con relativi altari. L'architetto Cenci di Palermo, il plastificatore Curto di Castelvetrano e il pittore Francesco Cutrona hanno lasciato nella chiesa opere del loro ingegno e della loro fede. La chiesa è ad un'unica navata: nell'alto dell'abside sopra l'altare venne incastonato il prezioso quadro in una cornice marmorea sorretta da due angeli. Nell'abside sono collocati quattro quadri (Annunciazione, incoronazione, primo prodigio e quello della cattedrale), opere che il Gianbecchina ha realizzato per il santuario negli anni cinquanta del secolo scorso. Negli altari laterali sono esposti alla venerazione tre quadri del 1700: S.Vito, S.Sebastiano, Madonna del Rosario.

La volta maestosa e le pareti sono dipinte a grandi affreschi allegorici. Il frontone alto e semplice richiamano linee settecentesche. Il Campanile, costruito a fianco della chiesa a pianta quadrata, è di stile barocco. Sovrasta la cella campanaria una torretta ottagonale con piastrelle  colorate.  La  chiesa fu consacrata ed aperta al pubblico il 06.11.1808. Fu proclamata Santuario il 9.7.1978 da sua Ecc. Mons. Costantino Trapani. La chiesa non è meta solo dei fedeli e devoti della Madonna, ma anche di numerosi pellegrini provenienti da ogni parte del mondo.

Tra i tanti personaggi illustri che hanno sostato in preghiera ai piedi della Madonna nel santuario, perché non vada perduta memoria ricordiamo la regina Maria Carolina e il principe Leopoldo nei giorni 9 e 13 giugno 1813.

Festività liturgica il 4 novembre; festività cittadina la 2 domenica di luglio.

Il Culto della Madonna del Paradiso

Il culto a Maria SS.Madre del nostro Dio e Signore Gesù Cristo, Vergine, Immacolata, Assunta in cielo, dopo l'adorazione al nostro Dio, è una delle massime espressioni della nostra fede e devozione. Lei ci è donata dal Salvatore per poterlo sperimentare e quindi viverlo di più. La diocesi di Mazara del Vallo sin dal suo sorgere è stata una chiesa mariana, e Le ha dedicato santuari, 30 parrocchie e tantissimi luoghi di preghiera. Le varie comunità hanno esternato questo amore filiale con particolari atti di consacrazione e di affidamento. La Beata Vergine Maria sotto il titolo di Madonna del Paradiso, primeggia nella diocesi per la centralità della posizione, per la diffusione, per l'attenzione posta dai vescovi succedutosi in questi due secoli; e molto di più per la predilezione comprovata manifestata dalla Regina del Paradiso verso questa porzione di Chiesa.

La tela (72x97), opera di Sebastiano Conca, attualmente si presenta a forma ovale e la Beata Vergine è rappresentata a mezzo busto e a grandezza naturale: il volto estatico misto a dolore e gioia, la bocca leggermente aperta, gli occhi più che fissi immersi in una grandezza infinita. Le mani conserte sul petto con la destra poggiata sulla sinistra. I capelli castani le fluiscono sulle spalle. La veste abbondante di finissimo Cotone bianco le impreziosisce il corpo. Il Mantello azzurro scende dalle spalle e le circonda il corpo.

"Il colore del viso rapisce e confonde il pensiero, per cui non ci si rende conto se ci si trovi a contatto con una persona vivente o con uno spirito soprannaturale. Arricchiscono il capo dodici lucenti stelle, simbolo delle sue esimie virtù. A lettura più spirituale che intellettuale ci si accorge di essere a contatto non tanto con un capolavoro, ma con una reliquia preziosissima di colei che è Immacolata Vergine; sicura speranza; Madre del Verbo incarnato, Madre della misericordia che tutti accoglie sotto la sua protezione" (P. Pisciotta) 

Le anonime copie del dipinto, certamente 1800, conservate presso la chiesa del Miracolo e in S.Michele, hanno ai quattro angoli dei simboli che richiamano le invocazioni rivolte alla Madonna: Regina del Mondo; Regina delle Vergini; Regina dei martiri; Regina dei veri cristiani. L'originale è esposta per la venerazione sull'altare centrale del santuario, al centro di un gruppo marmoreo formato da due angeli che sorreggono una corona al cui centro è incastonata la sacra effige.

Mons. Orazio della Torre

Primogenito di nobilissima famiglia, proprietaria terriera di Tusa, nacque a Palermo il 31 marzo 1741 da Alessandro Della Torre e da Brigida Benso. Fu battezzato lo stesso giorno nella parrocchia di S.Nicolò alla Alberghiera, ufficiata dai Servi di Maria. Ricevette dalla sua famiglia una eccellente educazione religiosa e morale. Conseguì nel seminario di Palermo il dottorato in sacra teologia e in diritto.

Fu ordinato sacerdote nel 1765. Si distingueva per la preparazione culturale, per la devozione alla Beata Vergine e la sua discrezione. Fu consacrato dal cardinale Valente Gonzaga l'8 dicembre del 1792 e scelto come vescovo di Mazara dal Re Ferdinando IV. Fece il suo ingresso in diocesi il 28.10.1794.

Nel reggere la chiesa di Mazara mostrò tanto zelo, preparazione e santità di vita da essere definito da Pio VI: "il più zelante fra tutti i vescovi di Sicilia alla pari dei vescovi della primitiva chiesa". Per aiutare i poveri, vessati dagli strozzini con l'usura, istituì il Monte di pietà. Per la città, che era in abbandono, curò le strade, fece innalzare il campanile con l'orologio, visibile ancora in Piazza della Repubblica. Ma le sue maggiori cure furono riservate alla cattedrale, al seminario, alla sede vescovile e al culto della Madonna del Paradiso. Per farsene un'idea basterebbe dare uno sguardo al museo diocesano, al tesoro della cattedrale per constatare le sue premure. L'avvenimento che segnò il suo pontificato è stato il prodigio della Madonna del Paradiso. Grato alla Beata Vergine per la predilezione accordatagli si prodigò per la ristrutturazione della vecchia e abbandonata chiesetta del Rosario.

Per la nuova chiesa non risparmiò fatiche, inventive, denaro. Come aveva stabilito in precedenza, la traslazione della sacra effige (dalla chiesa del Miracolo al Santuario) avvenne il 6.11.1808, stabilendo che ogni anno si celebrassero le solennità del prodigio dal 4 all'11 Novembre e l'incoronazione la seconda domenica di luglio. Su suo espresso desiderio, approssimandosi l'ora della sua morte, gli fu portata la sacra immagine, e mentre Egli recitava per l'ultima volta: "rivolgi a noi i tuoi occhi misericordiosi", la Regina del Paradiso, volgendogli nuovamente i suoi occhi, lo stringeva al suo petto come figlio carissimo e lo conduceva con sé dove siede gloriosa tra i santi. Era il 21.12.1811. Le sue ossa riposano nel presbiterio del santuario in attesa della beata glorificazione.

Il pittore dell'Immagine: Sebastiano Conca

Sebastiano Conca nacque a Gaeta l'8 gennaio de 1680 e morì nella stessa città il 1 settembre del 1764. Primogenito di almeno dieci figli nacque da Erasmo Conca e da Caterina De brio. La sua famiglia era dedita al commercio. Il secondogenito Don Nicolò fu arcidiacono della cattedrale di Gaeta.

Il più giovane, Francesco, fu pittore anche lui. Sebastiano, particolarmente dotato per il disegno fu incoraggiato dai genitori che lo mandarono a Napoli alla scuola di Solemana. Poi, nel 1703, si trasferì a Roma. Ma restò sempre legato alla sua terra lasciando segni della sua arte a Montacassino dipingendo le cappelle della pietà e di S. Giovanni Battista; a Caserta quadri per la cappella palatina; a Napoli affreschi nella chiesa di S. Chiara. Sebastiano divenne celebre a Roma e fu considerato uno dei migliori pittori rappresentativi della scuola romana del 1700. Godette del mecenatismo del papa Clemente XI e del Cardinale Ferrari, che ricambiò con le opere per le chiese di S. Clemente e del Laterano.

Eletto principe dell'Accademia di S. Luca ricambiò l'onore dipingendo per la stessa la tela "Lo sposalizio di S. Caterina". L'arte del Conca non era dedita solo ad argomenti religiosi, perché tante opere lo presentano pittore eclettico: la decorazione del palazzo De Carolis ne è la testimonianza. Il decennio 1730-40 segna l'apice della sua carriera. Durante la sua reggenza l'accademia di S. Luca raggiunse il massimo della sue notorietà e le opere realizzate furono tantissime. In quel periodo accorsero discepoli dalla Francia, dalla Germania, dall'Inghilterra; ma più numerosi furono gli italiani, specialmente i meridionali. Trattava i discepoli con affabilità e dolcezza sembrando più padre che maestro, e costoro si vantavano di avere avuto tale maestro.

La sua attività fu continua e la sua fama si estese al di là di Roma e di Napoli. Visita Firenze, Livorno, Siena, Genova, lasciandovi opere il immenso valore artistico. Lascia definitivamente Roma nel 1752 chiamato a Napoli dal Re Carlo III per affrescare la chiesa di S. Chiara. Con decreto regio fu elevato franco di nobile il 23.3.1757. Le opere che ha lasciato Sebastiano Conca sono tantissime (circa 1200) e tutte di grandissimo valore artistico. Per avere una modestissima idea, ricordiamo: 1707 Adorazione dei Magi (Roma); 1715 allegoria della pittura (Londra); 1724 trionfo di S. Cecilia (Roma); 1725 allegoria della immortalità (Roma); 1726 Sibilla (Boston); 1729 Martirio di S. Erasmo; 1741 Cristo e l'adultera (Macerata); 1760 Crocifissione (Gaeta) 

La tela della effige della Madonna del Paradiso non porta la sua firma né la data di esecuzione; ma certamente gli è stata proposta e ordinata da P.Milazzo, il superiore dei Padri Gesuiti della comunità di Mazara per esporla nella cappella del Paradiso Casa Santa. Una data approssimativa: tra il 1760-61.

Perché non firmata? Il Conca oltre ad essere un artista era anche un uomo di profonda umanità e religiosità: testimoniando dell'estasi avuta durante la lavorazione, diceva che questa opera avrebbe dovuto nel tempo portare la firma della devozione dei cristiani che l'avrebbero utilizzata per elevarsi al Signore per mezzo di Maria santissima.

Fonte: http://www.mazaraonline.it/

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