Santuario "Madonna della Corona"  

Spiazzi (Verona)

 

 

Il Santuario della "Madonna della Corona" è indubbiamente uno dei luoghi più suggestivi tra quelli dedicati alla Vergine. C’è chi scrive che merita di essere visitato almeno una volta nella vita. E in verità, posto com’è a strapiombo sulla valle dell’Adige, a 1,5 km da Spiazzi (VR), è il più ardito dei Santuari d’Italia.

Vi si venera una statua incoronata dell’ ‘Addolorata’ ["Madonna della Corona" ] che, scolpita in pietra nel 1432, sarebbe miracolosamente comparsa qui, sulla parete rocciosa del Monte Baldo, nel 1522.

La Storia del Santuario

Località Spiazzi. Si trova a metà della parete verticale rocciosa del Monte Baldo, a 700 m. di altitudine, scavata completamente nella roccia viva che scende a picco per 400 metri. Le pareti di sinistra e l'abside sono costituite dalla roccia stessa. Il santuario è dedicato alla Madonna Addolorata, ma viene chiamato "della Corona" per la forma delle rocce che lo circondano. Il nucleo originario risale alla prima metà del XVI secolo per ospitare la statua di pietra che rappresenta la Pietà e che ancora è venerata nel santuario. Il luogo fu in origine sede di eremiti (1139) legato al Monastero di S.Zeno in Verona; il Romitorio era dedicato alla Madonna col titolo di Madre di Dio, e verso il 1437 passò sotto l'Ordine dei Cavalieri di Malta. Dal 1480 al 1522 fu costruita una chiesetta.

Nel 1625 fu edificato il Santuario che ebbe successivi e continui restauri e completamenti, dovuti alla posizione logistica. Nel 1975 avvenne l'attuale rifacimento delle strutture e un ulteriore ampliamento. La nuova Chiesa fu dedicata nel 1978, e divenne Basilica Minore nel 1982. Il Santo Padre Giovanni Paolo II vi ha fatto la visita apostolica il 17 aprile 1988.

Arte e architettura

Il Santuario è tutto scavato nella viva roccia: due pareti, quella sinistra e l'abside, sono costituite dalla roccia stessa. All'interno sono custodite 160 tavolette ex-voto e il celebre affresco della Madre di Dio risalente al secolo XIV. La statua della Madonna che si venera alla Corona è un gruppo marmoreo, alto 70 cm, di pietra, dipinta: la Vergine Addolorata sorregge e contempla il Cristo morto, deposto dalla Croce.

Come arrivarci

In auto:
dall' autostrada A4 Milano-Venezia, uscita di Peschiera d/Garda e si prosegue in direzione Spiazzi (km. 38); oppure dall'autostrada A22 Brennero-Modena, uscita ad Affi, direzione Spiazzi (km. 20).

In treno:
dalle stazioni di Peschiera d/G. o di Verona Porta Nuova si prosegue con l'autobus, linea Caprino-Spiazzi. C'è un cammino a piedi, da Brentino in Val d'Adige, lungo il costone del Monte Cimo sull'antico sentiero del pellegrino, in terra battuta e rampe di gradinata (1540 gradini).

Le grazie della "Madonna della Corona"

Secondo la leggenda, una statua in pietra raffigurante la Pietà sparì da Rodi all'arrivo dei Turchi nel 1522 e riapparve miracolosamente una notte a Spiazzi. I montanari, colpiti dalla luce intensa e dal coro di musiche che accompagnavano l'apparizione, si recarono sul luogo e, con delle corde, portarono la statua sulla sommità di una rupe, in una cappella di legno. La notte seguente la statua tornò però miracolosamente nel luogo dove era apparsa la prima volta. Rispettando l'evidente volontà della Madonna, i montanari iniziarono la costruzione della cappella sulla parete rocciosa.

Il santuario della "Madonna della Corona" è ricchissimo di grazie che nel corso dei secoli la Madonna ha elargito ai suoi devoti: a coloro cioè che l’hanno pregata ed invocata con fede vera, semplice e sincera, non inquinata da strampalate teologie di ispirazione diabolica che cercano di annullare il soprannaturale a favore di un vuoto razionalismo. Come ci ricorda nei suoi messaggi, la Madonna non cerca "i sapienti di questo mondo", ma "figli" che pregano (soprattutto il Rosario), vivono e diffondono la Parola di Dio ed i suoi messaggi che instancabilmente ripete nel corso delle sue apparizioni principali.

Tutti, storici, cronisti, divulgatori, convengono nell’affermare che il Santuario è sorto per venerare quel simulacro della Madonna Addolorata che vi si onora. Solo dopo la sua comparsa si inizia una vera storia del Santuario, con racconti di prodigi e di grazie straordinarie. Da quando la statua della Madonna là fu posta, da allora il Santuario acquista un interesse speciale, si narra di grazie ottenute, di schiere di devoti che vi accorrono, anche da lontano; non solo, ma dell’attenzione di autorità religiose, che vi si recano a visitarlo. Nella descrizione fatta da Elena da Persico così viene riferito: 

"In una notte del giugno 1522 una luce misteriosa illuminò le selve, che coprivano le balze orientali del monte Baldo, in quella insenatura rocciosa, che scende a picco sin quasi all’Adige e guarda i monti sorgenti sull’altra riva del fiume. Così intensa e viva era quella luce che i terrazzani dei dintorni ne furono colpiti ed accorsero sui cigli della roccia per vederne la causa. Ma da lassù nulla si poteva scorgere, eccetto la meravigliosa luce. Allora i più animosi per mezzo di funi si fecero calare giù al centro di quegli splendori, sopra un brevissimo spiazzo a mezza roccia, scorsero la statua pietosa di Maria col Figlio morto sulle ginocchia. La notizia si diffuse subito in tutti i dintorni e fu un accorrere di quella brava gente a venerare la statua miracolosa. Ma il luogo ove essa si trovava era troppo inaccessibile, ed allora si pensò di portarla su alla contrada Spiazzi, composta di poche case al sommo delle rocce. Superando grandi difficoltà, si riuscì nell’impresa. L’immagine preziosa e venerata fu tratta a forza di argani al sommo del monte. Venne improvvisata una processione, cui presero parte moltissimi accorsi dai paesi intorno, e la statua in mezzo ai canti di letizia e agli osanna, fu collocata sopra un altare in una cappellina di legno, che era stata in fretta costruita. Ma il giorno seguente, quando i devoti accorsero per venerarla di nuovo, la statua non c’era più! Fu un dolore indicibile. Supponendo un furto, si cercò nelle case, negli antri delle rocce, nelle fratte dei boschi. Inutilmente. Finalmente alcuni pensarono di guardare sullo spiazzo roccioso, donde era stata tolta. Ella era infatti là. Ed allora quegli uomini semplici rinnovarono la fatica del giorno prima e scesero di nuovo a prendersi il prezioso tesoro per riportarlo nel luogo ove gli avevano eretto un altare per prestargli il culto. Ma non era quello il posto scelto da Maria.

L’Addolorata voleva l’austera crudezza della roccia ferrigna e nuda che scende a picco, senza sorrisi e senza dolcezze, sotto uno stretto lembo di cielo limitato per ogni lato dalle rocce. E per la seconda volta Ella sparì dalla Cappellina di legno, e per la seconda volta fu ritrovata sul breve spiazzo roccioso.

Allora si venne nella decisione di costruire lì una chiesuola. Vi era sempre però la grande difficoltà per i devoti di andarvi. Unico mezzo rimase per circa venti anni, calarsi giù dalle rocce con le funi dell’argano, mezzo impossibile per molti e pericoloso per tutti. Si pensò allora ad una strada. Ma come farla sulla nuda roccia? Questa era affatto impraticabile. Meno difficile era scendere dal dosso, che si protende al lato meridionale del luogo ove era la statua e diviso da esso da un vallone pietroso, che dal sommo del monte lo solca a picco fin giù al piano dell’Adige. In questo dosso le rocce sono interrotte da tratti boscosi curvantisi qua e là al dorso di mulo ed offerenti appigli al viandante....Di lì scesero i più animosi finché poterono scorgere la statua di fronte a loro sulla parete rocciosa a picco. Ma passare di lì non v’era nemmeno di tentarlo, perché impossibile inerpicarsi al di là di esso sulla roccia nuda. Perciò i più animosi si scoraggiarono e solo nella preghiera a Maria, che scoprisse il modo di arrivare a Lei, posero la propria fiducia. E Maria li aiutò. Narrano gli storici sopraccitati che nella notte dal duro macigno sorse un grande albero, che si piegava sopra la voragine fin all’opposta roccia, ed allargava così i rami poderosi da potersi sopra di essi gettare comodamente un ponte. Quell’albero, che sosteneva un ponte, fu notato anche da un naturalista del secolo XVI, Giovanni Pona.....A tale albero le popolazioni ascrivevano virtù miracolose chiamando "l’albero della Madonna"; perciò i numerosi pellegrini andavano a gara per asportarne pezzettini da conservare come reliquie nelle case e usarne per gli ammalati spediti dai medici. Ed a forza di tagliare pezzettini, si capisce cosa avvenne: un secolo dopo l’albero non v’era più. Solo se ne conservò una piccola reliquia, che ancora si può vedere nel tesoro del Santuario; al luogo poi del ponte di legno se ne costruisse uno di pietra".

Se meditiamo sul racconto dell’apparizione non possiamo ignorare la fede intensa ed attiva che possedevano gli abitanti del posto, grazie alla quale oggi possiamo recarci in tale luogo di innumerevoli grazie. Le stesse autorità religiose del tempo (es. il Vescovo di Verona, Marco Corner) accettarono con entusiasmo il santuario. Atteggiamento ben diverso da quello di molte autorità religiose attuali che spesso avversano le apparizioni mariane (es. Medjugorje) o, nel caso della statua della Madonna di Civitavecchia che ha pianto sangue, accettano con totale indifferenza, con l’eccezione di Mons.Grillo, il sequestro della stessa ad opera di autorità civili.

Ai nostri giorni, grazie a Dio, la strada per raggiungere il Santuario è asfaltata ed un pulmino trasporta i fedeli, soprattutto anziani o ammalati, che per ovvi motivi non ritengono di scendere a piedi. E’ ovviamente inibito l’accesso alle auto private per evitare problemi di traffico. La passeggiata è comunque salutare in quanto consente di poter pregare il Santo Rosario mentre si gusta lo stupendo panorama.

Nella parte sottostante il Santuario è stata costruita la Cappella per le confessioni (non dobbiamo dimenticare che la Madonna, da Medjugorje, ha raccomandato la frequenza, almeno mensile, a tale Sacramento. E’ altrettanto indispensabile rammentare che a Fatima ha chiesto, per ottenere le grazie, di pregare il Rosario e di chiedere perdono dei propri peccati). Nella Cappella è collocata la famosa "Scala Santa" che viene adoperata anche come esercizio penitenziale.

Notizie tratte dal sito www.genitoricattolici.org con aggiunta di altre fonti

Per chi volesse poi pranzare può percorrere una diecina di Km ed arrivare a Ferrera di Monte Baldo (1360 metri ca) dove, situati in un panorama montano incantevole e rilassante, operano alcuni ristoranti in cui è possibile mangiare piatti a base di capriolo e/o di funghi.