"Chi dice la gente che io sia?"

Vangelo di Marco 8,27-30

Una domanda.

Una domanda. Quando qualcuno pone una domanda a qualcun altro, indubbiamente, necessariamente, quel qualcuno ha bisogno di una risposta. Un uomo che domanda, normalmente, domanda perché non conosce. Ma quando a domandare è Dio? Dio che domanda ad un uomo... Dio che pone una domanda ed aspetta una risposta... un Dio che conosce alla perfezione la risposta, prima che venga espressa verbalmente, che la conosce nel momento stesso in cui la si pensa. La risposta.

Immagino la scena: Gesù, ci ricorda l'evangelista Marco, "Poi partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarea di Filippo". Interessante. Non tanto la direzione ed il luogo quanto quel "Poi..." con il quale inizia la frase. Vi è sempre un poi con Gesù perché vi è sempre un prima. Gesù è un avvenimento dinamico, non statico. La Sua vita pubblica è stata sempre un'azione, un agire continuo, un'attività quasi frenetica. La Parola doveva farsi conoscere, il Verbo doveva parlare. Quella era la principale priorità. Dall'inizio della Storia, Dio aveva parlato, facendosi presente in maniera particolare, a pochi eletti, a parte le parole dettate alle coscienze di tutti gli uomini in tutti i tempi; ora, in quel tempo della Sua venuta, Dio doveva parlare a tutti. Era giunto il tempo del Verbo.

All'inizio della Storia, Dio si lasciava intravedere; ora, in quel tempo, si lasciava indagare e scrutare.

"Poi...". Gesù non si ferma neanche un istante, non ha il tempo per poterlo fare. Colui che ha creato il Tempo, non può permettersi di perderlo. Conosce il futuro e comprende che ogni istante della Sua vita terrena deve essere sfruttato, ogni secondo deve divenire un seme gettato nel solco della Storia per fruttificare. La fretta di Gesù è una fretta santa e santificante, è la fretta di Colui che vuole Redimere il mondo; non agogna la Croce ma comprende che solo attraverso la Croce potrà salvare l'umanità intera. Tutta la strada che Cristo percorre è una strada, consapevole, verso la Croce. Una Croce che lo terrorizzerà, perché nessun uomo potrebbe rimanere inerte di fronte alla consapevolezza di tale tortura, e Gesù è anche uomo; ma la prova viene superata rimettendo tutto alla volontà del Padre. E corre verso la Croce... perché anche la Passione sarà intessuta dalla fretta: hanno fretta i romani per evitare sommosse popolari, ha fretta il Sinedrio per evitare che la situazione possa sfuggire di mano e perché Gesù era un ebreo scomodo... ha fretta il popolo per vedere Barabba liberato. Paradossalmente anche Cristo, durante la Passione, ha fretta... perché "tutto sia compiuto" al più presto.

"Dove sei?"

Gesù quindi parte e si reca in vari villaggi a predicare con i suoi discepoli. Siamo lontani da Gerusalemme, quella Gerusalemme che lo avrebbe visto denudato e posto in mezzo ad altre due croci. Lungo la strada, polverosa come tutte le strade della Palestina, come tutte le strade del mondo, Gesù pone una domanda. Dio che domanda...;Dio che chiede...:e per via interrogava i suoi discepoli dicendo:"Chi dice la gente che io sia"?.

Sembra un paradosso. Dio che conosce tutte le cose, che non avrebbe motivo di chiedere nulla a nessuno, che conosce prima ancora di chiedere... ogni nostro pensiero... ogni nostro impulso... domanda. Ricordo la prima domanda di Dio agli uomini: "Dove sei?" (Genesi 2,9). Siamo nel giardino dell'Eden immediatamente dopo il Peccato; Adamo si nasconde alla vista di Dio e Dio stesso domanda. Dio chiederà sempre all'uomo "dove sei?", in ogni tempo ed in ogni luogo. Senza il Peccato non avrebbe mai posto questa domanda a nessuno, non avrebbe avuto senso perché l'uomo non si sarebbe mai nascosto, vergognandosi, agli occhi di Dio; da allora sarà il filo conduttore di tutta la preoccupazione di Dio per la Sua creatura: "Dove sei Figlio mio? Perché ti sei allontanato da Me? Perché ti nascondi ai Miei occhi? Perché...?". Povero Padre. Abbandonato e scansato, ignorato e rigettato. Un Padre che, nonostante il Peccato, nonostante la fuga dei figli, nonostante la loro riluttanza a farsi Amare... continua a chiedere. Sapendo tutto. Conoscendo tutto. E Dio continua:"Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?". Povero Padre. Certo che lo sai, sai tutto. Ma domandi... sperando che la Tua domanda possa, in qualche modo, stimolare l'uomo a chiedere perdono. Ma niente. Nessuna richiesta di perdono da offrire a Dio:"La donna che tu mi hai posta accanto...". Il resto lo conosciamo. Adamo scarica subito la patata bollente su Eva. E Dio incalza: "Che hai fatto?". Domanda ancora... nonostante conosca ogni minimo particolare. 

Dovremmo soffermarci molto di più, io credo, sulla teologia della domanda da parte di Dio. Ci sarebbe molto da imparare per tutti noi che non ci domandiamo, oramai, più nulla. Dio insisterà sempre con le domande, più avanti chiederà:"Dov'è Abele, tuo fratello?", interrogando Caino. Quasi che la domanda avesse potuto lenire il dolore di Dio per il Peccato dell'uomo, quasi che la domanda avesse potuto, una speranza nascosta, fare in modo che si potesse in qualche modo tornare indietro ed evitare il Peccato che grida dal suolo. Ma Dio sa che non è così. Non si torna indietro... non si può, per Giustizia e non per Onnipotenza, tornare indietro.

La Chiesa è per via.

"...e per via interrogava i suoi discepoli". La Chiesa è nata per via. La Chiesa è per via. Se la Chiesa non fosse per via perderebbe il suo significato e la sua essenza più intrinseca, perché la Chiesa non può permettersi di lasciare la via e fermarsi in un luogo ad attendere. La Chiesa non prende, bensì porta. Porta la parola di Dio agli uomini e per farlo deve essere incamminata per le strade del mondo, insieme a tutti gli uomini che sono per via. E chi sono gli uomini per via? Quelli che camminano alla ricerca della Verità, alla ricerca di Dio. Capita spesso che molti di questi uomini prendano, spesso inconsapevolmente, strade sbagliate. Verità sbagliate. Come potrebbe la Chiesa aiutarli se non fosse per via anch'essa? Una Chiesa che non fosse per via non sarebbe Chiesa. Ed una Chiesa che, mentre è per via, non interroga non sarebbe di aiuto a nessuno. La Chiesa è un incontro di coscienze che si interrogano. Gesù è per via... perché l'Amore non riposa mai, riposa solo nei cuori che l'amano; Gesù è in cammino e la casa che cerca, la vera casa che cerca, sono i cuori che lo amano. 

"...e per via interrogava i suoi discepoli". Cristo che scruta i cuori dei Suoi discepoli ed interroga le loro anime, conoscendo in anticipo le risposte. I discepoli hanno seguito Cristo perché erano in cerca della Verità, ma questa Verità, spesso, li tormenta: troppe domande e troppi interrogativi nelle loro anime. A volte sono domande ed interrogativi così profondi che quasi si vergognano di parlarne tra di loro. E Dio li interroga per tirare fuori, per aiutarli a tirare fuori, per insegnarli a tirare fuori questi interrogativi:"Chi dice la gente che io sia"?. Io penso che questa sia la Domanda per eccellenza che Dio, nel Suo Verbo incarnato, abbia mai posto all'uomo.

Se questa domanda fosse stata posta da un qualsiasi uomo della terra, avremmo potuto pensare che quest'uomo era interessato, effettivamente, a sapere cosa pensava la gente di lui... ma sappiamo che a Gesù questo non interessa. Gesù non si pone il problema di cosa pensi la gente per sapere se è bene accetto oppure no; Gesù lo sa che non può essere bene accetto. Gesù lo sa che Egli non può essere ben voluto e che non può essere bene amato. Lo sa perché Egli non è del mondo e non parla come il mondo: Egli è del Cielo e parla come e per il Cielo. Una persona qualsiasi si porrebbe, e porrebbe agli altri, il quesito su cosa pensi la gente nei suoi riguardi, per sapere se è bene accetto e magari cambiare atteggiamento, magari anche contro voglia e contro la propria natura, magari anche contro la propria morale... ma l'importante è che la gente pensi bene. l'importante è essere accettato dalla gente... essere accettato dal mondo. No... Gesù non pone una domanda del genere per pura curiosità, per sapere se la gente lo approva. Egli è a conoscenza di ogni pensiero, di ogni sussurro, di ogni sillaba che viene proferita nei Suoi confronti; non avrebbe nessun interesse a chiederlo ai Suoi. Ma se lo fa, allora, vi è una ragione molto più importante e più profonda. Una ragione che, a seconda della risposta, servirà ai Suoi stessi discepoli.

"Chi dice la gente...".

"Chi dice la gente...". La gente. Gesù parlando della gente vede già la folla, la gente, che lo acclama durante l'ingresso pasquale a Gerusalemme. La stessa gente che avrebbe, qualche ora più tardi, urlato sotto le finestre di Pilato per far liberare Barabba. Gesù conosce bene la gente. La gente è una massa informe ed influenzabile, un'umanità che si lascia attrarre e respingere, e che respinge essa stessa, con la stessa facilità. Gesù Cristo parlava alle masse, ma le Sue parole erano dirette ad ogni singolo cuore. Ad ogni singola anima. Con le masse ha sempre dovuto faticare parecchio... a questo proposito ricordiamo un passo del Vangelo di Luca, in 12,1: "Nel frattempo, radunatesi migliaia di persone che si calpestavano a vicenda...". Vedete la gente... non si può assolutamente dire che Gesù sia stato ignorato dai suoi contemporanei, anzi. Migliaia di persone, ci riferisce San Luca, si accalcavano e si calpestavano a vicenda per ascoltare la parola di Gesù. E vedo questa massa informe di persone, perché la massa è sempre informe, sempre senza nome; e vedo Gesù che vede. Gesù che guarda questa massa, queste persone che si calpestavano a vicenda e prova un senso di angoscia. Quante di quelle persone si calpestavano perché Lo amavano? Quante di quelle persone lo cercavano con vero spirito di Verità? Quella Verità che Dio ha infuso in ogni singola coscienza? Gesù sapeva quante... e gli dispiaceva che ci fossero disordini, gli dispiaceva che la gente, invece che accostarsi a Lui con ordine e tranquillità, si affrettasse e si accalcasse rischiando anche la propria vita. A noi non risulta che sia mai morto nessuno schiacciato dalle folle che seguivano Gesù, ma se ciò è avvenuto è stato solo e soltanto per una volontà divina. Non si poteva permettere che qualcuno morisse per andare a vedere Gesù Cristo parlare, predicare e... fare Miracolo. Dio non lo avrebbe mai permesso. Ma tra il perdere la vita schiacciati ed il farsi male, forse anche seriamente, vi è una netta distinzione. Assolutamente non credo che nessuno, mai, si sia fatto male nella ressa che seguiva alle apparizioni pubbliche di Cristo; ed è lo stesso San Luca a ricordarcelo:"...migliaia di persone che si calpestavano a vicenda...". Stiamo parlando di migliaia... non di decine o centinaia di persone seduti in prati aperti o su dolci colline al fresco degli alberi in fiore. Stiamo parlando di migliaia di persone che stringevano d'assedio Cristo ed i Suoi, da ogni lato e da ogni parte, anche nei villaggi più dimenticati. Era una vera bolgia dove vi era di tutto: uomini, donne, bambini, malati, spie, soldati, indemoniati... ed ognuno di loro, a parte gli indemoniati, voleva vedere, toccare e, possibilmente, parlare con Gesù. Ognuno per un motivo diverso ma ugualmente, per la propria causa, importante. Gli apostoli, datemi retta, avevano un bel da fare per evitare che si facessero male loro stessi, figuriamoci se potevano creare un servizio d'ordine efficiente. Non ci riusciamo, in alcune occasioni, neanche noi oggi; nonostante le attrezzature di cui disponiamo e le capacità tecniche. Dicevamo quindi che se mai nessuno è perito in quelle resse, lo si deve solo ed unicamente alla Onnipotenza di Dio Padre che, in quelle masse, vedeva i Suoi figli dispersi.

Ma i Suoi apostoli non erano una massa. I suoi apostoli erano i pilastri della nuova Chiesa nascente, gli araldi del Nuovo patto che Dio stava suggellando e sigillando con il mondo. E domanda loro..."Chi dice la gente che io sia"?. Vuole spronarli a confidarsi, vuole insegnare loro a diventare più attenti alla loro coscienza lasciando stare cosa dice la gente. Lasciando stare cosa dice il mondo. Per un cristiano è fondamentale rimanere in ascolto della propria coscienza, senza lasciarsi sopraffare dalle voci della gente e del mondo. In fondo, se questa mattina uscendo di casa mi si fosse affiancato Gesù (per fare un pezzo di strada con me), penso che la prima domanda (semmai me ne avesse fatta una...) che mi avrebbe posto sarebbe stata proprio questa: "Chi dice la gente che io sia"?. Perché oggi come allora, il mondo dice tante cose di Cristo: per un ebreo, Cristo era (ed è) un esaltato ed un bestemmiatore; per un musulmano, Cristo era (ed è) un profeta che avrebbe spianato la strada a Maometto; per un protestante, Cristo era (ed è) Cristo ma con altri fratelli e sorelle...; per un Testimone di Geova, Cristo era (ed è) l'incarnazione di un arcangelo; per le altre religioni, Cristo era un fallito; per chi non Lo ha mai sentito nominare, non è nessuno; infine per i cristiani cattolici, chissà se Cristo è, ancora, o almeno per tutti, ritenuto veramente Dio.... ed infatti Gesù, dopo aver sentito, dalla risposta dei Suoi, che alcuni lo indicavano come il Battista, altri come Elia, altri ancora come uno dei tanti profeti dei tempi antichi, chiede: "E voi chi dite che io sia?".

Gesù pellegrino per le strade del mondo.

Gesù li spiazza e li provoca. Gesù chiede alla Chiesa, perché in quel momento erano già Chiesa, anche se latente, cosa la Chiesa pellegrina (in fondo erano o non erano per via? Erano o non erano in perenne pellegrinaggio?) pensasse di Lui. Etimologicamente la parola pellegrinaggio deriva dal latino peregrinatio: viaggio in terra straniera. Bellissimo... le parole hanno sempre un significato molto più profondo di quello che, superficialmente, sembrano dire. Ogni pellegrino compie un viaggio in terra straniera alla ricerca della propria identità: in ogni religione esistono i pellegrinaggi verso i propri luoghi sacri. Gesù cristo viene in terra straniera a cercare delle anime da Amare e da cui ricevere amore. Il pellegrinaggio di Dio, in questo senso del termine, non avrà mai fine perché l'Amore non conosce pause, l'Amore non conosce soste. Il Pellegrino che mentre passa sana le infermità degli uomini, ad un tratto, proprio ai suoi più stretti collaboratori, lo abbiamo visto, pone una domanda precisa e spiazzante. E pretende una risposta.

Gesù ancora oggi chiede alla Chiesa pellegrina sulla terra cosa pensiamo di Lui; Chiesa formata da un capo, Cristo, e dalle Sue membra, i cristiani. Ad ognuno di noi, Gesù chiede ogni giorno, cosa pensiamo di Lui. E se questa domanda venne posta, e viene posta ancora oggi, significa che è veramente una domanda importante. Anzi: che la risposta è importante. Tutto il cristianesimo non avrebbe senso se, ogni giorno, quotidianamente, la Chiesa non avesse ben chiaro chi sia Cristo. La Chiesa da duemila anni, in quanto Istituzione, diffonde la Verità sulla persona di Cristo; ma la Chiesa è anche fatta da milioni di uomini battezzati, i quali non sempre si pongono queste domande e non sempre sono interessati a fornire le risposte alla coscienza che chiede. A Dio che interroga... Gesù provoca perché senza la provocazione il cristianesimo non si comprenderebbe nel suo vero significato: tutto il cristianesimo è una provocazione, sia tacita che esplicita. Un Dio che si incarna, che pretende di liberare l'umanità ma non con la forza delle armi; un Dio che si dichiara Onnipotente e che si lascia uccidere in Croce; un Dio che si pronunzia Re ed è un morto di fame... un pezzente al punto tale da non avere un luogo dove posare il capo. Un Dio che si rende presente... nel Pane e nel Vino. Se non sono provocazioni queste.... un Dio che ti promette la Vita Eterna e... che muore! Sarebbe interessante affrontare anche uno studio sulla teologia della provocazione da parte di Dio. 

Cristo ha voluto saggiare la fede del mondo in questo modo, e quotidianamente continua a farlo. Basta pensare a quanto sia difficile e controcorrente essere cristiani oggi... a quanto sia provocante quell'Uomo in Croce. A quanto sia combattuto e vilipeso, a quanto sia odiato e bestemmiato più che sotto la Croce sul Golgota. Molto di più. Con una perfidia ancora maggiore e con un odio sempre più devastante. Odiato Lui, odiati noi. Se siamo per strada insieme a Gesù, se siamo veramente per strada, allora non possono che odiarci. Chi? Ma è ovvio: la gente.

"Tu sei il Cristo"

"E voi chi dite che io sia?". Mi immagino il volto di Gesù che, fermo in mezzo alla strada polverosa, in un momento in cui la gente si era eclissata, fissa negli occhi i Suoi e li scruta uno ad uno... ed ascolta i loro pensieri... i loro moti più intimi dello spirito... le loro paure... i loro dubbi. Ma Gesù non li guarda aspramente, non li guarda con il volto di Giudice, non li guarda facendo intendere che a risposta sbagliata avrebbero ricevuto una punizione adeguata. No. Questo sguardo sarebbe stato, forse, dell'uomo che avevamo preso prima ad esempio. L'uomo come me, come te, l'uomo comune. L'uomo che chiede ed interroga gli altri per sapere cosa la gente pensi di lui. Cosa la gente pensi di noi, di te, di me. Egli, invece, il Cristo, li guarda con Amore. Come sempre. Li guarda con immenso Amore. L'evangelista non ci indica per quanto tempo, non ci dice se la risposta sia giunta subito oppure se abbia dovuto attendere qualche istante; ci dice, però, che Pietro gli rispose:"Tu sei il Cristo"

Pietro risponde. Perché Pietro? E perché solo Pietro? Perché nessun'altro disse niente? Nessuno la pensava come Pietro, allora? Non credo... non tutti almeno... ma, allora, perché non rispose nessun tra coloro che la pensavano come Pietro? Io penso che non avevano il coraggio per rispondere, non ancora. Gesù insegna che non è importante solo il conoscere chi sia Lui, ma che bisogna anche avere il coraggio di affermarlo. Sono esistite tante persone che sapevano e credevano in Gesù, in chi era Lui, ma che poi non hanno avuto il coraggio di affermarlo. E tante ne esisteranno ancora... Gesù chiede di non vergognarsi di Lui, di non vergognarsi se la gente la pensa diversamente rispetto a come la pensiamo noi. Perché se sappiamo che come la pensiamo noi è un pensare retto e giusto, in piena coscienza, allora non dobbiamo vergognarci di nulla. Chi si vergognerà di Cristo davanti agli uomini, Cristo si vergognerà di lui davanti al padre Suo che è nell'alto dei Cieli.

Duemila anni fa Gesù disse loro, dopo la coraggiosa risposta di Pietro, di non parlarne con nessuno. Oggi la situazione è mutata, e di molto anche. Quel non parlare con nessuno valeva per loro, e solo per loro, in quel preciso istante della Storia, perché la missione di Cristo doveva ancora essere compiuta. Gesù era attento a fare in modo che la gente non lo seguisse per pura curiosità, per sollazzo e per divertimento. Per vedere il miracolo... non vuole e non si può permettere che la Sua missione pubblica prenda la piega, sbagliata, di un'apparizione "circense". Non può permettersi di vedere la Sua missione osteggiata ed ostacolata più di quello che già era, più di quello che sarebbe, da lì a poco, veramente stata. Inoltre abbiamo anche visto, e non è di secondaria importanza, che Dio aveva a cuore che non si facesse male nessuno nel seguire Gesù.

Gli apostoli non dovevano parlare, ancora, con nessuno di quella particolare Verità. Verità particolare ma allo stesso tempo estremamente centrale. Sarebbe poi giunto, per loro e per noi, il tempo in cui quella Verità sarebbe stata proclamata sui tetti del mondo a tutte le genti perché Egli è veramente il Verbo, Egli è veramente Colui che Redime con le Sue Sante Piaghe, Egli è veramente la Luce del mondo.

Egli è veramente il Cristo.

Che la Pace di Cristo sia con tutti voi.

Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarea di Filippo: e per via interrogava i suoi discepoli dicendo: "Chi dice la gente che io sia?". Ed essi gli risposero: "Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti".  Ma egli replicò: "E voi chi dite che io sia?".  Pietro gli rispose:"Tu sei il Cristo". E impose loro severamente di non parlare di lui a nessuno.

(Vangelo di Marco 8,27-30)

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