Apparizione di Tinos: "La Evangelístria"

Nel febbraio del 1821

- Isole Cicladi - Grecia -

Armoniosa vista di "Tinos Megalocharis" ["Grande Grazia" o "Piena di grazia"].

Il 15 Agosto, festa della "Dormizione di Maria", questo Santuario si riveste di uno straordinario fervore che lo fa essere per un mese il cuore del Cristianesimo greco.

A Tinos, una piccola isola dell'Arcipelago delle Cicladi, tra Europa e Asia, sorge il Santuario nazionale della Grecia dedicato alla Panaghía Evangelístria, ossia la "Tuttasanta dell'Annunciazione". Situata nei pressi della celebre Delos, l’isola di Tinos ebbe vari nomi nell'antichità greco-romana: Ophiussa perché infestata da serpenti; Hydrussa perché ricca di sorgenti di acqua; Anemussa perché esposta a implacabile vento e burrasca marina. Governata da Venezia a partire dal 1207, passò sotto la dominazione turca nel 1714. Dopo il Risorgimento greco, Tinos ebbe un ultimo appellativo, quello di Isola della Madonna, per il gran numero di chiese e monasteri, e soprattutto per il suo Santuario della Panaghía Evangelístria, sorto in seguito a fatti prodigiosi. Numerose feste attirano Pellegrini dalla Grecia e da ogni dove, specie il 15 Agosto, festa della Dormizione di Maria, che si trasforma in periodo di straordinario fervore, che per un mese fa dell’isola il centro e il cuore del Cristianesimo greco.

Il Santuario dell’Evangelístria

Il Santuario, la cui costruzione risale al 1830, fu arricchito nel suo interno d'oro e di pietre preziose, per accogliere la santa icona ritrovata in circostanze meravigliose, come si vedrà qui di seguito. Nel 1835, un Decreto reale lo dichiarò Pellegrinaggio di tutti gli Ortodossi, mentre i Cattolici l'hanno chiamato la Lourdes dell'Egeo per la sua ideale affinità con il Santuario francese dei Pirenei: vi si parla di penitenza, di conversione, di riconciliazione, di fiducia e speranza nell'intercessione della Vergine Maria per i tanti afflitti e malati nell’anima e nel corpo.

Nel 1972, un altro Decreto ha definito Tinos Isola Sacra per il valore della icona miracolosa Panaghía Evangelístria.

Il Santuario si presenta oggi come una bianca imponente costruzione, circondata da vasti locali per l'accoglienza di Pellegrini e affiancata da una doppia larga scalinata; domina col suo alto campanile il capoluogo che si estende ad anfiteatro su una baia mozzafiato ai suoi piedi.

Veduta panoramica del porto di Tinos, nelle Isole Cicladi.

Nell'interno della Basilica, verso il centro, si erge il trono dell’Evangelístria, un ricco tabernacolo marmoreo che custodisce l'icona della Vergine Annunziata quasi completamente coperta di gioielli che impediscono di distinguere i personaggi sacri riprodotti e il loro volto.

Si accede direttamente al Santuario attraverso un viale spazioso che, in ricorrenze solenni, diventa il teatro di scene particolarmente commoventi: giovani che salgono, trascinandosi in ginocchio; adulti in tuniche nere per sciogliere un voto; malati distesi sui loro lettini e in attesa, all'ora della processione, che la sacra effigie sfiori i loro corpi; pellegrini che inviano ad alta voce alla Madre di Dio invocazioni e suppliche commoventi. Nell'interno, il pellegrino anche più superficiale si sente commosso, quasi suggestionato dall'atmosfera di fede che vi si respira, espressa in ex-voto di ogni genere, specialmente navi in miniatura, appese dovunque; candele e lumi ad olio luccicanti in ogni angolo; fedeli a piedi nudi che versano dell'olio profumato o bruciano incenso davanti all'edicola sacra.

Ritrovamento dell’icona

Il cuore del Santuario è costituito dalla piccola icona della Panaghía dell’Annunciazione, la cui storia si manifesta nella prima metà del secolo XIX a mezzo di sogni e apparizioni. Un umile contadino, di nome Ioannis Kiouzi, molto pio, dalla più tenera età aveva udito gli anziani raccontare che in un luogo di nome Site, situato nel campo di un certo Doxara, si trovava un tempo una grande Principessa che avrebbe fatto rivivere nuovamente la sua sovranità. Per la maggior parte della gente, però, si trattava di una leggenda senza senso.

In seguito, un tale Michele Polyzoi ebbe un sogno: nel febbraio del 1821, all’età di 80 anni, egli vide una Donna di grande splendore che gli diceva con dolcezza: "Vai nel mio campo, quello di Antonio Doxara, scava e recupera la mia santa Icona". L’anziano si destò e, non senza esitazione, decise di parlarne ad alcuni suoi amici. Dopo tante ricerche risultate inutili, egli informò il suo Parroco che lo condusse dal Metropolita Gabriele. Questi si mostrò indeciso in attesa di altri eventi.

Il 9 Luglio 1822, nel noto Monastero della "Madre di Dio dei Santi Angeli", una pia monaca Pelagia ebbe lei pure un sogno: colpita da un profumo molto forte, vide la porta della sua cella aprirsi e una Signora con passo imponente, circondata da grande luce, entrare e avvicinarsi dal suo letto, dicendole: "Alzati in fretta e vai a trovare un tale di nome Stampatello Caldani, e digli da mia parte che non posso più sopportare il luogo in cui mi trovo da tanti anni; bisogna scavare nel podere di Antonio Doxara e darsi da fare per costruire una nuova grande casa". Detto ciò, la Donna abbagliante divenne invisibile. Pelagia si alzò sconvolta mentre tutte le campane suonavano per il Mattutino. Non volle però rivelare il suo sogno, per paura di aver avuto una illusione. Trascorsa una settimana, nella notte tra sabato e domenica del 16 Luglio, la stessa Signora, circondata di luce, apparve di nuovo alla monaca molto scossa e le rinnovò insistentemente il suo desiderio. Pelagia, di nuovo indecisa, si chiedeva cosa fare, cosa avrebbe detto la gente, e se questo sogno fosse davvero venuto da Dio…

La terza domenica, il 23 Luglio, prima del Mattutino, la Donna sconosciuta apparve nuovamente e le disse con tono severo: "Perché non hai eseguito il mio ordine e sei così dubbiosa? Perché non hai fede?". A queste parole la monaca Pelagia si mise a tremare e si svegliò in preda alla paura. Ma anche sveglia ella non smise di vedere la Signora imponente che di colpo sollevò la mano e disse: "Ascoltami per l’ultima volta, Pelagia: se non fai ciò che ti ho ordinato, cancellerò il tuo nome dal Libro della Vita".

La monaca, più che mai impaurita, ebbe solo l’ardimento di chiedere: "Ma tu, chi sei che mi dai ordine di fare queste cose e che sei tanto adirata con me?". Allora la Signora sconosciuta, in tutta la sua grazia, indicò col dito il mondo e disse con grande dolcezza: "Terra, annuncia una grande gioia…". La monaca Pelagia capì subito e, cadendo in ginocchio, ebbe solo la forza di continuare il ‘Megalinario’ della IX Ode del Canone festivo dell’Annunciazione: "Celebrate, cieli, la gloria di Dio".

Dopo la Messa ella riferì la visione alla Badessa e al Cappellano. Questi, non sapendo cosa fare, la inviò dal Metropolita Gabriele. Il Vescovo di Tinos, che aveva già avuto due altri segni, ascoltò la monaca con profondo interesse: convinto ormai che nel podere del Doxara doveva trovarsi in una antica chiesa una icona della Vergine, egli decise di fare di tutto per ritrovarla e per costruire una nuova chiesa, come richiesto dalla Madre di Dio. Dopo aver fatto suonare le campane, in presenza di tutto il Clero, del Sindaco e di tutti i Notabili, fece un sermone e chiamò tutto il popolo di Tinos a riconoscere il miracolo e a ritrovare l’icona.

Gli scavi cominciarono nel settembre del 1822 e continuarono per due mesi senza interruzione, finché vennero alla luce le rovine di una antica chiesa e le tracce di un pozzo a secco, ma non dell’icona.

La ricerca proseguì fino a quando, il 30 Gennaio 1823, un operaio di nome Vlassi colpì con la zappa qualcosa che si spaccò in due: era l’icona. Dopo averla pulita e risistemata, ci si accorse che era una icona dell’Annunciazione della Madre di Dio, come fatto intendere da Maria, rimasta nascosta in terra per quasi ottocento anni. La notizia si sparse in tutta l’isola di Tinos, le campane si misero a suonare e la gente, emozionatissima, si radunò nel campo di Doxara dove il Metropolita Gabriele, in ginocchio e in lacrime, abbracciava l’icona e cantava assieme ai fedeli il seguente Inno dell’Annunciazione:

"Oggi è il principio della nostra Salvezza
e la manifestazione del mistero nascosto da secoli:
il Figlio di Dio diviene Figlio della Vergine,
e Gabriele porta la buona novella della grazia.
Con lui dunque acclamiamo alla Vergine…".

Processione della Panaghía Evangelístria a Tinos, il 15 Agosto.

L’icona dell’Evangelístria

L’icona della Madonna Evangelístria, ossia dell’Annunciazione, è chiamata anche dal popolo Megalocharis, ossia la "Grande Grazia" o la "Piena di grazia". Per i numerosi ex-voto che la adornano e la nascondano alla vista, non è facile darne una esatta descrizione e bisogna ricorrere ad una replica abbastanza grande che si trova in sagrestia. È questa che riproduciamo e di cui diamo una breve descrizione.

Secondo la tradizione locale, l’immagine era destinata ad una antica chiesa risalente ad un imprecisato periodo bizantino in cui il culto cristiano aveva soppiantato quello pagano delle divinità dell’Olimpo. Detta chiesa, dedicata a San Giovanni Battista, sarebbe stata incendiata e distrutta dagli Arabi Saraceni nel corso del secolo decimo. L’icona stessa, conservata intatta in mezzo alle rovine, rimase nascosta fino al giorno della sua riscoperta, quel 30 Gennaio del 1823, sopra ricordato. Sulla tavola Maria è raffigurata dentro una camera, in ginocchio e il capo chino, intenta a pregare davanti ad un inginocchiatoio, vestita di abito color verde e giallo. Sull’inginocchiatoio è posto un piccolo libro aperto sul quale sono scritte le parole pronunciate dalla Vergine all’annuncio dell’Angelo.

Copia della Panaghía Evangelístria ["Tuttasanta dell'Annunciazione"] a Tinos.

Di fronte alla Vergine l’Arcangelo Gabriele, circondato di luce, vestito anche lui di verde e oro, sta ritto in piedi, tenendo in mano a guisa di scettro un giglio, simbolo di purezza. In seguito a questo ritrovamento, fu deciso di edificare una chiesa molto più grande e bella, dedicata appunto all’Annunciazione della Madre di Dio e alla venerata icona che la rappresenta. Tale costruzione durò dal 1824 al 1830, in un lasso di tempo davvero breve, se si considera la grande dimensione dell’edificio. Nel 1842, un ladro rubò l’icona per appropriarsi dei numerosi oggetti preziosi di cui era adornata; ma questa fu però presto ritrovata e il ladro arrestato perché tutti gli abitanti di Tinos si erano lanciati alla sua ricerca.

Il Santuario dell’Evangelístria è il centro di manifestazioni religiose e civili dell’Isola dell’Egeo

Le quattro feste che vi si celebrano ogni anno.

L'edificazione della chiesa dell’Evangelístria è stata, secondo le tradizioni locali, occasione di numerosi prodigi che manifestarono quanto la Madre di Dio aveva a cuore questa costruzione. Molti ex-voto esposti alla vista dei Pellegrini illustrano fatti miracolosi allora accaduti.

La costruzione del Santuario accompagnata da molti prodigi

Uno di questi prodigi riguarda una nave battente bandiera inglese: trovandosi nelle vicinanze di Tinos, fu sbattuta da una furiosa tempesta che rischiò di mandarla a picco. Il capitano, con gli occhi rivolti al Santuario ancora in costruzione, chiese aiuto, promettendo di contribuire alle spese dei lavori. Appena pronunciato il voto, il battello fu salvo. L’indomani, cessata la tempesta, la nave poté raggiungere la costa, permettendo così ai marinai di fare una cospicua elargizione per la costruzione della chiesa.

Un altro prodigio, sempre in favore di gente di mare, riguarda una nave assalita da una forte tempesta e gettata su uno scoglio che aveva aperto sui fianchi una grande crepa: l’acqua riempiva la nave e le pompe stentavano a farla uscire: il capitano e il resto dei marinai affidarono allora tutta la loro speranza alla Madre di Dio. Il miracolo ebbe luogo: all’istante l’entrata dell’acqua si interruppe pur proseguendo la tempesta. I marinai riuscirono a evacuare l’acqua e a proseguire il loro viaggio. Giunti in un porto spagnolo e consegnando il battello per la riparazione, si accorsero che nella fessura aperta si era bloccato un grosso pesce squalo. Furono tanto sbalorditi da portare alla Madre di Dio di Tinos una replica in argento della nave con il pescecane intrappolato nello scafo: tale ex-voto può essere visto ancora oggi.

Fra tanti altri miracoli, ce ne sono alcuni che riguardano fedeli di altre religioni, come il seguente di cui è stato beneficiario un dignitario turco musulmano. Questi, affetto da un male incurabile, andò nella chiesa della Madonna ed implorò il suo aiuto. La Vergine esaudì la sua preghiera, guarendolo. Allora, riconoscente, egli prese su di sé la costruzione di una magnifica fontana in marmo con getto d’acqua, che si trova vicino alla scalinata della chiesa superiore, a destra salendo: in questa fontana si celebra il rito della benedizione dell’acqua, nella festa del Battesimo di Cristo.

Le quattro feste dell’Evangelístria

Il Santuario dell’Evangelístria è sempre stato il centro di tutte le manifestazioni religiose e civili degli abitanti di Tinos. È in queste circostanze che si celebrano gli Uffici di ringraziamento [Te Deum] e tutte le altre preghiere per commemorare i grandi eventi storici della Grecia. Queste feste costituiscono per molti stranieri un’occasione unica per trascorrere sull’Isola i giorni di festa, rendendosi così conto della religiosità del popolo greco.

Le feste che riguardano più particolarmente il Santuario della Madonna Evangelístria sono quattro.

1] La prima si celebra il 30 Gennaio, in ricordo del rinvenimento della santa Icona. Il giorno è occasione di grande adunanza di popolo, pronto a sfidare per la circostanza le intemperie invernali dell’Egeo.

L’Eucaristia viene celebrata verso le due del pomeriggio, ed è seguita da una solenne Processione attraverso la Città decorata a festa e al suono delle campane di tutta l’Isola. L’Icona, deposta sopra un piedistallo in oro e argento, è portata a spalle prima dai Notabili, poi dalle Autorità del paese e dai rappresentanti di tutte le classi sociali di Tinos. Dopo una breve preghiera in riva al mare, l’Icona è di nuovo ricondotta nel suo Palazzo di marmo, dove una prece di requiem viene recitata sulle tombe dei Fondatori del Santuario e per il riposo delle anime di quanti si sono sacrificati per la sua costruzione.

2] Una seconda festa viene celebrata il 25 Marzo, giorno dell’Annunciazione della Madre di Dio. Tale giorno ha una duplice importanza per i Greci, che celebrano insieme l’Annunciazione della Vergine e l’Anniversario della Rivoluzione greca contro l’Impero Ottomano, che si concluse con la liberazione del Paese dal giogo turco. Per questo, la festa assume un carattere insieme religioso e nazionale, alla presenza dei Rappresentanti ufficiali dello Stato e dei membri del Governo, giunti fin dalla Vigilia su una nave da guerra. [Ai tempi della Monarchia, la festa assumeva un carattere ancora più solenne per la presenza del Re e della Regina dei Greci, che avevano una devozione molto particolare per la Madre di Dio].

La Vigilia, si celebra una Messa con la partecipazione di numerosi Prelati; e per l’occasione la chiesa rimane poi aperta per permettere ai Pellegrini di passare la notte in preghiera ai piedi della Vergine. Durante queste lunghe Veglie, si assiste ogni anno al compimento di miracoli. Lo stesso giorno della festa, alla Santa Liturgia fa seguito una lunga Processione che porta la santa Icona fino al mare. Segue la celebrazione e il canto solenne dell’Inno Acatisto, che si conclude con la recita delle seguenti invocazioni durante il bacio dell’Icona:

"Gradisci, dolce Signora,
sovrana Immacolata,
questo omaggio che a te solo
noi, tuoi indegni servitori,
rivolgiamo come a colei
che fu scelta fra tutte le generazioni
e che si è dimostrata superiore
ad ogni creatura della terra e del cielo.
Per te, difatti, il Signore
delle potenze è stato con noi,
per te noi abbiamo conosciuto
il Figlio di Dio,
per te abbiamo meritato
il Suo corpo
e il Suo prezioso Sangue […].
Per le Tue preghiere conservaci
senza rimprovero fino alla fine,
e così, salvati con il Tuo aiuto
e protezione, noi rivolgiamo
gloria, lode, azione di grazia
e adorazione al Dio Unico e Trino,
Creatore universale, ora e sempre
e nei secoli dei secoli. Amen"
.

Pellegrini, piccoli e grandi, salgono al Santuario dell’Evangelístria in ginocchio, in segno di penitenza.

3] Una terza festa si celebra il 23 Luglio, giorno di commemorazione della Monaca Pelagia che ha avuto il grande privilegio di vedere nella sua umile cella la Vergine e di ascoltare il primo messaggio per il rinvenimento dell’Icona. Per l’occasione e di buon mattino la santa Immagine, scortata dalle Monache e da una folla di fedeli, viene trasportata dal Santuario fino al Monastero di Pelagia, dove viene celebrata una Messa in segno di gioia. Nel pomeriggio, ancora un Ufficio di requiem viene cantato nella cella di Pelagia, dove il visitatore può vedere ancora gli oggetti appartenuti all’umile Monaca: il suo letto e l’austero arredo; il visitatore può anche chinarsi per venerare la santa reliquia della sua testa. Sul far della sera, l’Icona è riportata in Processione nel Santuario, scortata dal Clero e da migliaia di fedeli.

La festa della Dormizione

4] La festa più solenne è, comunque, quella della "Dormizione della Vergine" del 15 Agosto, occasione unica di festeggiamenti per gli abitanti dell’Isola di Tinos e insieme per tutte le Confessioni cristiane della Grecia. Come risaputo, tale festa dura quasi tutto il mese di Agosto, che diventa per questo il mese mariano per eccellenza di tutti i Cristiani orientali. La festa è preceduta, dall’1 al 14 Agosto, da un digiuno chiamato "Quaresima della Madonna", e dal canto quotidiano di un Ufficio detto Parálisis, ossia: "Supplica alla Madre di Dio".

Il giorno 14 costituisce una Vigilia solenne che inizia col canto in chiesa dei Grandi Vespri e si prolunga tutta la notte con canti e inni di una rara bellezza poetica e teologica. Durante questa Vigilia giungono nell’Isola i rappresentanti del Governo e Ufficiali degli Ordini Militari per rendere omaggio alla Madonna, mentre una grande folla si accalca, a ondate continue, per salutare Nostra Signora, tentando di trovar posto in chiesa. Un pellegrinaggio di fedeli che continua per tutta la notte.

Per l’occasione, si assiste all’arrivo di migliaia di Pellegrini venuti da tutti gli angoli della Grecia e dall’Estero in numero sempre maggiore. Sono questi i momenti che la Vergine sceglie per manifestare la sua presenza e compiere anche dei miracoli. Non di rado, sordomuti ritrovano all’improvviso l’uso della parola e, pazzi di gioia, corrono a mettersi in ginocchio davanti all’Icona; bambini paralitici o non vedenti ritrovano la salute.

Il mattino del 15 Agosto, l’Ufficio comincia con il canto del Mattutino e prosegue con la Divina Liturgia di Giovanni Crisostomo. La musica delle Bande militari segna l'inizio della festa per tutta l’Isola. Culmine di questa è la grande Processione con l'icona della Panaghía [Tuttasanta] collocata in un tabernacolo dorato sormontato dalla Croce e portato a spalla da militari. Passa lentamente in mezzo alla grande folla inginocchiata, mentre i canti liturgici si mescolano alle invocazioni dei fedeli, principalmente dei malati: i portatori spesso si arrestano, per far passare l'immagine sopra il capo di qualcuno di essi, mentre altri cercano di toccarla. Tinos diviene allora il centro della sofferenza e della speranza di tutta la Grecia.

In questo giorno di festa, Tinos si è svegliata nell’atmosfera movimentata di una grande città. Gli abitanti, che non superano abitualmente le tremila unità, si sono moltiplicati per dieci nello spazio di una sola notte. Le case, le strade, i vicoli sono brulicanti di gente: è la festa di tutte le anime cristiane. Madri vestite di nero con i bambini in braccio, orfanelle, adolescenti vestiti di nero che hanno perso la salute, salgono i gradini del grande viale spingendosi in ginocchio. Il loro sudore, come gocce di sangue bagna il suolo santo, i loro volti sono alterati dallo sforzo, le ginocchia sono martoriate dall’asfalto duro. Essi proseguono però la loro strada, perché hanno fatto voto di percorrere in questo modo la via che li conduce al trono di Nostra Signora.

Nel primo pomeriggio si assiste già alla partenza di molti pellegrini, ma non di tutti, perché la celebrazione liturgica della festa prosegue fino al 23 Agosto, giorno di chiusura dell’Ottavario della festa. Numerosi altri si trattengono fino alla fine del mese, contenti di prolungare il loro soggiorno e di rimanere sotto la protezione della Megalocharis [Madonna di tutte le grazie], ripromettendosi di ritornare l’anno seguente per ossequiare la Vergine e invocare di nuovo la sua protezione.

George Gharib

Rivista "Madre di Dio", agosto/settembre/ottobre 2005

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